Il Ramadan in quarantena dalla Turchia dove si spera di celebrare l’Aid al Fitr

Domani inizia il Ramadan, il mese di digiuno, tra speranza ed angoscia. La speranza è che, come ha annunciato il Presidente della Repubblica Erdoğan, dopo la ‘Id (24-26 maggio) si possa tornare lentamente alla normalità. L’angoscia, invece, deriva dal fatto che, come l’esempio dell’Italia ci ha mostrato, ritornare alla vita pre-Covid-19 sarà difficile. A questo vanno aggiunte diverse incertezze sulla politica e sull’economia.

Da quando è iniziata la crisi del Coronavirus, il 16 marzo scorso con la chiusura delle scuole, ristoranti e caffè, il paese non si è mai completamente fermato. Gradualmente sono state imposte diverse restrizioni: prima, è stato impedito di uscire di casa agli over 65, poi agli over 60 e under 20. Poi è arrivato il divieto di spostamento da provincia a provincia. Dopo qualche giorno è arrivato anche l’obbligo di usare le mascherine nei luoghi pubblici. Le fabbriche, i cantieri e gli uffici non hanno mai chiuso, però. È stato chiesto a tutti di adottare, invece, misure di distanziamento sociale, orari ridotti, e di facilitare il lavoro da casa. All’appello hanno risposto tutte le grandi società che hanno riorganizzato il loro modo di lavorare e, in pratica, tutti i negozi e centri commerciali hanno gradualmente chiuso.

La megalopoli di Istanbul è oggi una città spettrale, neanche ad Agosto si vedono strade così vuote, negozi chiusi, file per entrare al supermercato e, in molti luoghi, prima di entrare la security misura la temperatura corporea.

La Turchia sembra affrontare questa crisi bene. Ad oggi (23 aprile) è il settimo paese per contagi e dodicesimo per numero di vittime. Gli ospedali sembrano reggere e, seppure i casi siano soprattutto concentrati ad Istanbul e Zonguldak, gli ospedali hanno ancora disponibilità di posti letto e non vi sono carenze di medicinali o attrezzature. La curva dei contagi, poi, sembra aver iniziato il suo percorso parallelo alle ascisse.

Eppure, questo Ramadan inizierà con un coprifuoco di quattro giorni: dal 23 (giorno di festa nazionale) fino al 26 aprile (terzo giorno di digiuno). Non è consentito uscire di casa per nessun motivo. Solo nei due giorni prima del fine settimana sarà consentito dalle 9 alle 14 di andare a fare la spesa ma solo senza l’auto e nel negozio più vicino casa. Le fasce a rischio, però, non possono muoversi.

LEGGI ANCHE: ANALISI DELLA CRISI COVID-19 IN TURCHIA 

La grande fortuna della Turchia è che la rete sociale aiuta le fasce a rischio e tutte le istituzioni statali e della società civile si sono mobilizzate per aiutare per esempio gli anziani soli. Almeno nelle grandi città, è possibile già da tempo fare online la spesa che viene recapitata entro 24 ore.

Altrimenti i comuni e i prefetti hanno istituito reti di “fedeltà” (vefa) con numeri telefonici e Whatsapp per aiutare tutti coloro che hanno difficoltà. Impiegati, vigili ma anche poliziotti hanno iniziato a portare la spesa a tutti coloro che non possono uscire. Ogni giorno ai notiziari non mancano nemmeno le notizie di membri delle forze dell’ordine che si uniscono ad associazioni di volontariato o altri organi dello Stato per portare conforto e aiuti o, ad esempio, vanno a comprare una torta di compleanno per i membri delle famiglie in quarantena. Lo Stato ha vietato la vendita di mascherine, che sono distribuite gratuitamente nelle farmacie o spedite per posta. Agli anziani sono già arrivate, ma ad Istanbul c’è ancora qualche problema nella distribuzione.

È ovvio che, quest’anno, il Ramadan sarà molto diverso. Il Consiglio Superiore per gli Affari Religiosi, il gruppo di esperti legato alla Presidenza per gli Affari Religiosi, ha accolto tutte le indicazioni del comitato scientifico per la lotta al Covid-19. Innanzitutto ha confermato che il mese di Ramadan non può essere rimandato a “tempi migliori” e tutte le persone sane devono fare il digiuno, anche perché il digiuno dall’alba al tramonto non indebolisce il corpo o lo rende più vulnerabile al virus. Oltre alle persone esenti dal digiuno secondo il versetto II:185 del Corano, gli affetti dal Covid-19, le persone a cui è stato vietato il digiuno da parte del medico, e gli anziani che non riescono, le donne incinta o che allattano, e i malati cronici sono esenti dal digiuno.

Allo stesso tempo invita tutti a rispettare le regole d’isolamento: quindi alla tavola dell’iftar di quest’anno ci saranno solo le persone che già vivono sotto lo stesso tetto. Niente iftar, dunque, nelle piazze e nessun iftar con parenti e amici. Infine, tutte le moschee rimarranno chiuse anche per il Ramadan e il Consiglio invita fare le preghiere a casa solo ed esclusivamente con i membri della propria famiglia. Ancora non c’è nessun pronunciamento per la preghiera della ‘Id. Ma visto che il Presidente ha parlato di ripresa dopo le feste, probabilmente avremo una ‘Id con il coprifuoco (per evitare le partenze e le visite ad amici e parenti).

Alle preoccupazioni per il virus vanno aggiunte le difficoltà economiche e politiche. Nessuno riesce ad ipotizzare quanto profonda sarà la crisi economica, ma sicuramente anche in Turchia sia la domanda che l’offerta sono diminuite e diminuiranno ancora. Questo crea una crisi di liquidità a livello globale e livello nazionale. A Livello nazionale questo è sicuramente un problema, visto che dal tempo dell’Impero Ottomano, il paese vive crisi valutarie dovute agli scarsi capitali e alla dipendenza dai capitali stranieri—che in tempo di crisi globale scarseggiano. C’è anche un problema legato alla valuta, che già da tre anni ha visto una notevole svalutazione. All’inizio della crisi, il 16 marzo, per acquistare un Euro servivano 7,11 Lire turche. Oggi ne servono 7,57.

Anche se non se ne parla molto, c’è anche una profonda crisi politica. Da quando è iniziata l’epidemia, un ministro è stato mandato a casa, probabilmente perché ha indetto importanti e sensibili appalti quando il paese iniziava a chiudersi in casa. Il Ministro degli Interni, poi, si è dimesso il 12 aprile. Anche se le sue dimissioni, dovute alla cattiva gestione del primo coprifuoco, che aveva creato un assalto ai negozi di alimentari, accettate in un primo momento, furono rigettare da Erdoğan dopo poche ore.

Il Ministro Soylu stava, evidentemente, cercando di dimostrare la sua forza politica, autonomia e il sostegno del partito nazionalista MHP—partito che sostiene la coalizione al governo dall’esterno. Questo suo successo politico personale cambia, però, l’equilibrio di forze nel governo e non mancherà di aprire crepe all’interno dell’AK Parti, al quale Soylu teoricamente appartiene e che, da mesi, è in sofferenza, così come abbiamo avuto modo di dire già sulle pagine del La Luce.

A questa va aggiunta una lotta tra il governo centrale e le amministrazioni delle grandi città, controllate quasi tutte dalle opposizioni. Ai comuni è stato vietato di raccogliere fondi e distribuire aiuti in queste ore difficili. La spiegazione data è stata quella che dividere le forze indebolisce l’intervento dello Stato centrale a favore della popolazione. Eppure, sembra a tutti una scelta politica per evitare che, con gli aiuti, le opposizioni si rafforzino (ulteriormente).

Insomma, anche quest’anno arriva un nuovo mese di Ramadan in Turchia. Un Ramadan triste, certo, tutti un po’ più soli ma, forse, più contemplativo. Al solito si ripeteranno le frasi di rito: “Benvenuto mese di Ramadan, benvenuto Sultano degli undici mesi” (Hoşgeldin ya şehr-i Ramazan, Hoşgeldin onbir ayın Sultanı).

Si tratta, comunque, di un mese per rinnovare la propria fede e, quindi, un mese di speranza e preghiera. Saranno anche in molti ad attenderne la fine con profonda ansia.

Nessun commento

Lascia un commento sull'articolo