In Israele sinsitra e destra unite nel difendere l’occupazione e i crimini di guerra

Togliete l’odio o l’idolatria per Benjamin Netanyahu e le prossime elezioni non avranno importanza. Volete sapere perché? Perché eliminando l’odio o l’idolatria per il primo ministro, tutti i partiti ebrei dicono la stessa cosa; affermano il Sionismo, la supremazia ebraica e la continuazione dell’occupazione.

Quindi, queste elezioni sono prive di una scelta reale, sono elezioni che non offrono alternative, sono elezioni che non sono vere elezioni.

Si noti, per esempio, la reazione dei capi di tutti i partiti sionisti alla decisione presa all’Aia di inquisire Israele, una decisione che un bel giorno potrebbe creare un cambiamento epocale nella condotta di Israele. Da Benjamin Netanyahu fino a Merav Michaeli e tutti gli altri, tutti ripetono a pappagallo le stesse frasi: tutti hanno fiducia nelle forze armate israeliane e si affidano alle sue indagini. In altre parole, sono tutti d’accordo nell’affermare che non ci sono stati crimini di guerra. Un coro di fanciulli, un coro bigotto. Solo il leader di Meretz Nitzan Horowitz ha detto qualcosa di diverso, non abbastanza diverso, ma le elezioni non girano intorno a Meretz.

Questo cieco raduno dietro le forze armate israeliane e lo Stato su una questione tanto importante come l’occupazione fa disperare. In fin dei conti la maggioranza dei politici nel centro-sinistra, da Michaeli fino a Yair Lapid, conosce la verità. Sanno ogni cosa sulle Forze Armate Israeliane e quasi tutto sui crimini commessi e sul modo in cui “investigano” su se stesse, ma mancano del coraggio di dire la verità. Mentono a se stessi, nel silenzio e nel sostegno che danno all’esercito. 

La destra, invece crede che Israele e le sue Forze Armate abbiano il diritto di fare come pare a loro, con nessuno al mondo autorizzato a eccepire, e con l’antisemitismo a spingere ogni critica allo Stato.

Fra la destra, che pensa che per Israele sia tutto lecito, e la sinistra, che non osa dire la verità, la scelta è difficile. Non c’è differenza e il risultato è lo stesso: supporto per tutto quello che l’occupazione causa e nessuna volontà di assumere qualsiasi responsabilità.

Per due generazioni c’è stato un esercito occupante in una terra occupata, senza che sia passato un solo giorno che i suoi soldati non abbiano violato la legge internazionale, con l’incoraggiamento di un’intera nazione. Esiste un’impresa coloniale vecchia di 53 anni, con 700.000 coloni, che si è insediata sotto governi di sinistra e che si è fortificata con quelli di destra. La maggior parte del mondo dice che questa è una chiara violazione del diritto internazionale, ma il coro israeliano si avventa con furia su chiunque pensi di punire i responsabili per i crimini degli insediamenti.   

Ad esempio, prendiamo sabato, un bel giorno di fine settimana. Una famiglia palestinese, genitori e otto figli, esce sul suo appezzamento di terreno per un picnic, e lì viene attaccata e fatta oggetto di un lancio di pietre da parte di coloni mascherati provenienti dall’insediamento di Mitzpeh Yair, a sud delle colline di Hebron. Grida di terrore possono essere udite nel video girato da B’Tselem, video nel quale si può vedere il padre di quella famiglia mentre viene portato in ospedale col volto sanguinante. 

Un crimine oppure no? Non è la prima volta che l’attacco parte da questo violento insediamento. E ovviamente non sarà neppure l’ultima volta. Non c’è esercito, non c’è polizia, e neppure giustizia. Ma c’è una risposta dalle autorità occupanti: “Israele è al corrente dell’incidente.” Nessuno è stato arrestato e nessuno lo sarà, così come nessuno è stato arrestato dopo un’aggressione a Khalil Haryani, un pastore di 78 anni che è stato attaccato con catene, bastoni e pietre due mesi fa da coloni sempre provenienti da Mitzpeh yair.

“Israele è al corrente dell’incidente.” La consapevolezza non porta ad alcuna azione. Consapevolezza e incoraggiamento. Ecco come Israele indaga su se stesso. I leader della sinistra e del centro lo sanno perfettamente. Sanno che solo un organismo internazionale può porre fine a tutto ciò, ma mancano del coraggio e dell’integrità morale per dirlo.

 È proprio qui che deve entrare in gioco il tribunale dell’Aia, e questo intervento è quello che la sinistra avrebbe dovuto sollecitare, e questo è precisamente il punto dove la politica israeliana canta in uno stridente e disperato coro, quasi tra un muro e l’altro.

L’identità del prossimo direttore del coro è molto meno importante di quanto si possa pensare. Lo stile potrebbe variare, così come l’arrangiamento, ma la canzone sarà la stessa, e il coro sarà lo stesso coro. 

 

Articolo di Gideon Levy pubblicato su Haaretz