I medici di base in piazza a Milano per le terapie domiciliari: il governo ci ascolti

Il 6 Giugno scorso Piazza Duomo ha ospitato una nutrita manifestazione organizzata dal Comitato Cura Domiciliare Covid-19 di cui i media hanno parlato poco e solo in termini negativi. La manifestazione partecipata da persone provenienti da tutta Italia ma anche dall’estero, dopo quella dell’Aprile scorso tenutasi a Roma, è quindi la seconda in ordine di tempo ad opera della stessa sigla associativa.

I partecipanti, chiedono un dialogo con le istituzioni che finora, nella persona del ministro Speranza, si sono rifiutate di aprire un confronto con i numerosi medici promotori di un protocollo di cura domiciliare precoce contro il COVID-19. I medici, coordinati dall’avvocato Erich Grimaldi, fanno forza sulla loro esperienza che ammonta a 60.000 casi trattati.

Infatti gli operatori sanitari hanno saputo organizzare un sistema di assistenza domiciliare che coinvolge tutta la penisola e anche professionisti di altri paesi europei. La protesta ha visto la partecipazione di ex pazienti covid, medici di medicina generale e non, e anche numerosi psicologi che stanno affiancando i medici nella loro attività, sottolineando aspetti psicologici di massima importanza che fino ad ora sono stati di fatto esclusi dal panorama delle necessità dei pazienti colpiti da covid e delle loro famiglie.

Le istanze degli oratori ci sono sembrate semplici, lineari e ragionevoli e soprattutto ci è sembrato di percepire la calma determinazione di chi sa di essere portatore di qualcosa di positivo.  Appare strano che in un momento in cui la medicina territoriale è stata indicata come una delle maggiori criticità nella gestione dell’epidemia in corso, la spontanea attività di tanti professionisti che operano in questo ambito venga ignorata e financo ostacolata a colpi di ricorsi giudiziari.

Vedasi il ricorso di AIFA e Ministero della Salute accolto dal Consiglio di Stato il 26 Aprile scorso contro la sospensiva del TAR dei protocolli di cura domiciliare emanati dal Ministero della Salute stesso.

Ora in attesa del definitivo pronunciamento del TAR sulla questione atteso per il 20 Luglio prossimo, non ci resta che constatare come ancora una volta problematiche di ordine squisitamente medico vengano decise in ambito inappropriato ovvero politico e giudiziario e di come i media, ancora una volta, non facciano che ergersi a giudici di questioni di cui non hanno competenza ma comunque sempre dalla parte del potere.