L’Hijama come esempio di medicina islamica: cos’è e come funziona

L’Hijama, chiamato anche in termini moderni cupping, è una pratica che fa parte della medicina tradizionale islamica e che risale agli insegnamenti del profeta dell’Islam (PBSL), anche se la pratica in se è più antica e diffusa del mondo islamico.

L’Hijama si tramanda da generazioni all’interno della comunità musulmana, può essere considerata una pratica di medicina popolare, essa infatti viene consigliata agli uomini adulti e alle donne in menopausa come generica pratica salutare di tipo profilattico ma non solo. Negli anni è stata poi assorbita all’interno della medicina tradizionale orientale conosciuta come Unani, la quale ne ha sviluppato la tecnica e ampliatone le indicazioni, rendendolo un vero e proprio metodo terapeutico conosciuto genericamente come “cupping”. Durante i secoli passati l’Hijama ha conosciuto una grande popolarità nei paesi islamici del medio oriente e dell’asia, mentre negli ultimi decenni essa è di certo una praticata meno frequentata che in passato.

Hijama come tradizione

L’Hijama viene effettuato secondo i dettami della tradizione durante i giorni di luna calante e più propriamente durante quelli dispari, meglio se il 17esimo, 19esimo o 21 giorno. Benchè possa effettuarsi sempre, nei climi come il nostro si preferisce praticala in primavera inoltrata e alla fine dell’estate. Quando non per scopi specifici, la tecnica consiste nell’applicare in determinati punti sulla schiena del soggetto delle coppette, in genere 6, applicando ad esse un vuoto pneumatico, il quale può essere ottenuto riscaldando e poi lasciando raffreddare le coppette applicate sulla cute, o utilizzando delle moderne coppette dotate di apposite valvole.

Una volta creata in questo modo una certa iperemia delle zone di cute sottostanti alle coppette, queste si tolgono e si praticano delle microincisioni sulla cute della medesima zona, per poi riposizionare le coppette al loro posto iniziale. A questo punto una certa quantità di sangue uscirà dalle ferite praticate come fosse filtrato dei tessuti sottostanti. Inutile dire che la tradizione non fornisce spiegazioni circa il razionale di questa pratica.

Secondo la tradizione islamica i benefici dell’Hijama sarebbero molti. Un esempio tra tutti la seguente tradizione, tramandata da quello che potremmo definire uno dei maggiori biografi del profeta Muhammed (pbsl),  Abu Hurairah, il quale riporta che il Profeta dell’islam disse: Chiunque venga trattato con il Hijama il 17esimo 19 esimo e 21esimo giorno sarà curato da ogni malattia. (Sunan Abu Dawud 3861). Diversi autori riportano benefici in termini di regolazione della pressione arteriosa e livelli di trigliceridi nel sangue, ma non ci sono studi prospettici in doppio ceco che possano soddisfare i criteri sufficienti ad accreditare questa pratica agli occhi della scienza moderna.

La mia esperienza

Come musulmano pratico l’Hijama su me stesso e presso una ristretta cerchia di fratelli. Negli anni ho assistito ai benefici riportati da altri e su me stesso. L’anno passato causa emergenza COVID non mi sono sottoposto a questa pratica, quest’anno invece si. Da più di un anno soffrivo di uno strano senso di oppressione toracica che mi impediva di fare sport e che negli ultimi mesi era divenuto più forte. In breve, subito dopo aver praticato l’Hijama, esso è letteralmente sparito lasciandomi libero da un problema che stava diventando invalidante. 

I criteri della scienza moderna

L’approvazione secondo i criteri della scienza moderna sono una condizione che si è resa necessaria nei secoli per costituire una base di dialogo comune nella comunità scientifica, per la condivisione di informazioni esatte e soprattutto per arginare il campo da informazioni false e menzognere. Nonostante i limiti di un simile approccio, il quale esclude tutto ciò che non riesce a ricadere nel proprio perimetro, ovvero tutto ciò che non sia riducibile secondo i criteri adottati, è innegabile il vantaggio che questi stessi criteri abbiano costituito negli ultimi tre secoli per l’attuale sviluppo tecnologico, meno per la progressione del pensiero.

Ritengo quindi del tutto giustificato che una pratica come l’Hijama possa non essere condivisa da chi sia al di fuori della fede islamica ma allo stesso tempo, credo vada ribadito, pur se questa mia esperienza di guarigione non si può definire “scientificamente dimostrata”, essa non sarà per questo meno vera.

Difficile rapporto tra fede e scienza

Per il musulmano non c’è autorità che possa sovrastare quella del profeta Mohammed (pbsl), né tantomeno vi è per lui necessità di cercare una sintesi tra la medicina moderna e la medicina tradizionale islamica, se non a scopo speculativo. Come medico posso cioè farmi una idea razionale del funzionamento dell’Hijama e magari potrei anche pensare di spiegare in termini scientifici moderni le ragioni dell’efficacia di questa pratica o ancora cercare una dimostrazione scientificamente valida di essa, ma questo non cambierà nulla nel mio atteggiamento come musulmano nei suoi confronti.

È per questa ragione che non capisco le riserve che molti musulmani avanzano nei confronti dell’Hijama con conseguente abbandono di essa. Il più delle volte questo avviene adducendo argomentazioni scientifiche a testimoniare una implicita riconosciuta maggiore autorità della scienza moderna sulla tradizione. Sentore di un simile atteggiamento si ha spesso ad esempio quando alcuni autori mostrano orgogliosi alcuni dei miracoli di conoscenza del Corano, oggi comprensibili e condivisi dalla scienza moderna, come quando a esempio nel sacro libro vengono descritte le varie fasi dell’embriogenesi in un’epoca dove una simile conoscenza era impensabile o più recentemente con la scoperta della salubrità del digiuno intermittente che noi musulmano pratichiamo da secoli.

Se un giorno la scienza moderna, che come si sa, è usa a cambiare modelli e concezioni, non dovesse ulteriormente supportare il digiuno intermittente o la concezione dell’embriogenesi, per noi musulmani questi insegnamenti saranno meno veri? 

Credo che tutto ciò sottenda una certa sudditanza psicologica verso la cultura moderna, cui consegue una inversione dei rapporti di autorità, cosa su cui credo che la comunità musulmana odierna debba confrontarsi. Più semplicemente, mi auguro che senza la ricerca di troppe spiegazioni scientifiche, noi musulmani riusciremo ancora a beneficiare di una pratica millenaria che la nostra tradizione ci ha lasciato in eredità e magari una volta forti in essa saremo capaci di condividere la nostra conoscenza con il mondo scientifico.