Il processo penale di primo grado nei confronti di Imad El Joulani si era concluso con un’assoluzione a dicembre del 2019 ma l’udienza dell’appello di ieri ha visto importanti novità.
Nell’ambito dell’udienza del nuovo processo la Corte d’Appello di Brescia si è aggiornata al prossimo due novembre ammettendo la testimonianza di tre figure chiave, una su tutte Shaikh Ahmad al Hammadi l’allora rappresentante della Qatar Charity Foundation che aveva inviato la somma di 5 milioni all’origine dell’accusa di truffa aggravata.
Secondo la PM Carmen Pugliese che aveva istruito il processo in primo grado, El Joulani avrebbe truffato per una cifra che si avvicina ai 5 milioni di euro e pertanto la PM aveva chiesto una condanna a 2 anni e due mesi di reclusione e un risarcimento di 5,1 milioni.
Con l’intermediazione dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche Italiane) la QCF aveva disposto nel 2013 un finanziamento destinato all’acquisizione di un immobile in via Baioni in Bergamo.
Jolani, secondo l’accusa e i querelanti, creò un’altra associazione, la Comunità Islamica Bergamasca e una SRL (la Tecnocib) su cui riuscì, all’insaputa dei donatori e degli altri dirigenti dell’associazione del Centro Islamico di Bergamo (che ancora presiedeva), a dirottare la somma ricevuta per un altro progetto situato in via San Fermo.

El Joulani era stato assolto nonostante nel corso del processo fossero stati messi agli atti documenti prodotti dall’inchiesta della Guardia di Finanza che dimostrano che il cardiologo di origine giordana intascò una tangente di 100 mila euro relativa all’acquisto dell’immobile ora sotto sequestro.
Ieri l’autorevole e rispettato ex rappresentante della Qatar Charity Foundation era presente in aula perchè i legali delle due parti civili, ovvero il Centro Culturale Islamico di Bergamo e la stessa Qatar Chariy Foundation, avevano chiesto che fosse ammessa la sua testimonianza.
I legali di El Joulani però si sono opposti e così dopo tre ore di camera di consiglio i giudici hanno deciso di ammettere la testimonianza dello Shaikh ma di posticiparla al due di novembre.
Contestualmente si è deciso di ascoltare anche l’allora responsabile delle relazioni con i centri islamici dell’UCOII Sami Trabelsi e l’allora tesoriere dell’organizzazione Mohammed Ibrahim.
Questa decisione segna una svolta molto importante nel processo in quanto la tesi della difesa si fonda sul fatto che Ahmad al Hammadi avrebbe girato ad El Joulani la somma di 5 milioni accordandogli la libertà di disporne come meglio credesse per realizzare un centro islamico.
Questa versione però contrasta con quella dello stesso Hammadi che in aula confermerebbe ciò che sostengono le parti civili, ovvero che i fondi della fondazione qatarina erano destinati al Centro Culturale Islamico di Bergamo.
El Joulani aveva creato poi un’associazione insieme ai suoi familiari dal nome molto simile e si è fatto inviare i soldi sul conto del nuovo soggetto, questo secondo l’accusa con l’intento di trarre in inganno proprio Hammadi e la QCF.
Appare chiaro come la testimonianza di Shaikh Ahmad al Hammadi prevista per il due novembre potrebbe contribuire a ribaltare il appello la sentenza di primo grado.