Nasce l’Istituto Islamico di Studi Avanzati-Intervista a Francesca Bocca Aldaqre

Francesca Bocca-Aldaqre teologa, docente di Civiltà Islamica all’Università Vita-Salute San Raffaele e di Cultura Araba alla Società Umanitaria è ormai una figura di spicco del panorama islamico italiano, impegnata da anni a diffondere la conosceza islamica oggi ci parla di una nuova importante iniziativa ovvero la fondazione dell’Istituto Islamico di Studi Avanzati.

Come nasce il vostro istituto?

L’Istituto Islamico di Studi Avanzati (IISA) nasce da un motto: “Trasmettere Conoscenza Islamica, Fare Cultura Viva”.

L’esigenza è quella di avere dei musulmani che conoscano la propria religione e la propria cultura.

Ci rivolgiamo a quei fratelli e sorelle non che vogliono imparare l’Islam attraverso i media o le critiche accademiche, ma apprendere dagli stessi musulmani (cosa purtroppo rara ancora oggi in Italia).

Questa conoscenza ha poi una visione più ampia: immaginare dei musulmani che riescano a lasciare un’impronta culturale nella nostra società.

Ci sono in cantiere diversi progetti di formazione islamica in Italia, ad esempio nell’ambito della crescita personale o in quello della mediazione, perché pensare a un progetto di formazione che pone l’accento sull’aspetto culturale?

La risposta nasce da alcune mie esperienze passate.

Mi è capitato più volte di mettere in risalto l’importanza dell’aspetto culturale all’interno della nostra Umma, ponendo il Pensiero come requisito necessario alla nostra vita comunitaria.

In primo luogo, da un punto di vista squisitamente religioso, sappiamo che il Profeta Muhammad (s.a.w.) ha detto che la Conoscenza è un obbligo per il musulmano.

Poi esiste un’altra prospettiva: oggi le sfide non sono soltanto sul piano politico o sociale, ma soprattutto sul piano del pensiero attivo. Quando è uscito il mio libro “Non amo chi tramonta” (piccolo testo di poesie), alcuni si erano stupiti del fatto che reputassi la poesia il miglior strumento dei musulmani d’Occidente.

Eppure alcuni eventi sembrano confermare la mia visione.

Quando Massimo Campanini scrisse il suo saggio “Dante e l’Islam. L’empireo di luci”, la maggior parte dei media ha completamente cambiato opinione sulla figura di Dante in relazione alla classicità islamica. In sintesi? Molti giornali smisero (per un po’) di postare contenuti islamofobi quando parlavano dell’autore della Divina Commedia.

Di esempi così ce ne sono alcuni, ma si può fare molto di più.

Avrete analizzato il target dei musulmani italiani, soprattutto dei giovani, quali sono le loro esigenze formative in ambito di conoscenza islamica?

I musulmani in Italia hanno oggi sicuramente una grande voglia di conoscere, migliorarsi ed aumentare la loro preparazione (tanto religiosa, quanto generale).

In questi anni sono state poche le iniziative islamiche a tal proposito; alcune hanno fatto un lavoro abbastanza valido – per quanto frammentario.

Le esigenze? In moltissimi casi ci vorrebbe un contenuto solido, una metodologia che insegni ai musulmani le basi della religione, sul piano dottrinale (Aqida), giuridico (Fiqh e Shari’a) e spirituale (Tazkiyat Al-Nafs). Questo è un lavoro che impiegherà del tempo, ma InSha’Allah saremo in prima linea.

Altri musulmani, invece, vorrebbero puntare ancora più in alto. Se le iniziative sull’Islam di base sono poche, quelle per i “produttori culturali” sono totalmente assenti. Chi volesse migliorare la sua cultura e dare un contributo di pensiero (saggistica, percorsi accademici, percorsi artistici e poetici, infoprodotti per bambini) troverebbe in IISA un validissimo punto di partenza.

Nella vostra offerta formativa c’è un diploma annuale in cultura islamica, qual è l’esigenza principale che via ha motivato? 

Il percorso è pensato proprio per quella categoria di persone! Sarà un Diploma della durata di due semestri, con incontri virtuali ogni settimana, esercizi e tanto altro…

L’esigenza è quella di dare supporto e strumenti a chi vuole essere un musulmano consapevole.

Molti giovani vogliono imparare un metodo per allontanarsi dalla narrazione dell’Islam che ci danno i media; molti vogliono saper cercare le fonti, conoscere le autorità (passate ed attuali) in tema di religione. Altri ancora vogliono essere al corrente di libri utili e spunti di riflessione.

Insomma, le esigenze sono numerose ed urgenti.

Quali sono i contenuti del corso? 

Naturalmente non mancheranno contenuti di valore sulle discipline del pensiero islamico (storia del Fiqh, Aqidah e Kalam, perché no… anche Tasawwuf, arte e poesia); inoltre ci saranno dei contenuti più pratici, degli insegnamenti su com’è fatta la cultura in Italia e quale contributo possiamo dare oggi, nel 2021.

Il resto rimane (al momento) riservato per chi si iscriverà.  

Quali sono le differenze tra questo corso e un corso standard di islamologia all’Università?

La più grande differenza è la prospettiva. Nel 99,9% dei casi, i docenti universitari sono esterni all’Islam e non hanno idea di cosa esso sia in realtà: sono grandi eruditi ma senza un punto di vista interno. Tra i tanti, Herbert L.A. Hart ci ha insegnato che un fenomeno va osservato dal di dentro, invece di ammirarlo da una teca di vetro.

Se è vero che nessuno si immaginerebbe un convegno di medicina fatto da un muratore, allora occorre che anche l’islamologia abbia dei docenti musulmani. 

Oltre alla formazione di base sulle scienze islamiche c’è l’ambizione di approfondire gli aspetti della comunicazione della conoscenza con la società italiana, che tipo di contributo pensate possano dare i vostri corsi alla comunità?

Il contributo è tanto teorico quanto pratico. Mi spiego meglio: anzitutto, grazie a questo diploma vogliamo portare i musulmani a comprendere quanto siamo fuori dal mondo della cultura.

La maggior parte non sa che esiste quasi un doppio modo di intendere l’Islam in Italia: uno fatto di moschee, di imam che spesso conoscono bene l’italiano, percorsi formativi amatoriali… ed un altro fatto di accademici, gente che conta e che scrive di Islam senza però appartenere alla Umma o frequentarla.

Dico solo che si tratta di un progetto di produzione culturale molto ambizioso, destinato a chi ha un progetto in cantiere (poetico, artistico, letterario, informativo) e che ha intenzione di valorizzarlo al massimo. Presto ci saranno novità!

Avete in progetto partnership con altre istituzioni o realtà organizzate della comunità islamica?

Al momento siamo una realtà indipendente e non legata ad enti, istituzioni o altro.

Magari in futuro, InSha’Allah, sarà piacevole discutere di questo con alcuni. In conclusione, però, tutto l’Istituto è felice dell’esistenza di un giornale disponibile come La Luce.