Più islamofobo di Le Pen e Macron oggi vola nei sondaggi, chi è Zemmour?

Scatenare polemiche non è una novità per lo scrittore Eric Zemmour, così come la sua posizione sulle comunità islamiche e sugli “stranieri di Francia” in generale.

Tuttavia, la possibilità della sua candidatura e la vittoria alla presidenza della Francia hanno sollevato timori tra molti arabi e musulmani, perché porterebbe gravi conseguenze nella vita degli immigrati, dei francesi di origine straniera e ovviamente dei sei milioni di musulmani francesi.  

Chi è Eric Zemmour?

Il suo nome è francese ma il suo cognome è algerino, è figlio di una famiglia ebrea algerina (i suoi genitori hanno la cittadinanza francese) arrivata in Francia dall’Algeria durante la guerra di liberazione.

Zemmour, quando parla delle sue origini, si presenta prima come ebreo francese, poi come ebreo di origine berbera,

Ha iniziato la propria carriera come giornalista politico, poi come scrittore e oggi sembra voler fare il salto in politica e far parte dei candidati potenziali per le elezioni presidenziali francesi che si terranno tra sette mesi.

Eric Zemmour è noto da anni per il suo netto rifiuto verso gli aspetti culturali a cui aderiscono i membri delle comunità islamiche di Francia, a partire dai rituali religiosi fino ad arrivare ai nomi e alla lingua.

Campione di Islamofobia

In Francia, il nome di Marine Le Pen è da sempre stato associato all’islamofobia e alla discriminazione contro i musulmani, ma Zemmour rimprovera a Le Pen di aver detto che distingue tra l’Islam e l’Islam politico, e di aver detto che l’Islam è compatibile con i principi della repubblica francese, quando invece lui non lo considera tale.

Zemmour considera l’Islam come qualcosa di antitetico ai principi della repubblica ed un pericolo per essa, e lo afferma ormai da parecchi anni.

Nel 2014 Zemmour parlava del “pericolo” della formazione e dell’espansione dei gruppi “stranieri”, e dell’arrivo in Francia di una guerra civile, che si sarebbe trasformata in “un altro Libano”.

Nel 2020, durante un confronto mediatico tra lui e l’ex-ministro della cultura “Jack Lang”, autore del libro “La lingua araba, tesoro della Francia” e presidente dell’Istituto del mondo arabo a Parigi, Zemmour affermava che la diffusione della lingua araba in Francia era stata un mezzo utilizzato dai Fratelli Musulmani per l’islamizzazione della Francia, e accusava l’ex-ministro e l’istituto da lui diretto di essere un mezzo per arrivare a questo fine.

L’assimilazione dei musulmani 

A settembre è uscito il suo libro La Francia non ha detto la sua ultima parola dello scrittore e la campagna pubblicitaria per la promozione del libro ha suscitato un acceso dibattito in tutto il paese.

Durante una sua apparizione televisiva nel programma We Live sul secondo canale francese, Zemmour ha difeso le idee che presenta nel suo nuovo libro, di fronte alle accuse di razzismo, omofobia e discriminazione contro le donne.

Dopo quanto accaduto, il suo nome è divenuto trendig topic sui social network, sia in Francia che all’estero, soprattutto nei paesi del Maghreb.

La dichiarazione di Zemmour che ha suscitato più reazioni è questa: “se diventerò presidente della Francia, impedirò ai bambini di potersi chiamare Mohamed”.

Questa dichiarazione è la risposta alla giornalista franco-libanese Léa Salamé, che gli ha chiesto inoltre: “Come metterà in pratica le sue idee se diventerà presidente della Francia?”.

La giornalista gli ha domandato, nello specifico, se chiederebbe ai musulmani di rinunciare alla loro religione per essere accettati nella repubblica francese.

Zemmour ha risposto che lui “farebbe quello che Napoleone Bonaparte ha fatto con gli ebrei durante la rivoluzione francese”.

All’epoca, Bonaparte aveva varato la legge del 1803 che impediva di dare dei nomi non francesi alle persone che nascevano in Francia. Questa legge è rimasta in vigore fino al 1993.

Pertanto, gli è stato chiesto se avrebbe cambiato i nomi dei musulmani di Francia e impedito ai francesi di chiamare i loro figli Mohamed, ad esempio.

Zemmour ha risposto che lo farebbe, e che un francese potrebbe chiamare suo figlio “Mohamed” solo come secondo nome, ma che il suo primo nome “deve assolutamente essere francese”.

Zemmour quindi spiega, rispondendo ad un altro interlocutore, che “sarebbe stato meglio se il calciatore Zinedine Zidane si fosse chiamato ‘Jean Zidane’ al posto di Zinedine”, essendo nato prima dell’abolizione della legge che vieta i nomi non francesi, e che quindi i suoi genitori “hanno violato la legge francese, come fanno in molti”.

Il giornalista chiede a Zemmour se chiuderebbe le moschee, ed egli risponde che “chiuderebbe quelle gestite dai Fratelli Musulmani e dai Salafiti”.

In un’altra intervista rilasciata alla radio, Zemmour è interpellato a proposito della dichiarazione sul divieto dei nomi non francesi, e se egli intendesse vietare solamente i nomi di origine islamica. Risponde che vorrebbe vietare tutti i nomi stranieri da Mohamed a Enas, fino a Kevin e Giordano.

La rabbia e la paura

Le affermazioni di Zemmour, alle quali gli interlocutori non mancano di rispondere durante l’intervista e successivamente anche in altre occasioni, non stupiscono affatto gli spettatori, suscitando anche indignazione mediatica, sia in Francia che all’estero.

I tweeter arabo-musulmani le definiscono “razzismo ed estremismo contro i Musulmani”, soprattutto in un paese che dovrebbe basare i suoi principi fondamentali sul diritto alle libertà.

Molti commenti al di fuori della Francia, a proposito delle dichiarazioni di Zemmour, le considerano “assolutamente ostili” all’Islam e ai musulmani.

Se Zemmour arrivasse al potere e riuscisse a metterle in pratica, le sue idee colpirebbero la vita di coloro che vivono in Francia, in tutti gli aspetti, tanto più che il suo pensiero insiste proprio sulla necessità di assimilare gli immigrati ed i loro figli. 

Quella predicata da Zemmour è un’assimilazione che vuole annullare tutti gli aspetti culturali e religiosi dei francesi di origine straniera in nome dell’adesione ad un concetto specifico di cultura francese. 

Polemica intellettuale o campagna elettorale? 

Eric Zemmour suscita spesso polemiche, ma c’è chi pensa che questa volta stia deliberatamente fomentando l’opinione pubblica per promuoversi in vista della sua probabile candidatura alle elezioni presidenziali.

Anche se Zemmour non ha ancora annunciato la sua candidatura e abbia dichiarato che ci sta ancora pensando, è già partita una una sorta di campagna in suo sostegno.

Infatti, la Haute Autorité de l’Audiovisuel in Francia ha deciso di ridurre la durata delle partecipazioni mediatiche di Eric Zemmour in considerazione del fatto che rappresenta un potenziale candidato alle elezioni e quindi otterrebbe un indebito vantaggio dall’esposizione mediatica.