Aboutrika: i musulmani in Premier League non partecipino a campagne pro LGBT

L’ex calciatore va controcorrente e attacca in modo netto l’iniziativa presa dalla Premier League in particolare per la presenza di molti calciatori musulmani, tra i quali spicca l’attaccante del Liverpool, Mohammad Salah, capocannoniere della competizione e in questo momento l’uomo simbolo di tutta la competizione inglese.

Le sue parole

Per quanto riguarda questo fenomeno, l’omosessualità, dobbiamo educare e crescere i bambini piccoli. Sì, stiamo parlando del miglior campionato del mondo, un fenomeno del genere non è conforme alla nostra fede. Il più grande castigo che sia mai accaduto – ed è menzionato nel Corano, quello ricevuto dal popolo di Lot, [cita il versetto che ne parla nel Quran] “Facemmo sì che la terra lo inghiottisse, lui e la sua casa. E non vi fu schiera che lo aiutasse contro Allah, non potè soccorrere se stesso.”

In passato si diceva “ignora questo fenomeno”, ma no, non questo fenomeno è diventato troppo palese e non ci se ne vergogna più, ed esiste. Questo fenomeno non è solo contro la natura dell’Islam, è contro la natura umana. L’omosessualità non onora gli umani, li umilia. Le persone dovrebbero prestare attenzione e stare attente, lo sport è dentro ogni casa ora ed il ruolo dei genitori e della comunicazione è di combattere questo fenomeno che non è compatibile ne con l’Islam nè con le altre religioni. Bisogna parlarne (un appello ai vertici di Bein Sports) e bisogna avere una linea unica e condivisa da questo punto di vista”dice Aboutrika ai microfoni di Bein sports.

Un fulmine a ciel sereno in casa degli alti dirigenti qatarini (proprietari del PSG), che sentono il dovere di prendere immediatamente le distanze dalle dichiarazioni dell’ex calciatore con un comunicato stampa ufficiale con il quale si abbraccia e supporta la causa LGBTQ+. Bein Sports dichiara: “Come gruppo mediatico globale rappresentiamo, sosteniamo e supportiamo persone, cause e interessi di ogni singolo background, lingua e patrimonio culturale in 43 paesi estremamente diversi, come dimostriamo ogni giorno”. 

Il mondiale

La situazione in Qatar, in vista del prossimo mondiale, diventa sempre più delicata dunque. Dopo le polemiche per lo sfruttamento del lavoro, le morti sul lavoro, per la costruzione degli stadi nuovi, si aggiunge questa vicenda che inasprisce i rapporti tra opinione pubblica occidentale e Qatar. Anche il PSG teme sicuramente danni collaterali dato che lo stesso presidente del PSG Nasser Al-Khelaïfi è il presidente e fondatore del gruppo Bein Media Group

Quest’anno inoltre non sono mancate ulteriori polemiche sulle campagne acquisto faraoniche del club parigino culminate con l’acquisto di Lionel Messi.

David Beckham sarà il testimonial principale della Coppa del mondo (si parla di oltre 100 milioni di dollari di compenso) ma questo non basterà a coprire il fiume in piena delle polemiche scatenate dalla presa di posizione del campione egiziano. C’è già stato addirittura un inizio di protesta e di boicottaggio da parte di alcuni giocatori e da parte di alcune nazionali. Le più in evidenza sono state quelle della nazionale tedesca e del giocatore del Bayern Monaco Kimmich.

Il conformismo del calcio

Al di la dell’aspetto calcistico bisogna prendere atto che la realtà nei paesi arabi e islamici in generale è diversa da quella occidentale.

Il fatto che Aboutrika dichiari quelle cose in mondo visione con quella chiarezza, e che lo stesso conduttore sembrasse chiaramente assecondare il pensiero dell’ex nazionale egiziano, vuol chiaramente dire che, quel pensiero rappresenta quello della maggior parte degli spettatori di quei canali.

Nessuno si è mai preoccupato di quello che lo spettatore arabo pensasse di queste questioni e che dovesse essere passivo a qualsiasi input provenga da Occidente.

Condivisibile o meno, il coraggio dell’ex calciatore è innegabile che è andato contro il suo interesse personale, attaccando la sua televisione e tutta la comunicazione pro LGBTQ+ nei paesi arabi, o comunque l’indifferenza e la trasmissione senza filtri di quei contenuti.

La verità è che le differenze ci sono, e ci saranno sempre tra i popoli per un infinità di motivi ed è totalmente scorretto usare il calcio, lo sport che riesce ad unire il mondo intero, per trasmettere messaggi che hanno come fine un conformismo dei pensieri e delle culture.

Ogni paese, ogni azienda o multinazionale che sia, dovrebbe forse rivendicare la propria provenienza e rimarcare i propri valori, dovrebbe essere un valore aggiunto, non un difetto da cui prendere immediatamente le distanze.

Il calcio dovrebbe far incontrare e conoscere ognuna di queste culture nel rispetto reciproco, non nell’imposizione di una rispetto alle altre.