Sono lapidarie le ultime parole con il GIP Teresa De Pascale ha ordinato al Pubblico Ministero di processare Vittorio Feltri direttore editoriale di “Libero” e Alessandro Sallusti direttore responsabile del quotidiano “Il Giornale” e nella loro condizione di recidivi la cosa potrebbe preoccuparli.
La vicenda nasce dagli articoli che i due quotidiani pubblicarono dopo la liberazione di Silvia Aisha Romano, e vertevano soprattutto sulla sua conversione all’Islam.
In particolare Sallusti aveva scritto: “Abbiamo pagato quattro milioni per salvarla ma la volontaria è tornata con la divisa del nemico jihaddista” e ancora : “…è stato come vedere un prigioniero dei campi di concentramento orgogliosamente vestito da nazista”
Dal canto suo Feltri scrisse: “Abbiamo liberato un’islamica, la giovane tenera con i terroristi di Allah”
Queste espressioni mossero Yassin Lafram presidente dell’UCOII a presentare una querela in base agli art. 595 e 604 bis del C.P. in quanto le ritenne lesive dell’onore e la rispettabilità dei musulmani che rappresentava in Italia, oltre che della stessa Silvia Romano e della religione islamica in generale.
Nei giorni scorsi, contraddicendo il parere del Pubblico Ministero che aveva chiesto l’archiviazione della querela, la GIP ha ritenuto che: “Le espressioni utilizzate dagli indagati risultano certamente discriminatorie della religione islamica atteso che il Feltri ha associato l’Islam al terrorismo e il Sallusti ha equiparato gli islamici (sic) ai nazisti…che la conversione di Silvia Romano ha suscitato nell’opinione pubblica sentimenti per lo più negativi dando vita a innumerevoli dibattiti violenti, carichi d’insulti di ogni genere e tipo evidenziando pertanto una forte discriminazione nei confronti della cultura e religione islamica..orbene, in questo contesto l’utilizzo di espressioni discriminatorie quali quelle contestate agli odierni indagati… appare certamente idoneo a determinare il concreto pericolo di ulteriori e più gravi condotte”
Per queste ragioni Feltri e Sallusti saranno processati in base a quanto previsto dall’art. 604 che recita:
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito: con la reclusione fino ad un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; con la reclusione da sei mesi a quattro anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.