Ramadan: il mese della Misericordia la cui ricompensa è nota solo a Dio

Un giorno il Profeta (pbsl) si rivolse ai Compagni dicendo: “Sapete cosa sta per arrivarvi e quello cui andate incontro?”. Ripetè la domanda tre volte. Quindi ‘Umar ibn al Khattab chiese: “Si tratta forse di una nuova rivelazione o Messaggero di Dio?”. “No”, fu la risposta. “Il nemico sta per sopraggiungere?”. “No” gli fu detto. “E allora di cosa si tratta?”. Il Profeta, facendo segno con la mano, disse: “In verità, nella prima notte di Ramadan Dio concede il Suo perdono a tutta la Gente di questa qiblah.

A quel punto un tale, scuotendo la testa, esclamò: “Oh, oh…”. L’Inviato di Dio (Iddio lo benedica e gli dia la pace) lo apostrofò: “O tale, cosa ti angoscia?”. “Nulla” fu la sua risposta “ma mi è venuto in mente lo stato dell’ipocrita… In verità gli ipocriti sono i miscredenti ed il miscredente non otterrà nulla di quello [che hai detto]”. (Sahih Ibn Khuzaymah 3/189 n. 1885).

Attraverso tanti versetti Dio nel Corano si rivolge agli uomini invitandoli a riflettere e ragionare: basterebbe questo insegnamento del Profeta per farci comprendere l’eccezionalità del mese di Ramadan. 

Non meno importante è il detto sacro (hadith qudsi) nel quale è detto che il frutto di ogni azione appartiene (cioè è noto) all’uomo; tranne il digiuno.

Infatti, Dio afferma: “Il digiuno appartiene a Me ed Io ne stabilisco la ricompensa”. La peculiarità del digiuno, fra gli altri atti di culto, è che si realizza segretamente fra noi ed il nostro Creatore. E’ necessaria una fede sincera, radicata, intima per rinunciare a cibo e bevande anche quando ci troviamo da soli e nessuno ci osserva; se non Dio. A questa forma di devozione, a questa azione d’amore del credente, Dio promette ricompensa così grande e meravigliosa da relegarla nel dominio della Sua conoscenza, per lasciare solo intuire al credente qualcosa che non può comprendere appieno, tanto vasta è la generosità del Signore.

In un altro hadith il Profeta ha descritto Ramadan come il mese il cui inizio è caratterizzato dalla misericordia divina, il periodo di mezzo dal Suo perdono, quello finale dalla salvezza dall’Inferno. Questo è Ramadan: un’occasione irripetibile per ri-orientare la nostra vita, dare il giusto senso ad ogni nostra azione, rifondare la nostra sincerità di credenti.

Ma per far questo c’è un aspetto, sottile e profondo, che richiede di essere ben compreso. Ancora e necessariamente è il migliore dei maestri, l’amatissimo Profeta Muhammad, ad insegnarcelo. Un giorno di Ramadan due donne che stavano osservando il digiuno presero a vomitare sangue e carne. Il Profeta commentò: “Queste due donne si sono astenute da quel che Dio ha reso lecito [cibo e bevande al di fuori dei giorni di Ramadan] ma si sono cibate di quel che Dio ha proibito [la maldicenza]”. Fece così eco alla Parola divina che rappresenta il maldicente e calunniatore come colui che si ciba della carne del proprio fratello morto.

Il digiuno, infatti, non è affatto la sola astensione da cibo, bevande e rapporti coniugali.

Non solo lo stomaco deve digiunare, ma anche gli occhi devono digiunare quando il credente si astiene dal posare lo sguardo su quanto è proibito; anche la mano deve digiunare quando il credente si astiene dal commettere atti proibiti; anche i piedi devono digiunare quando il credente si astiene dal recarsi in luoghi di peccato e tentazione; anche la lingua deve digiunare quando il credente si astiene da maldicenza e discorsi volgari.

E soprattutto anche la testa deve digiunare, quando il credente allontana da sé ogni idea impura, quando cerca di mantenere ogni suo pensiero rivolto a Dio. Così si ottiene la misericordia ed il perdono divino: “Chi digiuna nel mese di Ramadan con fede e speranza nella ricompensa divina, avrà i suoi peccati cancellati”. E’ così che Ramadan può rappresentare per ogni credente l’occasione irripetibile per troncare col passato e ripartire con una vita nuova.