La vittoria di Johnny Depp contro i dogmi del MeToo

La vittoria di Johnny Depp su Amber Head  non è un passo indietro nella battaglia per combattere la violenza sulle donne ma piuttosto uno in  avanti per respingere  quelle donne che vogliono abusare di questa causa.

Per fortuna il processo è stato pubblico e le prove che hanno dimostrato la malafede di questa  donna carrierista,  bugiarda e manipolatrice, sono state esposte pubblicamente senza ombra di dubbio. Il fatto più disgustoso a mio parere e che l’attrice si era  descritta come vittima di abusi domestici che non ci sono stati  e che ha messo in piazza l’uso di sostanze stupefacenti da parte  dell’ex marito per distruggerne la reputazione e non per aiutarlo a disintossicarsi.

Il  giudice, una donna di origine latina ha riconosciuto il carattere diffamatorio di un articolo pubblicato sul quotidiano Washington Post e firmato da Amber Head in  cui l’attrice si definiva un figura pubblica che si batteva per i diritti delle donne e, nel farlo,  descriveva l’ex coniuge nel peggiore dei modi, un modo diffamatorio che non corrispondeva alla realtà.

Per questo reato è stata condannata a risarcire l’attore con 10 milioni di dollari ma, al di là del fatto economico in sé, fa piacere che un uomo possa riavere la propria vita il proprio onore e la propria carriera sbiancata da queste  accuse orribili. Alla fine anche per lui è  stata provata la diffamazione ma con una pena molto più lieve una multa di due milioni di dollari. Una relazione tossica che però ha distrutto molto più lui che lei.

Il presupposto ideologico del MeToo, su cui si basa la maggioranza delle accusatrici soprattutto negli USA e che era stato presentato come un caposaldo incontrovertibile, è stato ancora una volta smentito. L’assunto da cui di parte è che l’uomo nasce stupratore nei confronti della donna e che quest’ultima ha sempre ragione in quanto ontologicamente creatura superiore all’uomo ed incapace di violenza.  La realtà, tuttavia,  non corrisponde affatto a questo schema ideologico.

La politica, con l’apparizione ai massimi livelli del potere  di donne come Madeleine Albright, Margaret Thatcher e Condoleeza Rice ha dimostrato abbondantemente che anche la donna di potere è albergata dagli stessi demoni dell’uomo al punto da mandare sul lastrico decine di migliaia di operai o alla morte decine di migliaia di soldati  per inseguire un sogno ideologico di dominio del mondo

E questo meccanismo infernale  si riproduce a cascata producendo streghe che trovano ogni modo per delegittimare il marito anche quando le tratta bene, alzando sempre di più l’asticella  dei diritti fino a rivendicare  la coppia aperta ed il diritto a tradire il marito apertamente o a negarsi sessualmente per ricattarlo.  E se il marito divorzia c’è  tutto un sistema di avvocati e giudici che fanno l’impossibile per strappare all’uomo reo perché maschio, la casa ed i figli oltre ad una cospicua rendita per la moglie ( tanto infedeltà non è più scusa per la negazione del mantenimento ). Ultimamente però, diversi giudici di fronte a richieste assurde hanno negato il diritto al mantenimento a vita  se la donna è in grado di lavorare e guadagnare bene e bambini sono stati affidati ai padri ( esistono padri esemplari, credetemi !l)Il vento sta cambiando 

La violenza domestica esiste e va punita severamente e senza scappatoie quando c’è  ma va ricondotta ad un numero di casi ben definiti e non generalizzata. Non tutto è  violenza non tutto è stupro. Se secondo dati molto opinabili sarebbero milioni e milioni le donne stuprate o vittima di abusi come pensate che i carnefici possano essere puniti?  Incarceriamo tutti i maschi ? Si veda allora come questo finto femminismo serve solo a mantenere lo status quo.

Se tutto è  stupro niente è stupro e nessuno può più essere punito. La donna-angelo esiste solo nelle poesie  stilnoviste e, nei matrimoni, la capacità  di violenza verbale ed economica delle donne nonché  la capacità  di tessere intrighi per rovinare gli uomini è  pari alla capacità  di violenza fisica di certi uomini.

Questa  situazione non si risolve con la guerra dei sessi ma improntando il matrimonio a mutua collaborazione e mutua misericordia e non ad un bilancino tra diritti e doveri senza amore o ad  una rivendicazione sindacale infinita  

In un matrimonio fallito la vittima è spesso anche carnefice e anche violenza psicologica può fare danno quanto quella fisica, lede l’onore e la reputazione del marito o della moglie. Non a caso la tradizione islamica mette in guardia contro l’uso dell’ingiuria e della volgarità tra le persone in pubblico ed in privato e fa della diffamazione un peccato maggiore punibile in assenza di pentimento  con la dannazione. 

Purtroppo in quest’epoca siamo arrivati ad una situazione in cui le donne non si fidano degli uomini e viceversa. La stessa comunità  islamica pur essendo mediamente piu forte, risente comunque di questo atteggiamento con molti maschi che non riescono a costruirsi uno spazio di autorevolezza come mariti, tra genitori autoritari che incombono ed ambiente esterno  falsamente liberale,  mentre molte sorelle condividono alcuni errati assunti femministi per colpa di ambienti tossici per cui attribuiscono alla religione responsabilità che sono invece causate da ignoranza, conformismo e bigottismo

Questi problemi mal gestiti in assenza di guide spirituali esperte portano a divorzi tra coppie che si sarebbero potuti  salvare con grave pregiudizio per i figli o addirittura all’uscita dall’ islam di alcune sorelle.