Contro i Mondiali in Qatar un’offensiva coloniale ed islamofoba

L’ennesima campagna di stampa globalista contro un paese musulmano è stata avviata prendendo spunto dai campionati Mondiali di calcio che sono iniziati nell’Emirato del Qatar.

I nuovi idoli dell’ ideologia liberal cara ai Dem americani: i diritti delle donne ( di farsi colonizzare), i diritti degli omosessuali (che pretendono di propagandare pubblicamente quello che fanno ), e la questione dei poveri migranti che sarebbero morti nella costruzione degli stadi per i Mondiali, sono diventati una specie di Sacra Trimurti che accompagnerà lo svolgersi di questa manifestazione.

Ma non è facile vincere una campagna di stampa di impronta neocoloniale in un Paese ricchissimo ed influente come il Qatar.

Certo in ballo ci sono tanti soldi e la soddisfazione dell’ Emiro Al Thani che è riuscito a portare i Mondiali nel suo Paese coronando un lavoro di anni.

Il Qatar è un Paese dove lo sviluppo economico è andato di pari passo con quello sociale e culturale: è stato dato il diritto di voto alle donne, e la percentuale di donne lavoratrici è più alto che in Italia.  Se ne è accorta persino Vanity Fair e anche il  Corriere della Sera

Certamente non esiste nessuno disposto a scendere in piazza senza velo o a baciarsi per strada per generiche rivendicazioni del politicamente corretto. Il processo di cambiamento inizia dentro la Royal Family qatarina per opera della madre dell’attuale Emiro Sheikha Moza, icona fashion con 5 lauree, che 20 anni fa cominciò a costruire un mondo pensato per le donne, fondando Enti che ne promuovessero le attività ed i diritti, ed è continuato con le altre donne della famiglia.

Indubbiamente il Qatar è uno di quei Paesi che pur alleato di vecchia data degli USA (alleato strategico vista l’aria che tira da quelle parti ) e moderatamente riformista non è affatto disposto a fare la fine della Thailandia o del Marocco dove tutto è permesso avendo i soldi e un cognome straniero.

Hanno messo bene in chiaro che se pur condividono in parte il neoliberismo economico non sono affatto disposti a rinunciare alle proprie leggi ed ai propri valori fondanti di società musulmana. Apriti cielo! Dal fronte globalista urla e strepiti per cercare di mettere all’indice come hanno fatto con l’Iran chi non si piega ai loro diktat.

Tra l’altro ci saranno sei donne arbitro una novità assoluta per i Mondiali e le donne qatarine potranno andare allo stadio come hanno sempre fatto.

Il Governo ha reagito ai rapporto di HRW sottolineando che le donne imprenditrici sono molte e che al contrario di quello che accade in Arabia Saudita, le università sono piene di ragazze e sono diventate attraenti anche per ricercatrici occidentali nei campi più avanzati delle scienze, e che l’Emirato ha promulgato leggi finalizzate al superamento del gap di genere in tutti i campi.

Siccome sui diritti delle donne potevano fare poco per i motivi sopra esposti, e perché essendo un paese ricchissimo nel quale le donne possono comunque studiare, gestire il loro patrimonio e lavorare, un paese dove non vengono infibulate come nel Corno d Africa, ed avendo soldi e potere non hanno bisogno di essere tutelate da Associazioni estere, i globalisti hanno puntato sulla questione della morale musulmana. 

Lo hanno fatto attaccando ferocemente la severità delle autorità nel vietare e punire il possesso di droghe, il divieto dei baci in pubblico (etero o omo che siano ), oltre alle limitazioni all’uso di alcol per i turisti ed alle regole relative ad un abbigliamento appropriato.

Sui Social è anche circolata una locandina falsa dove si riportavano divieti per i tifosi che non corrispondono affatto alle raccomandazioni governative che si possono trovare sul sito ufficiale del governo ( e poi alla fine, le autorità qatarine hanno anche ammesso il consumo di birra per i maggiori di 21 anni tra i tifosi).

Queste norme sono assolutamente ovvie e comuni a tutti i Paesi del Golfo e sono gradite e difese dalla popolazione. Per quali ragioni il Qatar dovrebbe eliminarle?

Quando sentite parlare di diritti umani da parte della maggior parte degli occidentali non pensate alla giusta difesa del diritto all’istruzione, all’alloggio, alla salute e ad un salario decente per tutti. 

Pensate invece ad una ideologia neocolonialista autoritaria e pervasiva più delle dittature tradizionali, che cerca specie attraverso i media e la cultura di massa di estendere al resto del mondo i vizi dell’ideologia del mercato, in cui il corpo nudo è merce in vendita, un’ideologia secondo la quale solo nudi si è liberi, che esalta una sessualità polimorfa e perversa, veicolata e promossa negli Anni 70 da filosofi e scrittori come Mario Mieli. Non a caso i simboli della rivolta pro imperialista iraniana sono i capelli al vento delle donne lo schiaffo ai chierici ed i baci per strada.

Pensate a chi ha diffuso le droghe a partire dagli anni 50 come mezzo di liberazione quando invece hanno distrutto milioni di giovani vite.

Pensate ai teorici della distruzione della natura sessuata degli esseri umani, coloro che teorizzano l’esistenza di 72 generi e la possibilità di passare dall’ uno all’altro senza problemi, pensate alle lezioni di educazione sessuale impartite dalle Drag Queen ai danni di bambini delle scuole dell’obbligo come accade già ora in Germania.

Questo e quello che vogliono imporre al mondo intero. Questo e quello contro cui noi musulmani dobbiamo lottare, perché la libertà autentica è nella fede, non nel corpo che si sfrena senza morale, è nella preghiera e nella meditazione, non nell’ uso della droga o dell’alcool per sfuggire ai problemi quotidiani, è nella condivisione e nella fratellanza, non nell’isolamento esaltato dalle élites e propagandato ancora una volta come icona di libertà globalista. Questi pretesi diritti non hanno niente di umano.

Come al solito doppio standard anche sulle droghe. Vista la severità delle norme di alcuni paesi asiatici amici dell’Occidente come Singapore, trovo ridicolo prendersela con chi non vuole ritrovarsi dentro una situazione pericolosa per la conservazione dell’etica islamica e per l’incolumità pubblica, con milioni di tifosi da gestire ed il rischio di risse da abuso di droga o alcool. 

A Singapore ti danno all’arrivo una T shirt con scritto tutto quello che è vietato, compreso masticare chewing gum, e se porti droga ti attende la pena di morte, ma nessuna protesta perché non e geopoliticamente conveniente.

Ormai l’ ONU e la cosiddetta comunità internazionale non sono altro che la cassa di risonanza delle istanze globaliste e dietro a loro vanno le Associazioni per i diritti umani finanziate del resto proprio da esponenti dell’ élite liberal. Tutto si muove ad orologeria.

Anche sulla pena di morte alcune associazioni globaliste hanno avuto da ridire nonostante ci sia da anni una moratoria di fatto nell’Emirato. Nessuna campagna mediatica significativa viene messa in opera per scongiurare la decapitazione di decine di uomini e donne spesso innocenti in Arabia Saudita, né per scongiurare la condanna capitale per l’assassino dell’ ex premier giapponese Shinzo Abe, o per dissuadere la Cina ad applicarla per decine di reati tra cui la concussione, la pirateria informatica e la frode fiscale.

Per quanto riguarda la questione dell’ omosessualità, la morale musulmana proibisce la propaganda di attività illecite che costituiscono un danno per la comunità, ma non interferisce sulla vita privata di nessuno; quindi niente teoria gender ma, nessuna Santa Inquisizione che ti entra in casa per vedere quello che fai. Gli omosessuali sono sempre esistiti nelle società musulmane e  anche loro possono vivere tranquilli senza dare scandalo e vivendo in castità possono arrivare alla salvezza dell’anima.

Questo atteggiamento di fermezza da parte del credente desta scandalo in chi ha perso qualsiasi riferimento etico e cerca di dare lezioni al mondo credendo di comprarlo col denaro o sottometterlo con i carri armati. 

Ed ora veniamo all’ultima questione, quella della presunta morte di oltre 6000 lavoratori migranti che, secondo l’inchiesta del Guardian, sarebbero deceduti in dieci anni, di cui una parte di questi sarebbero morti durante la costruzione dello stadio di Doha. Sicuramente ci sono dei problemi per quanto riguarda i diritti e le condizioni di sicurezza dei lavoratori ed è un tema che si può e si deve affrontare ma ricordiamoci che si tratta di un problema condiviso da buona parte dei paesi del mondo, Italia compresa dove ogni anno muoiono circa 700 persone sul luogo di lavoro.

Opportunamente Gianni Infantino presidente della Fifa nel suo discorso introduttivo al Mondiale, ha denunciato il doppio standard dei media occidentali, dicendo tra l’altro che le critiche al Mondiale sono ipocrite:“Per quello che noi europei abbiamo fatto negli ultimi tremila anni dovremmo scusarci invece di dare lezioni agli altri”.

In effetti nessuno dei comportamenti denunciati nell’inchiesta del Guardian sulla situazione dei lavoratori migranti nell’ Emirato o negli atti di HRW e di Amnesty International sul rispetto dei diritti umani è estraneo alla storia europea. Anzi,  Gli Emiri del Golfo sono arrivati alla ricchezza dopo che noi occidentali abbiamo colonizzato e distrutto mezzo mondo contribuendo pesantemente alla decadenza di gran parte del mondo musulmano.