Quando il male è anche bello: l’estetica e la malvagità nel Faust di Goethe

Il Faust di Johann Wolfgang von Goethe è uno dei capolavori della letteratura tedesca e rappresenta una delle opere più importanti e influenti dell’estetica romantica. L’opera presenta una serie di temi complessi, e fra questi spicca il tema della natura del male e la sua rappresentazione attraverso l’estetica del linguaggio e della descrizione. Vediamo in che modo.

Nel Faust, il male è impersonato da Satana (o Mefistofele), che viene descritto come un personaggio affascinante e seducente. La sua presenza nell’opera è caratterizzata da un forte impatto estetico, dovute alla sua bellezza e alla sua eloquenza. Satana rappresenta il male nel senso più profondo del termine, ossia come forza contraria alla morale e alla virtù, e la sua capacità di sedurre è evidente sin dalle prime pagine dell’opera quando impersona Faust per portare verso le strada della perdizione il giovane studioso.

L’estetica del linguaggio e della descrizione utilizzata da Goethe per descrivere Satana e le sue azioni malvagie ha però un effetto interessante che il lettore difficilmente può mancare. L’estetica rende appetibile il male, facendo sì che il lettore possa sentirsi attratto da esso, nonostante il suo carattere immorale e distruttivo. Questo è particolarmente evidente in alcune delle scene più famose del Faust, come quella in cui Satana seduce Margherita e la porta alla rovina.

Nella descrizione della seduzione di Margherita, Goethe utilizza un linguaggio fortemente evocativo, che rende il momento molto intenso e suggestivo e portando il lettore a “tifare” per Satana. Ad esempio, quando Satana entra nella stanza di Margherita, la descrizione dell’atmosfera assume una connotazione sinistra e malvagia ma al contempo accompagnata da un uso peculiare del linguaggio : “Un senso di sospetto si insinuò in lei, / Come un soffio che sale dal nulla; / Il lume palpitò e si spense, / L’odore di fumo salì dal pavimento”.

In questo ed altri passaggi, l’estetica del linguaggio utilizzata da Goethe rende l’atmosfera inquietante e tesa, facendo sì che il lettore possa percepire la presenza di una forza malvagia e incontenibile, ma al contempo la rende affascinante ed attraente portando il lettore quasi in uno stato di dipendenza. Quest’uso dell’estetico da parte di Goethe ha una funziona teleologica tale da far sentire al lettore il “peso della tentazione” che si insinua in modo sensuale e dolce nella mente del lettore ma che ha al contempo una natura distruttiva.

In altre scene, come quella in cui Satana cerca di convincere Faust a vendere la sua anima al diavolo, l’estetica del linguaggio assume una connotazione più razionale e persuasiva. Satana presenta la sua proposta in modo molto convincente, utilizzando un linguaggio persuasivo e razionale per convincere Faust a vendere la sua anima. Anche qui l’estetico gioca un ruolo importante.

Tuttavia, l’opera non si limita a presentare il male in modo estetico, ma lo analizza anche da un punto di vista filosofico e morale. Il linguaggio utilizzato non solo insegna indirettamente al lettore che estetica non corrisponde ad etica, esso è utilizzato in modo diretto per svelare la superficialità del piano demoniaco durante gli scambi accesi fra Faust e Mefistofele.

In questa prospettiva, l’estetica del linguaggio utilizzata da Goethe per rappresentare Satana assume una valenza filosofica e metafisica molto profonda. La figura di Satana diventa così un simbolo della condizione umana che oggigiorno è ancora più rilevante nell’era della superficialità, dei social media, e di OnlyFans. Il male viene mostrato come minaccia reale e capace di annientare l’essere a prescindere dalla sua estetica ed anzi abusandone spesso adottando la strategica del cavallo di troia tale da veicolare il male con la bellezza.

In questo modo il lettore si affaccia alla scena in cui Satana uccide il fratello di Margherita con un forte senso di sconforto e alienazione e al contempo di piacere estetico. Uno degli atti più malvagi – l’omicidio – viene descritto in modo quasi eroico ed il linguaggio ha la forza di rendere le gentili premure e preoccupazioni del fratello di Margherita quasi comiche ed un ostacolo ridicolo che i due (anti-) eroi, Faust e Mefistofele, devono schiacciare. Simile è la situazione nel caso della graduale corruzione di Margherita il cui ruolo di figlia, sorella, e donna modello viene brutalmente e viscidamente corrotto dal piano demoniaco e dalla passione fuori controllo da Faust. Risiede nel linguaggio infatti il potere di rendere la corruzione di Margherita qualcosa che viene percepito come “positivo” mentre nella realtà gli eventi aumentano di tragicità portando alla devastazione della famiglia della giovane e della psiche della giovane stessa verso la fine della prima parte del Faust.

Certo, il Faust è un’opera complessa che come ogni opera letteraria può essere apprezzata appieno se analizzata nella sua lingua originale. Al contempo, il lavoro magistrale dei traduttori ha permesso (non senza poche difficoltà) di non far perdere questa importante caratteristica dell’opera che ogni futura traduzione non può che tenere a mente e cioè il valore teleologico del linguaggio come parte imprescindibile dei significati e delle riflessioni che Goethe ha voluto condividere col mondo.