Il 25 aprile scorso, mentre in Italia si dibatteva sulla sobrietà delle celebrazioni per l’80esimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo, in Francia, precisamente a La Grand-Combe, si consumava l’ennesimo atto di islamofobia. Ma questa volta, l’episodio si distingue per la sua brutalità e premeditazione.
Aboubakr Cissé, giovane francese di origini maliane, si trovava nella moschea per la preghiera del venerdì. Probabilmente, era arrivato in anticipo, come suggeriscono le immagini delle telecamere di sorveglianza. In quel momento, è stato avvicinato da Olivier A., un 21enne francese originario di Lione. Atteso che Cissé si fosse prosternato, Olivier ha iniziato a colpirlo ripetutamente con un coltello.
La premeditazione emerge chiaramente dalle parole di Olivier, che ha inveito contro Allah e l’Islam durante l’attacco. Inoltre, ha filmato l’intera scena, un gesto che richiama alla mente l’azione di Brenton Tarrant il 15 marzo 2019 a Christchurch, in Nuova Zelanda.
Nonostante l’impegno di decine di agenti di polizia, ma non dell’esercito, Olivier è riuscito a fuggire. Solo il 28 aprile si è costituito spontaneamente alle forze dell’ordine a Pistoia, in Italia. Durante l’interrogatorio, ha dichiarato di non essere stato mosso da odio religioso, nonostante nei video si sentano chiaramente le sue imprecazioni contro Allah.
Il presidente Emmanuel Macron e il primo ministro François Bayrou hanno condannato fermamente l’omicidio, definendolo un atto di odio religioso. Il ministro dell’Interno, Bruno Retailleau, ha elogiato la rapidità dell’indagine, che ha coinvolto 75 agenti, sottolineando la pericolosità del sospetto, che aveva dichiarato l’intenzione di diventare un serial killer.
Jean-Luc Mélenchon, leader del partito “La France Insoumise”, ha partecipato alla marcia silenziosa in memoria di Aboubakr Cissé, visibilmente scosso dall’accaduto. È auspicabile che tutta la politica francese, inclusa l’estrema destra di Marine Le Pen, condivida questo sentimento, poiché la morte di un uomo deve far riflettere oltre le appartenenze politiche.
Questo attentato non è frutto del caso; è il risultato di anni di propaganda anti-islamica e criminalizzante nei confronti dei musulmani, promossa da una certa politica. Ma dobbiamo riconoscere anche la complicità di una sinistra che tace di fronte all’odio verso i musulmani, giustificandolo spesso come libertà di espressione, una libertà che, paradossalmente, sembra non valere per altri.