Malik Badri il padre della psicologia islamica moderna

Il Dr. Badri è stato un pioniere dei moderni approcci islamici alla psicologia e ha influenzato innumerevoli studiosi in questo campo attraverso i quali la sua eredità continua a vivere.

“Non preoccuparti Malik, sono a libro paga di Freud!”. Queste furono le parole che un tempo confortarono il padre della moderna psicologia islamica, recentemente scomparso, il dottor Malik Badri, quando si lamentò con un amico di essere stato ridicolizzato dai colleghi psicologi, compresi alcuni musulmani, quando, negli anni ’60, tentò di presentare loro una nuova struttura islamica della psicologia.

Dopo essersi formato come psicologo nel Regno Unito, avendo completato gli studi primari nel suo paese d’origine, il Sudan, e dopo aver conseguito la laurea e il master presso l’Università americana di Beirut, il dottor Badri venne eletto membro della British Psychological Society.

Mentre sentiva che c’era molto della sua formazione che poteva portare benefici alla comunità dei musulmani, aveva anche visto altri colleghi psicologi musulmani adottare in toto la struttura rigidamente secolare della psicologia occidentale in cui non c’era spazio per la religione o la spiritualità.

Il dottor Badri era molto preoccupato per i seri dilemmi culturali e ideologici che sarebbero derivati da quella che lui chiamava “esportazione etnocentrica e indiscriminata della secolare psicologia occidentale” nei paesi musulmani e del terzo mondo, con il pretesto della “superiorità scientifica” dell’Occidente. Era particolarmente preoccupato per il fatto che gli studenti di psicologia nei paesi musulmani stessero “ingoiando il nocciolo della psicologia con tutto il suo guscio; [tenendo] il bambino con la sua acqua sporca”.

Questo ha poi portato alla pubblicazione del famoso articolo del dottor Badri, Muslim Psychologists in the Lizard’s Hole, seguito dal suo libro best-seller “The Dilemma of Muslim Psychologists”, pubblicato a Londra nel 1979. Questo opus magnum, assieme a numerosi altri libri del dottor Badri, ha ispirato molti a rifiutare l’accettazione acritica delle teorie e pratiche psicologiche occidentali e a rivederle, invece, secondo una visione islamica del mondo.

Da qui si è aperta un’altra strada importante per il dottor Badri: esaminare le opere dei primi studiosi musulmani che contribuirono alla materia che oggi chiamiamo psicologia. Quale modo migliore per portare i benefici della psicologia ai musulmani che trovare le sue radici autoctone nelle opere dei primi studiosi musulmani?

I contributi originali di studiosi e medici musulmani erano stati praticamente ignorati, a volte deliberatamente, dai moderni storici occidentali della psicologia. Oggi i libri di testo di psicologia spesso iniziano onorando le opere dei greci e dei romani e poi saltano alcuni secoli fino al Rinascimento europeo, come se nel frattempo il mondo fosse sprofondato nell’ignoranza letteraria per oltre mille anni.

La parola Rinascimento significa rinascita, il che implica che l’Europa stava cercando di far rivivere le scienze morte dei greci classici. Ma la scienza in realtà non è mai morta. I musulmani hanno ereditato la scienza dei greci, l’hanno perfezionata ed innovata al di là di essa, prima di trasmetterla all’Europa.

Fu in questo frangente che il dottor Badri venne avvisato dal suo collega, il professor Mehdi Mohaghegh, di un manoscritto del nono secolo di Abu Zayd al-Balkhi scoperto nella Biblioteca Ayasofya di Istanbul dal professor Fuat Sezgin, intitolato Masalih al-Abdan wa al-Anfus (Sostentamento per Corpi ed Anime).

Il dottor Badri si è preso il compito di scrivere un trattato storico-psicologico sul manoscritto di al-Balkhi in arabo, quindi ha tradotto in inglese la sezione psicoterapeutica del manoscritto, ora intitolata Sostentamento dell’Anima.

Il dottor Badri ha dimostrato adeguatamente come al-Balkhi fosse stato il primo studioso a distinguere chiaramente tra psicosi e nevrosi, cioé tra disturbi mentali e psichici. Inoltre le classificazioni di al-Balkhi dei disturbi emotivi erano sorprendentemente moderne; egli classificò le malattie mentali in quattro categorie generali: paura e panico, rabbia e aggressività, tristezza e depressione, e ossessioni.

Per finire, al-Balkhi è stato probabilmente il primo nella storia ad aver sviluppato una raffinata terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e ad averne illustrato l’utilizzo per ciascuno dei disturbi che ha classificato.

Fu a questo punto che il mio cammino si incrociò casualmente con quello del dottor Badri. Avendo io stessa ricevuto una formazione nelle scienze islamiche classiche prima di diventare psichiatra, ero determinata a scoprire le opere dei primi studiosi musulmani e la loro comprensione della scienza multidisciplinare chiamata “ilm ul-nafs” o lo studio del sé.

Tuffandomi a capofitto su centinaia di manoscritti originali che andavano dal settimo al sedicesimo secolo, mi sono imbattuta nel manoscritto originale di Abu Zayd al-Balkhi risalente al nono secolo e, successivamente, nell’annotazione in arabo del dottor Badri. In qualità di psichiatra esperto, ho potuto notare immediatamente la connessione tra la classificazione diagnostica di al-Balkhi e il DSM-5. In alcuni casi le descrizioni di al-Balkhi (del nono secolo) corrispondevano punto per punto al DSM-5 (del 2013).

Ho colto l’occasione e ho scritto una e-mail al dottor Badri presentandomi, ho condiviso con lui le mie scoperte e l’intenzione di pubblicarle in doppio cieco, con revisione paritaria, sulle riviste mediche principali. Con mio assoluto stupore, il dottor Badri si è preso il tempo di rispondermi.

Più tardi avrei appreso da sua moglie, in un tributo online, che egli si prendeva il tempo per rispondere ad ogni singolo messaggio che gli veniva inviato. Nella sua risposta via e-mail si è congratulato con me e mi ha incoraggiata a proseguire questa linea di ricerca. Ha anche condiviso con me la buona notizia che era in procinto di tradurre in inglese quella che sarebbe diventata la sua opera più famosa: il manoscritto di al-Balkhi.

Con la benedizione del dottor Badri, ho sottoposto il mio lavoro a riviste mediche. Dopo aver esaminato i miei manoscritti, le riviste mediche hanno risposto dicendo che le mie affermazioni erano “non ortodosse” e che avrebbero dovuto far rivedere il mio lavoro da storici della medicina.

Dopo molti e interminabili mesi di attesa – durante i quali ero ormai sicura che i miei scritti sarebbero stati respinti – gli storici hanno finalmente risposto confermando le mie affermazioni: al-Balkhi, infatti, era stato probabilmente il primo a classificare, diagnosticare e proporre correttamente i trattamenti funzionali per malattie psichiatriche come DOC (Disturbo Ossessivo Compulsivo) e fobie un millennio prima che agli psichiatri europei venissero attribuite queste scoperte!

Sono arrivati persino a dire che i miei articoli riscrivono la storia della psicologia e ribaltano le narrazioni che sottovalutano o tralasciano deliberatamente i contributi islamici al campo ora conosciuto come psicologia.

Il dottor Badri era molto orgoglioso di questo traguardo. Questa scoperta mi ha portata successivamente a dedicare un’intera linea di ricerca alla storia dell’Islam e della psicologia nel mio laboratorio, lo Stanford Muslim Mental Health Lab dell’Università di Stanford. Oggi continuiamo a portare alla luce i tesori dei predecessori musulmani nel campo della psicologia – un campo che hanno preso molto sul serio e al quale hanno contribuito ampiamente.

Alcuni anni dopo, quando il dottor Badri era professore all’Università Sabahattin Zaim di Istanbul, in Turchia, ho fatto scalo a Istanbul, di ritorno da una conferenza di psicologia islamica in Pakistan, per visitarlo di nuovo.

Dato che eravamo a Istanbul, disse che aveva una sorpresa per me e ha tirato fuori dalla sua libreria il manoscritto originale che aveva usato per tradurre e annotare il Sostentamento dell’anima di al-Balkhi tanti anni prima, prestatogli dalla Biblioteca Ayasofya! E’ stato come essere testimone dello svolgersi della storia proprio davanti ai miei occhi. E’ stato un momento surreale, che ha catturato perfettamente la devozione del dottor Badri nel riportare nuovamente il quadro olistico islamico del benessere alla psicologia, che così profondamente mi ha ispirata e trasformata – e gli innumerevoli studenti a cui ha insegnato nelle università di Africa, Asia, Europa e Medio Oriente e attraverso i centri e le associazioni di psicologia islamica che ha fondato durante la sua vita.

Durante quell’ultima visita di persona con il dottor Badri, anch’io ho avuto la possibilità di condividere una sorpresa con lui: l’entusiasmante notizia che l’Università di Stanford sarebbe stata la prima università degli Stati Uniti ad aggiungere un corso completo e permanente di psicologia islamica alle sue proposte di studio.

Sono stata felice di aver avuto l’opportunità di poter celebrare con lui questo prossimo traguardo. Ha trascorso ore con me a delineare ciò che dovrebbe essere insegnato nel mio corso, e per questo io, e molti futuri studenti di psicologia islamica, gliene saremo per sempre grati.

Scherzando, ma con una punta di verità, mi disse: “Se qualcuno mi avesse detto negli anni ’60 che una università americana avrebbe avuto un giorno nel suo catalogo un corso di psicologia islamica, li avrei diagnosticati come pazzi!”. Ha sempre avuto un grande senso dell’umorismo che ci mancherà moltissimo.

Sono così grata che il dottor Malik Badri abbia avuto l’opportunità di assistere alla rinascita della psicologia islamica durante la sua vita e di vedere il suo lavoro instancabile iniziare a dare i suoi frutti. Oggi ci sono diverse conferenze globali di psicologia islamica alle quali partecipano migliaia di persone interessate al settore. Ci sono corsi, laboratori, libri, applicazioni teoriche e cliniche che sono tutti dedicati a rivendicare e promuovere il campo della psicologia islamica. Non sarebbe azzardato affermare che tutto questo può essere ricondotto al dottor Badri.

Il dottor Malik Badri sarà sempre il mio modello di musulmano impenitente nel mondo accademico e un ardente seguace della Sunnah profetica. Sarà sempre il mio eroe per aver tracciato un percorso, per medici e ricercatori come me, su come discernere il “bambino” dall’ “acqua sporca” al fine di estrapolare solo gli aspetti benefici della psicologia occidentale per aiutare i fratelli musulmani.

Sarà sempre considerato come il rianimatore del moderno movimento di psicologia islamica e come strumentale nello sforzo di riportare l’anima nella psicologia. La mia preghiera è che gli studenti del dottor Malik Badri portino avanti la sua eredità e le sue opere in modo che possano essere considerati per lui come una sadaqah jariyah, una carità permanente.

Articolo di Rania Awad pubblicato su TRT World