Il sionismo è un’ideologia razzista e mentre a Gaza si muore ammazzati qui si parla di hate speech a senso unico

Mentre i telegiornali nostrani ci mostrano alcune centinaia di persone radunate nelle strade di Roma a sostegno dei poveri curdi, allo stesso tempo fingono d’ignorare altre crisi, altre invasioni, altre tragedie di popoli che soffrono assai più dei curdi stessi.

Anche quest’ultimo venerdì migliaia di manifestanti palestinesi si sono radunati presso il confine tra Gaza e il resto della Palestina occupata da Israele per protestare in modo pacifico, contro l’occupazione e l’embargo disumano e illegale cui sono sottoposti da molti anni.

I soldati dello Stato sionista hanno continuato a sparare sulla folla, composta anche da tante donne e bambini, ferendo quasi cento persone, alcune in modo grave.

Se cercate nei maggiori media italiani immagini o commenti su questi gravissimi fatti, non troverete nulla. Alcuni giorni or sono i deputati del centro destra, nel Parlamento italiano, non si sono levati in piedi in solidarietà alla senatrice Segre, vittima di frasi razziste ed ingiuriose. E allora via col coro di proteste e indignazioni: come hanno osato non manifestare solidarietà con gli ebrei e non condannare esplicitamente l’antisemitismo?

Giusto! Qualunque essere umano dotato di buon senso dovrebbe aborrire e condannare ogni forma di razzismo. E certamente tale è anche il sionismo, in quanto ideologia mirante a creare uno stato su basi razziali. Così, infatti, lo descrive il celebre musicista e intellettuale di origine ebraiche Gilad Atzmon: “i primi sionisti parlavano di sangue ebraico e di eugenetica razziale quando Hitler ancora indossava i pannolini”.

Eppure i maggiori mezzi d’informazione italiani (e di quasi tutto il resto del mondo) ben si guardano dal condannare questa forma di razzismo. Lo Stato di Israele è retto da una legge che stabilisce che il diritto di esercitare lautodeterminazione nazionale nello Stato di Israele è esclusivamente per il popolo ebraico.

Cristiani e musulmani (e tutti gli altri non-ebrei) sono quindi discriminati per legge, ma quasi nessuno fra i politici nostrani, e tantomeno i giornalisti di regime, dichiara la propria indignazione ed il rifiuto per queste forme di razzismo.

C’è razzismo e razzismo. La denuncia, il rifiuto e la censura di un certo tipo di razzismo non servono, in fondo, che per nasconderne un altro.

Nessun commento

Lascia un commento sull'articolo