Netanyahu ringrazia Albania, Kosovo, Bosnia e Macedonia per il sostegno

Il premier israeliano Netanyahu ha espresso gratitudine all’Albania, alla Macedonia e alla Bosnia per aver sostenuto Israele. 

“Grazie per essere a fianco d’Israele e per aver sostenuto il nostro diritto all’autodifesa contro gli attacchi terroristici”, ha scritto su Twitter il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 

Quella dell’Albania è una delle prime prime bandiere sul suo Tweet, la seconda per la precisione subito dopo quella statunitense. Poi c’è’ quella della Bosnia e della Macedonia del Nord. Manca però la bandiera di Kosovo.

Albania

Per quanto riguarda l’Albania, la decisione del governo di sostenere Israele, è stata disapprovata dalla comunità musulmana e da una buona parte della società civile, scesi in piazza a protestare due giorni di fila, il 16 e il 17 di maggio. La protesta è stata subito ostacolata dalle autorità, che hanno arrestato 15 persone e li hanno accusati di : “Organizzazione e partecipazione a manifestazioni e raduni illegali “,” resistenza a pubblico ufficiale  ” e “trasgressione delle misure adottate per lo stato di emergenza e quello di pandemia”. Sarà bene ricordare che in merito  all’ultima accusa queste misure non state rispettate durante le elezioni di un mese fa, ma neppure lo stesso giorno. Un festival di danze è stato infatti organizzato dal municipio e l’evento e stato pubblicato sulla pagina ufficiale del sindaco.   

Anche l’associazione “Forum Musulmano d’Albania” ha condannato l’atteggiamento governativo di sostegno dello Stato di Israele. Ha scritto:“La tragica situazione creata dalle violenze perpetrate sulla popolazione palestinese dallo Stato di Israele è un fatto innegabile ha carattere terroristico”

Il Forum Musulmano d’Albania ha ricordato al governo che la tragedia che ha subito e sta soffrendo il popolo palestinese è del tutto simile a quella che ha vissuto il popolo albanese. Gli omicidi e le espulsioni di massa degli albanesi nella guerra balcanica del 1912, della popolazione di Chameria negli anni ’40, e infine i massacri di Milosevic e le espulsioni della popolazione albanese del Kosovo non sono molto distanti nella nostra memoria collettiva.

“Tutti gli albanesi hanno vissuto con gratitudine i bombardamenti NATO sulla Serbia guidati dagli USA. Consideravano questa azione come una dimostrazione di umanità in difesa di un popolo minacciato dallo sciovinismo nazionalista. Il Forum Musulmano d’Albania si aspetta dalle comunità internazionale lo stesso atteggiamento nei confronti della tragedia del popolo palestinese martirizzato.”

Un’altra dichiarazione a riguardo è stata fatta dall’ambasciatore israeliano in Albania. In un’intervista a Top News, ha affermato che “non accadrà mai che le proprietà vengano restituite ai palestinesi, perché è la terra di Israele”

L’ambasciatore ha sostenuto  che la guerra ora è contro Hamas e si è congratulato per le buone relazioni tra Albania e Israele sostenendo che si tratti di “un buon esempio di relazioni per gli altri paesi”

Bosnia

Secondo la Anadolu Agency, Sefik Dzaferovic, membro bosniaco del Consiglio presidenziale della Bosnia-Erzegovina e il presidente dell’Unione Islamica ha condannato le violenze della polizia e dei militari israeliani contro i palestinesi affermando di essere profondamente addolorato per la violenza in Masjid al-Aqsa. Reagendo al tweet del premier israeliano, ha scritto che il suo Paese non supporta l’uccisione di civili innocenti.

“Il mio messaggio al primo ministro Netanyahu è che la Bosnia-Erzegovina non sostiene e non può sostenere le uccisioni di civili innocenti a Gaza da parte delle forze israeliane”,

Kosovo

Il Ministro dei Affari Esteri ha sostenuto che israele ha il diritto di difendersi.  Secondo la gazzetta Tema, questo e’ la prima dichiarazione ufficiale dal governo del Kosovo.

“Lo stato di Israele ha il diritto e il dovere di difendere la sua gente contro più di 2k missili sui civili da parte di Hamas, il quale sta anche tenendo prigionieri di questa loro guerra anche i suoi propri civili palestinesi. Chiediamo la fine della violenza e una soluzione pacifica”.