Quattro anni di sanzioni statunitensi hanno devastato l’economia iraniana

Mentre i negoziati sul nucleare tra Stati Uniti e Iran rimangono in fase di stallo, le sanzioni continuano a colpire pesantemente, provocando un’impennata dell’inflazione, il calo del PIL e l’aumento dei prezzi

Diversi mesi dopo che i negoziati per un ritorno all’accordo nucleare con l’Iran erano giunti alla fase finale e una risoluzione era in vista, i colloqui si sono arenati, con il timore che potessero addirittura fallire definitivamente.

Nel frattempo, le sanzioni internazionali sono continuate ed i cittadini iraniani si sono trovati a doverne sostenere il peso maggiore, poiché i contraccolpi economici hanno reso la loro vita quotidiana più difficile.

Dopo anni di esclusione finanziaria da parte della comunità internazionale, l’Iran ha comunque dovuto imparare a cavarsela. Nonostante ciò, l’inflazione costante, la svalutazione del rial iraniano e il calo del Prodotto Interno Lordo (PIL) sono sfociati in una crisi.

“Le famiglie, che si possono permettere spese limitate, sono costrette a cambiare ciò che mettono nel loro carrello: molti iraniani consumano meno carne, acquistano meno specialità alimentari e si devono preoccupare persino del costo di prodotti basilari come riso e pane”, ha dichiarato a Middle East Eye Esfyandar Batmanghlidj, un collega in visita presso il Consiglio Europeo per le Politiche Estere.

“Sebbene l’Iran non stia affrontando una vera e propria crisi alimentare, la perdita di potere d’acquisto è una sorta di crisi umanitaria”.

“Il calo dei mezzi di sostentamento e del benessere della gente comune dovrebbe essere riconosciuta come un fallimento della politica volta a minimizzare i danni umanitari”.

Middle East Eye ha analizzato l’effetto delle sanzioni internazionali sull’Iran con una serie di grafici.

Prodotto Interno Lordo
Fonte: Banca Mondiale

Il Prodotto Interno Lordo (PIL) iraniano ha registrato un aumento dal 2010 al 2012, seguito da un calo costante a causa delle sanzioni internazionali sulle esportazioni di petrolio di Teheran.

Poi, nel 2016, abbiamo assistito ad una ripresa grazie all’attuazione dell’accordo sul nucleare iraniano, per poi vedere il PIL calare drasticamente non appena l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha abbandonato l’accordo due anni dopo.

Nel 2020, il PIL del paese era circa un terzo di quello del 2012.

•IPC (Alimentari) •Pane e Cereali •Carni (Rosse e Bianche) •Latte, Formaggi e Uova •Verdure
•Te, Caffè, Cacao e Succhi di frutta

Fonte: Centro Dati Statistici dell’Iran
Indice Prezzi al Consumo dei Servizi Medici e Sanitari

L’Indice dei Prezzi al Consumo (IPC)* misura la variazione media nel tempo dei prezzi pagati dai consumatori per beni e servizi.

In Iran, contemporaneamente all’aumento generale dei prezzi, il reddito medio del paese sta diminuendo, come mostrato in uno dei grafici successivi, rendendo sempre più inaccessibili i beni di uso quotidiano come cibo e medicine.

“L’impatto delle sanzioni sulla valuta iraniana e gli alti tassi di inflazione registrati in Iran durante il periodo dell’embargo hanno reso più costosi tutti i beni. I prezzi al consumo sono aumentati di circa il 40% rispetto allo scorso anno”, ha detto Batmanghlidj a MEE.

“Ciò significa che per milioni di famiglie iraniane, quel che possono permettersi è cambiato radicalmente”.

Ali, un iraniano di 26 anni che vive a Teheran, afferma che le sanzioni statunitensi non solo hanno fatto aumentare i prezzi di beni e servizi basilari, ma negli ultimi tempi hanno reso difficile anche il reperimento di alcuni farmaci.

Mentre gli Stati Uniti sostengono da tempo di aver fornito corridoi umanitari per consentire l’ingresso di medicinali nel paese, i gruppi per i diritti umani hanno affermato che l’introduzione di ulteriori sanzioni ha creato preoccupazioni tra le aziende che avevano intenzione di operare in Iran, ostacolando così l’accesso ai farmaci specialistici.

“Una volta potevo facilmente acquistare i farmaci per mio padre, ma ora è troppo difficile trovare i suoi medicinali salvavita come il Clopidogrel (Plavix) e il Valsartan nella forma originaria, e devo procurargli le versioni prodotte in Iran, che non sono altrettanto efficaci”, ha detto Ali a MEE.

E anche quando determinati tipi di medicinali sono disponibili, l’inflazione nel paese ha reso alcuni di essi troppo costosi per l’iraniano medio. Quindi, anche quando gli scaffali delle farmacie sono riforniti, le sanzioni impediscono agli iraniani di accedere ai farmaci.

Indice Prezzi al Consumo degli Alimentari

L’inflazione è una delle conseguenze più sottovalutate dell’embargo all’Iran. Batmanghlidj sottolinea nel suo recente rapporto che le sanzioni hanno avuto un impatto negativo sul livello di inflazione registrato nel Paese.

Negli Stati Uniti, quest’anno il tema dell’inflazione ha riempito le prime pagine dei giornali con un aumento del 8,5% negli ultimi mesi. Questo costringe una parte significativa di americani a vivere sempre in attesa del prossimo stipendio.

Ma per gli iraniani, questo fenomeno si verifica ormai da circa un decennio e, con i colloqui in corso poco convincenti, molti temono che la fine della costante inflazione sia ancora lontana.

“Molte persone hanno perso il lavoro a causa della reintroduzione delle sanzioni statunitensi”, ha dichiarato Ayda, 38 anni, manager di un’azienda che progetta e allestisce sale per conferenze e cinema.

Tuttavia, anche se gli Stati Uniti accettassero l’accordo sul nucleare, noto come Piano d’Azione Globale Congiunto (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA) e revocassero le sanzioni domani, servirebbero almeno 6-8 mesi prima che la situazione migliori e prima che gli iraniani possano importare i beni necessari o che il governo possa vendere il suo petrolio per poi riceverne gli introiti.

“Quindi, anche se si raggiungesse un accordo in questo momento, è molto improbabile che in Iran se ne riescano a vedere i benefici in meno di un anno”, ha detto Ayda a MEE.

A partire dal 2010, e negli anni immediatamente successivi, si sono registrati alcuni sviluppi positivi nell’economia iraniana. Dal 2010 al 2012 il reddito medio nazionale è cresciuto ogni anno.

Poi nel 2012 tutto è crollato e dal 2020 il reddito medio è meno della metà di quello del 2012.

Peyman, 24 anni, che lavora in un negozio di alimentari, racconta che la sua famiglia a volte non riesce a sbarcare il lunario a causa degli aumenti giornalieri dei prezzi, e che tutti e quattro i membri della sua famiglia, compresa la sorella minore, devono lavorare 8-10 ore al giorno per poter vivere con un reddito che è comunque inferiore alla media.

“A nessuno importa della gente comune. I leader e i politici si combattono, mentre noi siamo quelli che vengono annientati. Vorrei che [l’Iran e gli Stati Uniti] smettessero di comportarsi come dei bambini e che, per il bene della gente, si sedessero finalmente uno di fronte all’altro per parlare. Non ne possiamo più”.

NOTA
*Nei grafici, il periodo di riferimento dell’indice dei prezzi al consumo è mostrato col calendario iraniano. La data indicata nel primo punto, Ordibehesht 1397, corrisponde al periodo che va dal 21 aprile 2018 al 21 maggio 2018. La data dell’ultimo punto, Bahman 1400, corrisponde al periodo che va dal 21 gennaio 2022 al 19 febbraio 2022.

 

Articolo di Umar A FarooqReza Khaasteh pubblicato su Middle East Eye