Estremisti pro-aborto USA assaltano i centri di aiuto alle donne dopo la sentenza della Corte

All’indomani della decisione della Corte Suprema sull’aborto alcuni estremisti pro-aborto hanno preso d’assalto i centri di assistenza per la gravidanza negli Stati Uniti.

La sentenza nel caso Roe vs Wade riconosceva l’aborto come un diritto costituzionale. Il recente ribaltamento della decisione elimina questa interpretazione portando molti Stati USA a rendere illegale o più limitato l’accesso all’aborto e ponendo la decisione in merito nelle mani dei rappresentanti eletti.

La reazione dei progressisti ed in particolare dei militanti pro-aborto non è tardata. Varie proteste e denunce da rappresentanti politici progressisti ed attivisti hanno definito il ribaltamento di Roe vs Wade come “una sconfitta per i diritti delle donne”.

I conservatori da parte loro festeggiano la vittoria – risultato di decenni di lavoro di attivismo politico e sociale – definendo la decisione della Corte Suprema come un grande passo avanti per i diritti dei bambini e delle madri.

I dati degli ultimi decenni di Roe vs Wade stimano 60 milioni di aborti.

Mentre i conservatori festeggiano i progressisti sono al centro di critiche per le risposte violente che hanno fatto seguito alla loro sconfitta. Fra i casi più gravi vi sono stati vari assalti contro i centri di assistenza per gravidanze. Gli opinionisti conservatori hanno criticato questi assalti definendoli come un tentativo di sabotare ed ostacolare i servizi di supporto per donne incinte e “promuovere una cultura di paura in cui la sola soluzione possibile è quella dell’aborto”.

Il movimento pro-aborto estremista promotore di alcuni degli attacchi più gravi è Jane’s Revenge che ha anche inviato delle lettere in seguito agli attacchi ribadendo la loro missione e la loro opposizione a qualsiasi realtà assistenziale che possa contribuire a dissuadere dall’aborto come soluzione primaria in caso di gravidanza.

Gli assalti contri i centri di assistenza sono avvenuti con lanci di molotov, incendi dolosi, danni alle proprietà e minacce. Gli autori degli assalti hanno chiesto la chiusura forzata dei centri entro 30 giorni con la minaccia di ulteriori assalti nel caso in cui ciò non dovesse avvenire.