Torna a Dio Shaikh Yusuf al-Qaradawi, ecco chi era

Qaradawi si è sforzato di rendere la giurisprudenza islamica accessibile e applicabile alla vita dei musulmani contemporanei

Mentre il 18 febbraio 2011 centinaia di migliaia di persone si riunivano in piazza Tahrir, al Cairo, per la preghiera del venerdì, un anziano chierico saliva sul palco per rivolgersi ai fedeli.

“Non permettete a nessuno di rubarvi questa rivoluzione, a quegli ipocriti che indosseranno un nuovo volto, quello che più converrà loro”, diceva Yusuf al-Qaradawi, morto in Qatar lunedì 26 settembre all’età di 96 anni.

“La rivoluzione non è finita. Ha appena iniziato il lavoro per la ricostruzione l’Egitto – custodite la vostra rivoluzione”.

Sette giorni prima, il leader egiziano Hosni Mubarak si era dimesso dalla presidenza in seguito alle manifestazioni di massa contro la sua amministrazione che durava ormai da decenni.

Alla fine dell’anno, il Partito della Libertà e della Giustizia, ala politica dei Fratelli Musulmani fino ad allora messi al bando, aveva conquistato il maggior numero di seggi nelle prime elezioni parlamentari libere ed imparziali del Paese, durante le quali Mohamed Morsi era stato eletto presidente.

In qualità di uno dei più importanti ideologi associati alla Fratellanza, Qaradawi e i suoi insegnamenti sono stati al centro di eventi di portata mondiale. Sarà ampiamente ricordato come il primo, e forse l’ultimo, studioso e attivista musulmano a livello globale.

Nel corso della sua carriera di intellettuale pubblico, il suo approccio alla legge islamica – che combinava erudizione e attivismo politico – e la sua capacità di comunicare queste idee con un linguaggio semplice, gli avrebbero fatto guadagnare milioni di seguaci.

Attivismo anti-coloniale

Nato nel 1926, Qaradawi è cresciuto in un Egitto che si trovava ancora sotto il dominio coloniale britannico. In gioventù unì l’educazione religiosa con l’attivismo anti-coloniale, una combinazione che lo portò a ripetuti arresti da parte del governo egiziano.

Dopo l’indipendenza egiziana, la sua associazione con i Fratelli Musulmani – fondati nel 1928 quando Qaradawi aveva due anni – gli costò anche l’arresto da parte del presidente nazionalista arabo Gamal Abdul Nasser, negli anni Cinquanta.

All’inizio degli anni Sessanta lasciò infine l’Egitto per trasferirsi in Qatar, dove fu nominato decano della Facoltà di Sharia presso la neonata Università del Qatar e ottenne la cittadinanza qatariota nel 1968.

Mentre viveva in Qatar, è diventato famoso come studioso per il suo libro Fiqh al-Zakat (La giurisprudenza della Zakat pubblicato nel 1973), che era un tentativo di spiegare e riformare le norme che regolano la Zakat, uno dei cinque pilastri dell’Islam riguardante l’elemosina obbligatoria.

L’ambizione di Qaradawi era quella di riformulare queste regole per dare loro maggiore rilevanza alle aspirazioni dei musulmani contemporanei, collegandole a concetti di equità economica, piuttosto che radicarle ad un approccio rigido e ritualistico.

Il suo desiderio di articolare nuove interpretazioni della legge islamica rilevanti per la vita dei musulmani contemporanei lo ha portato a perseguire metodi ad hoc, in cui era disposto a prendere in considerazione opinioni non classiche provenienti sia dall’interno che dall’esterno delle quattro scuole sunnite dominanti, compresi, in modo più radicale, i giuristi sciiti.

Qaradawi ha anche cercato di reinterpretare le regole storiche della legge islamica per ridurre le differenze tra musulmani e non musulmani, al fine di integrare maggiormente questi ultimi nelle moderne società musulmane.

Rinnovamento islamico

Qaradawi considerava i suoi sforzi nell’interpretazione giuridica e nell’istruzione pubblica come parte di un progetto di rinnovamento islamico che affondava le sue radici nel movimento di riforma del XIX secolo, noto come modernismo islamico, inaugurato da Jamal al-Din al-Afghani e dal suo studente egiziano Muhammad ‘Abduh.

La riforma giuridica era una delle misure ritenute necessarie da Afghani e dai suoi seguaci per garantire alle società musulmane le condizioni per la propria indipendenza di fronte all’aggressivo imperialismo occidentale.

La necessità di riforme pratiche a sostegno di un progetto politico globale di autodeterminazione musulmana è stata la considerazione più importante per Qaradawi nel corso di una lunga vita di insegnamento e scrittura nella quale ha prodotto centinaia di libri e opuscoli e migliaia di ore di conferenze pubbliche e sermoni.

Qaradawi sosteneva che il suo approccio all’Islam si basava sulla via di mezzo della moderazione, o wasaṭiyya. Ciò che intendeva era evitare sia una comprensione eccessivamente restrittiva dell’Islam, che avrebbe effettivamente proibito tutto ciò che non era chiaramente permesso da una prospettiva islamica, sia una comprensione licenziosa dell’Islam che desiderava ignorare le chiare regole testuali del Corano utilizzando argomenti basati sull’interesse pubblico o sul progresso scientifico o materiale.

Il suo approccio al pluralismo religioso comportava un’apertura verso i non musulmani, ma solo a condizioni islamiche; Qaradawi ha persino espresso un’opinione che implicava che i non musulmani non motivati da un odio irrazionale verso l’Islam potessero essere salvati nella prossima vita.

La legge del Jihad

Coerentemente con queste posizioni, si è impegnato in una feroce polemica con gli studiosi salafiti-jihadisti e altri che praticano il takfir, la pratica di accusare altri musulmani di apostasia, o che vietano categoricamente la pace e l’amicizia coi non musulmani.

Nel 2009 ha pubblicato The Law of Jihad, un’importante opera in due volumi in cui afferma la legittimità del diritto internazionale e della struttura istituzionale delle Nazioni Unite contro le rivendicazioni dell’ideologia salafita-jihadista.

Il suo impegno per un ordine pluralista in un quadro islamico lo ha portato anche ad articolare una visione per i musulmani che vivono nei Paesi democratici, stimolando lo sviluppo di un nuovo campo del diritto islamico applicato noto come “giurisprudenza delle minoranze (fiqh al-aqalliyyat)“.

Assieme ad altri studiosi che la pensavano allo stesso modo, Qaradawi ha istituito il Consiglio Europeo per la Fatwa e la Ricerca con l’obiettivo di supervisionare e convogliare questi sforzi.

Tuttavia, Qaradawi si opponeva ferocemente a tutto ciò che sapeva di sincretismo religioso, insistendo sul fatto che i musulmani devono sempre giudicare i loro affari in base a quelle che riteneva essere chiare ingiunzioni islamiche.

Inoltre, se Qaradawi giungeva alla conclusione che un nemico fosse motivato da animosità anti-islamica, come il sionismo, il comunismo o, più tardi nella sua vita, l’animosità anti-sunnita nel caso del governo siriano, era disposto ad adottare una retorica che era al tempo stesso escludente e giustificava la resistenza militante in termini spesso incoerenti con gli altri suoi scritti.

La sua difesa degli attentati suicidi dei Palestinesi contro Israele nella Seconda Intifada, benché non fosse l’unico, gli è valsa un ostracismo costante in Occidente, e in seguito è stata usata dai suoi nemici nel mondo arabo per accusarlo di aver spianato la strada all’utilizzo di questa tattica anche da parte di gruppi militanti salafiti-jihadisti come al-Qaeda, nonostante le sue continue condanne dei loro attentati e atrocità.

Il pubblico di Al Jazeera

La statura di Qaradawi nel mondo musulmano, in particolare in quello di lingua araba, non è tuttavia dovuta solo alla durata, alla natura e alla coerenza del suo impegno come studioso e intellettuale pubblico.

Ha tratto grande beneficio dalla creazione di Al Jazeera, il canale satellitare del Qatar che ha conquistato un ampio pubblico pan-arabo e che per quasi 15 anni ha goduto di un monopolio virtuale del mercato delle news televisive nel mondo arabo.

Il suo programma settimanale, Ash-Shariah wal-Hayat (Legge e vita islamica), era un misto di talk show e forum pubblico interattivo in cui Qaradawi si impegnava in discussioni pubbliche e rispondeva alle domande in diretta degli ascoltatori che chiamavano da tutto il mondo arabo e non solo.

Il messaggio di Qaradawi prima del 2011 era anche relativamente unitario, in un momento in cui vi era un accordo generale sulla necessità di una maggiore solidarietà tra i paesi arabi contro la dominazione statunitense-israeliana e il salafismo jihadista ispirato da al-Qaeda.

Ma nonostante i primi giorni della Primavera araba – e il suo sermone in piazza Tahrir – abbiano rappresentato l’apice della sua carriera di intellettuale pubblico, si è trattato di un momento che ha avuto vita breve.

Nel 2013 la controrivoluzione egiziana era in corso, con Morsi imprigionato e sostituito dal generale diventato presidente Abdel Fatteh el-Sisi e la Fratellanza nuovamente messa fuori legge.

Contro Qaradawi è stato emesso un mandato di cattura da parte dell’Interpol – successivamente revocato perché ritenuto politicamente motivato – e nel 2018 è stato condannato all’ergastolo in contumacia da un tribunale militare egiziano.

Qaradawi sperava che il suo tipo specifico di islamismo potesse riunire un numero sufficiente di musulmani e non musulmani per assicurare agli stati arabi un futuro non autocratico, in grado di resistere sia al salafismo-jihadismo sia alla dominazione occidentale e israeliana.

Ma quasi un decennio di guerra e destabilizzazione a livello regionale ha invece rivelato profonde e irrisolte spaccature all’interno delle società arabe. Tutte queste illusioni sono state distrutte e il cammino del mondo arabo appare ancora più oscuro di quanto non fosse prima del 2011.