Bertrand Russel, Yuval Harari, ed i McDonald’s come fine della storia umana

Nel suo testo ‘Storia della filosofia Occidentale’, il premio Nobel per la letteratura Bertrand Russel fa un excursus dello sviluppo del pensiero Occidentale dall’era classica dei filosofi Greci a quella moderna post-illuminista.

Russel analizza questa storia tracciando le tappe importanti per supportare l’argomentazione primaria del suo testo: per comprendere la filosofia di un popolo è imprescindibile analizzarne al contempo la politica e la società del tempo.

All’inizio della sua discussione, Russel vede nell’idea di prudenza il valore filosofico primordiale, universalmente accettato ed apprezzato da tutti, a prescindere dalle diverse idee sulla vita. Questa prudenza ha un ruolo primario già agli albori della filosofia, che per lui è quella branca di sapere a metà fra scienza e teologia.

Per comprendere come per Russel la prudenza si consolidi come valore bisogna osservare l’agricoltura. Essa infatti è l’attività più importante che permette la sopravvivenza della specie, senza i rischi dello stile di vita preistorico e che per funzionare richiede la capacità di investire e preparare il terreno – letteralmente e metaforicamente – per un beneficio futuro.

La capacità di sacrificare un piacere immediato per un beneficio futuro è dunque all’origine non solo del pensiero Occidentale ma di tutta la filosofia di cui gli antichi greci sono considerati padri fondatori. Ma non è tutto oro quello che luccica.

Nel testo ‘Sapiens’, di Yuval Noah Harari, il tema della ricerca del piacere viene analizzato e reso intellegibile grazie ad una interessante chiave di lettura.

Harari ripercorre la storia dell’umanità, seppur da un limitato punto di vista evoluzionista-materialista, tracciando un filo conduttore caratterizzato dalla ricerca del piacere e della comodità come forza che ha motivato gli umani del passato fino a giungere ai nostri tempi pieni di lusso e abbondanza.

Oggi però ci troviamo in una situazione che raffigura alla perfezione il detto “il troppo stroppia”. L’istinto di ingozzamento che in passato era positivo perché motivava gli esseri umani a consumare preziosi e limitati cibi ipercalorici diviene oggi negativo. Quell’istinto atavico, dignitoso, e mitico di sopravvivenza si ritrova oggi sotto il giogo dei McDonald’s che diventano de facto il fine di millenni di lotta per la sopravvivenza.

Il sogno di una vita più facile per gli antichi ha portato al lusso, e il lusso ha da sempre portato a più lusso, in un circolo vizioso.

Prendiamo l’esempio della scrittura. Nel 3500-3000 a.C abbiamo la scrittura che viene usata per rendere la vita più comoda e conservare informazioni. Quello strumento porterà poi a vantaggi che a loro volta creeranno nuovi problemi e al bisogno di risolverli. Quella ricerca continua di comodità ha portato oggi all’informatica.

Un altro esempio più rilevante per i nostri tempi ai fini della nostra riflessione è quello del denaro. Il denaro, infatti, rappresenta lo strumento ultimo di mutua fiducia ma anche di comodità che spalanca le porte del lusso e dunque a maggiori rischi.

Il denaro agisce come chiave universale che permette di accedere a qualsiasi piacere se se ne possiede abbastanza a differenza del sistema del baratto. Se in passato però un limite era posto dall’utilizzo di metalli preziosi come denaro oggi con il sistema del denaro FIAT questo limite non esiste e la creazione fittizia di denaro ha messo alla prova l’umanità come non mai.

Le banche, infatti, possono prestare cento euro per ogni dieci euro che realmente detengono. Questo sistema di creazione di denaro dal nulla regge perché c’è fede nella crescita del mercato. Quella fede di cui parlò in nuce Adam Smith, uno dei padri fondatori della filosofia economica odierna.

Questo è uno dei motivi per cui Harari afferma che non è possibile dire che l’uomo moderno sia più felice del cacciatore-raccoglitore del passato. Le incertezze del passato non sono state eliminate. Esse sono invece mutate e spesso aumentate in quantità e complessità. L’unica certezza sembra il costante mutamento della società la cui destinazione è oggi più incerta che mai.