L’Emirati-gate investe Lorenzo Vidino e due accademici lasciano il programma della George Washington sull’estremismo

Due accademici lasciano il programma sull’estremismo della George Washington University a seguito dello scandalo che ha investito Lorenzo Vidino, direttore del programma.

I due professori hanno ritirato la loro partecipazione al programma sull’estremismo della George Washington University e si sono scusati con la comunità islamica a seguito della notizia secondo cui il direttore del programma sarebbe stato coinvolto in una campagna di dossieraggio e diffamazione portata avanti  dagli Emirati contro individui ed organizzazioni islamiche in Europa. 

“Prima di affiliarmi avrei dovuto effettuare le dovute verifiche sulle attività di ricerca e professionali del direttore; purtroppo non l’ho fatto e me ne rammarico. Per essere ancor più chiari: condanno con la massima fermezza l’islamofobia”, ha dichiarato Hilary Matfess, professoressa assistente presso l’Università di Denver ed ex componente del programma sull’estremismo della GWU.

Il giorno dopo che Matfess ha annunciato pubblicamente il suo ritiro dal programma, anche Cynthia Miller-Idriss ha dichiarato che avrebbe fatto lo stesso.

Miller-Idriss, direttrice del laboratorio di ricerca e innovazione sulla polarizzazione e l’estremismo dell’American University (Peril) e ora ex componente del programma sull’estremismo della GWU, ha dichiarato di non avere nessuna posizione retribuita all’interno del programma, ma ha comunque voluto che il suo nome fosse rimosso dopo la pubblicazione dell’articolo.

“Anche se il mio ruolo era solo formale – non retribuito e senza obblighi, e l’ho considerato solo come una cortesia nei miei confronti – mi rifiuto di dare legittimità ad un’organizzazione con una così grave violazione etica”, ha dichiarato Miller-Idriss su Twitter.

“Anch’io ritengo che avrei dovuto essere più diligente prima di accettare di aderire, e mi scuso con tutte le organizzazioni musulmane, in particolare con quelle che sono state direttamente danneggiate da queste affermazioni false e calunniose che provengono da un leader la cui organizzazione era legata al mio nome”.

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Il mese scorso, il New Yorker aveva pubblicato un lungo reportage in cui sosteneva che Alp Services, una società di intelligence privata con sede a Ginevra e guidata da Mario Brero, aveva organizzato per conto dei servizi segreti degli Emirati Arabi una campagnaper diffamare diverse organizzazioni musulmane in Europa, tra cui la Islamic Relief Worldwide (IRW) con sede nel Regno Unito.

Secondo il rapporto, Brero avrebbe pagato migliaia di euro a Lorenzo Vidino, direttore del programma sull’estremismo della GWU, per ottenere “interessanti indizi o rumors” sulla Fratellanza Musulmana, nonché un “elenco di presunti membri delle organizzazioni di primo livello nei Paesi europei”.

L’attacco ad Islamic Relief

Secondo il rapporto, Alp ha tentato di collegare Heshmat Khalifa – un membro del consiglio di amministrazione dell’IRW – al terrorismo, in seguito al suo lavoro con un’organizzazione umanitaria egiziana in Bosnia durante gli anni ’90.

Dopo che questo tentativo non ha trovato riscontri, Alp ha cercato nella cronologia dei social media di Khalifa, trovando diversi post contro gli ebrei che il dirigente della ONG aveva postato sui suoi canali personali dopo l’offensiva israeliana del 2014 a Gaza, Alp li ha poi girati al quotidiano Times of London nel 2020.

Khalifa si è immediatamente dimesso dall’organizzazione benefica e il direttore di IR  ha condannato i post, definendoli “inaccettabili”.

A seguito degli articoli riguardanti Islamic Relief, la Charity Commission del Regno Unito e l’Agenzia svedese per lo Sviluppo Internazionale hanno avviato indagini sull’associazione, mentre la Germania ha interrotto tutti i finanziamenti destinati all’organizzazione.

Secondo quanto raccontato da David Kirkpatrick sul The New Yorker, le banche hanno inoltre minacciato di “smettere di trasferire i fondi di Islamic Relief nelle zone di crisi di tutto il mondo”.

Islamic Relief ha dichiarato al New Yorker di aver speso centinaia di migliaia di dollari per pagare “audit esterni per rimuovere le false informazioni su Internet e ripristinare le sue buone relazioni con i governi”.

Ha anche pagato una commissione indipendente – guidata dall’ex procuratore generale inglese Dominic Grieve – che ha concluso che IR era un “ente di beneficenza altamente efficace” e privo di antisemitismo istituzionale.

L’inchiesta del New Yorker affermava che “nessuno ha mai identificato in modo credibile alcun legame istituzionale tra l’ente e movimenti estremisti”.