Esclusiva intervista ad Hamas da Gaza: Noi sotto assedio, non avevamo altra scelta

Mentre la Striscia di Gaza viene bombardata senza pietà da Israele siamo riusciti a raggiungere, proprio a Gaza Basem Naim, ex Ministro della Salute del governo Palestinese ed ex ministro del governo di Gaza, importante leader di Hamas e a capo del Consiglio per le relazioni internazionali del movimento di resistenza islamico.

Lei al momento è a Gaza mentre l’esercito israeliano la sta bombardando. Al momento qual è la situazione sul terreno?

La situazione è molto seria e pericolosa: negli ultimi sette giorni ci sono stati almeno 300 palestinesi uccisi.

La maggior parte di loro sono donne, bambini, anziani, e quelli che non possono fuggire da nessuna parte sono stati attaccati ripetutamente. Ieri hanno attaccato un convoglio di civili innocenti che si spostava da Nord a Sud uccidendo più di 70 persone e causando più di 200 feriti.

Inoltre non vi è acqua, né elettricità e l’accesso ad internet è quasi interamente interrotto. La comunicazione con le persone sul terreno è estremamente difficile. Il settore sanitario sta collassando. Non vi sono più posti letto negli ospedali. Non c’ è posto per nuovi feriti. Medicine, dispositivi sanitari e carburante sono esauriti.

Pertanto molte operazioni chirurgiche non possono essere eseguite mancando la maggior parte di presidi medico chirurgici, la mancanza di carburante inoltre, significa che stiamo dipendendo dai generatori e fintanto che le scorte di carburante non finiscano.

Ci aspettiamo che, a parte le migliaia di persone uccise e ferite dagli attacchi israeliani, altri pazienti bambini, donne e anziani malati, pazienti ipertesi, diabetici e altri, e soprattutto pazienti in terapia intensiva, moriranno.

Molte persone hanno cercato rifugio negli ospedali che ne hanno accolti migliaia. Solo nell’ospedale Shifa ci sono già più di ventimila civili innocenti che sperano sia un luogo relativamente sicuro, la stessa cosa negli ospedali di Khan Yunis, al-Aqsa e altri.

Centinaia di bambini palestinesi sono ancora sotto le macerie. Ci aspettiamo una catastrofe sanitaria nei prossimi giorni, infatti quando i corpi che rimangono sotto le macerie per giorni possono innescare infezioni su larga scala

Una situazione davvero catastrofica, e tutto questo prima di un’invasione via terra. Se dovesse, come hanno detto che faranno nei prossimi giorni, o nelle prossime ore, potete immaginare cosa succederà allora: massacri, centinaia di persone uccise, migliaia di feriti, niente ospedali, niente scuole, nulla.

Quello che sta succedendo ora a Gaza va oltre i crimini di guerra, è un genocidio un genocidio che purtroppo è supportato da molti Paesi occidentali, principalmente gli Stati Uniti e l’Europa

Come ha detto prima gli israeliani hanno chiesto di evacuare una parte della Striscia di Gaza, qual è il loro obiettivo strategico? a parte la vendetta, una nuova Nakba?

Questo è stato annunciato pubblicamente dal governo israeliano. Il ministro delle finanze e secondo ministro della guerra Bezalel Smotrich ha detto espressamente che i palestinesi hanno tre scelte: andarsene dal Paese, venire uccisi, o essere schiavi sotto il controllo soffocante di Israele. queste sono le scelte. Lo stesso Netanyahu disse circa due mesi fa che dovevano distruggere l’idea di uno Stato palestinese e le rivendicazioni dei palestinesi. e che non c’è nessuna entità politica dal fiume al mare tranne Israele (cioè dal Giordano al Mediterraneo n.d.r).

Questo significa che considerano una minaccia strategica i sette milioni di palestinesi per i sette milioni di ebrei che vivono nei confini della Palestina storica,

Si tratta è un piano dichiarato, allontanare i palestinesi dalla loro terra, politicamente o con la forza l’importante è che se ne vadano

Forse ricorderete quando hanno cercato di espellere i palestinesi da Gerusalemme est, da Sheikh Jarrah e altre zone, in Cisgiordania stanno rubando la terra dei palestinesi, l’acqua e le loro risorse spingendo i palestinesi a spostarsi in ghetti specifici.

Non è un’ipotesi, è un piano che è stato reso pubblico. Penso che questo stia accadendo a Gaza. Vogliono espellerci verso il Sinai o da un’altra parte Dobbiamo anche sapere che questo piano fa parte della visione americana a partire dal piano Trump e, secondo le notizie trapelate dagli incontri tra il Segretario di Stato USA Blinken e i leader dei Paesi arabi, questo era parte del piano, aprire il confine con l’Egitto per consentire ai palestinesi di lasciare l’area. Penso che questo sia l’obiettivo strategico

L’Occidente non concepisce come un popolo in condizione di deprivazione materiale, con una capacità militare minima in confronto a Israele, possa sfidare Israele. Questa azione è vista come una mossa suicida. Come lo spiega?

Certamente non possiamo comparare le armi fatte in casa con quelle di una potenza come Israele. Ma il punto qui è che non stiamo attaccando per primi, è una risposta, un atto di difesa. Stiamo rispondendo a 75 anni di occupazione, 17 anni di assedio soffocante, uccisioni giornaliere ai checkpoint, aggressioni e attacchi ai luoghi sacri come la moschea di Al-Aqsa. Stiamo rispondendo al piano di evacuare il nostro popolo. Questo impegno per una causa nazionale giusta ci dà la forza di combattere per la libertà e la dignità. Abbiamo ripetutamente avvisato che la situazione non era più sostenibile, semmai lo era mai stata, e che era questione di tempo prima che esplodesse.

I palestinesi non accettano i piani imposti da Smotrish, Ben-Gvir, Netanyahu di morire o andarsene o vivere da schiavi, abbiamo solo due scelte, soprattutto a Gaza, morire a causa di un missile o morire di malnutrizione e malattie..

Dunque l’abbiamo detto ripetutamente, noi scegliamo di vivere con libertà e dignità, o morire con dignità e libertà, non è un suicidio, c’è un’intera generazione cresciuta sotto l’occupazione, l’assedio soffocante e i continui omicidi.

Siamo la parte più debole, non possiamo comparare i nostri mezzi con i loro, ma la nostra determinazione e il nostro impegno e quello dei giovani pieni di entusiasmo è per vivere una vita dignitosa, vivere in un Paese libero

Lo ribadisco, il nostro non è un suicidio. Quando l’Europa ha combattuto per anni e sono morte milioni di persone nelle guerre mondiali non era un suicidio

Stavano combattendo per la libertà. E’ la stessa cosa in Algeria, in Vietnam, ed in altri Paesi

Sappiamo che è un prezzo alto ma sappiamo anche che alla fine raggiungeremo il nostro obiettivo di libertà, dignità, sovranità, e quando avremo il nostro Stato indipendente, questa è la lezione della Storia.

Sulla base di quali valutazioni politiche avete deciso di iniziare l’offensiva del 7 Ottobre? Quali considerazioni geopolitiche avete fatto? Perché adesso?

Noi abbiamo un contesto a lungo termine e uno a breve termine, nel contesto a breve termine delle ultime settimane, abbiamo mandato diversi messaggi agli Israeliani spiegando loro che la situazione non era più sostenibile.

Non potevamo continuare a rimanere in silenzio con tutto quello che succede perfino alla moschea di al-Aqsa e la volontà degli israeliani di demolirla e ricostruire il mitico Tempio.

Non possiamo accettare le chiusure della moschea, le preghiere ebraiche sulla spianata e gli attacchi ai fedeli. Non possiamo accettare le continue aggressioni e uccisioni di innocenti, donne e bambini ai checkpoint

Non possiamo accettare la minaccia di Ben-Gvir (ministro delle sicurezza nazionale di Israele e leader di un partito di estrema destra. n.d.r.), che ha chiesto di giustiziare tutti i 5800 prigionieri palestinesi che si trovano nelle galere dello Stato sionista.

E infine come già detto non possiamo più accettare la situazione qui a Gaza: 2.3 milioni di palestinesi di cui il 60% minori non possono continuare a vivere in questa prigione a cielo aperto, hanno il futuro di un’intera generazione è distrutto.

La maggior parte di coloro che hanno partecipato all’azione di difesa del 7 ottobre hanno dai 19 ai 21 anni, sono cresciuti in queste condizioni soffocanti

Per mesi e mesi nessuno ci ha ascoltato in merito a questa situazione catastrofica, molto fragile e pericolosa.

Nel contesto a lungo termine, dopo 30 anni dagli accordi di Oslo firmati il 19 settembre 1993 abbiamo visto il completo fallimento della politica

Per ogni 100 coloni che c’erano prima di Oslo, ora ce ne sono 700/800 coloni, hanno rubato circa il 60% della terra in Cisgiordania, nonostante che fosse stata stata riconosciuta parte dello Stato palestinese.

E’ avvenuto spesso che i coloni abbiano ucciso palestinesi a sangue freddo e  siano ritornati tranquillamente alle loro case. Il giorno dopo il colono viene invitato nell’ufficio di Ben-Gvir per essere complimentato per avere ucciso un palestinese! Questo è insopportabile, non si può andare avanti così

La chance di avere uno Stato palestinese indipendente oggi è quasi zero e quello che stiamo cercando, soprattutto noi di Hamas, è di ottenere uno Stato sovrano indipendente palestinese

Vogliamo ottenere il diritto al ritorno dei palestinesi, secondo il diritto internazionale

Questi palestinesi – 7 milioni di palestinesi – che vivono da 75 anni in diaspora hanno il diritto individuale e collettivo di tornare nelle loro case e villaggi, questo è il diritto internazionale proprio come è avvenuto in molti altri conflitti, di recente, ad esempio, in Bosnia ed Erzegovina

Questo è molto chiaro ma quello che intendo è perché in questo momento avete deciso di portare la resistenza ad un altro livello dal punto di vista militare. Cioè, quali sono gli obiettivi di questa offensiva e perché proprio ora? Dal punto di vista regionale c’è qualcosa di nuovo che vi ha spinto ad agire in questo modo ed in questo momento?

Innanzitutto, ti posso garantire al cento per cento che questo piano d’azione è completamente palestinese, non stiamo aspettando alcun attore regionale o internazionale che decida per noi.

Noi palestinesi che viviamo sulla nostra pelle l’impatto dell’occupazione e l’impatto dell’assedio, noi che siamo schiacciati all’angolo, non abbiamo altra scelta che reagire all’occupazione e all’aggressione e alla sofferenza di milioni di palestinesi in ogni dove

Perché ora? Prima di tutto ti ho detto che abbiamo cercato ogni mediatore: arabi, internazionali, dell’ONU dicendo loro che questa situazione è inaccettabile, insopportabile, insostenibile e molto fragile eppure solo una una settimana prima l’offensiva gli israeliani hanno ucciso 7 innocenti giovani palestinesi vicino al confine.

Altre formazioni si sono scontrate con Israele almeno due volte negli ultimi tempi ma Hamas ha deciso di non essere direttamente coinvolta negli ultimi due anni e abbiamo fatto ciò per dare tempo ai mediatori di fare qualcosa, cambiare la situazione, convincere Israele a cambiare rotta, il risultato? Più aggressioni, più omicidi, più oppressione.

Riesci ad immaginare che c’è un’intera generazione nella Striscia di Gaza – vasta 360 chilometri con 2.3 milioni di palestinesi, l’area più densamente popolata del pianeta – che non ha mai goduto della possibilità di vivere fuori da questa prigione. Questo ha generato disperazione e a molta rabbia nei cuori e nelle menti di questi giovani

Perché l’offensiva avviene proprio ora? Questa è una decisione operativa, non posso darti ora una risposta

Certo capisco, io chiedevo a proposito la tempistica politica non quella operativa

Come ti ho detto, politicamente questo momento era prevedibile e poi anche rivedere il Tweet del direttore del Washington Post che leggevo un paio di giorni fa; lui diceva “ho parlato con Basem Naim a Gaza e mi ha detto che è solo questione di tempo prima che la situazione esploda impattando tutta l’area”.

Lo abbiamo detto più e più volte ma nessuno vuole ascoltare. Al livello internazionale sono occupati con l’Ucraina e con la Cina.

Al livello regionale sono occupati con il conflitto fra i Paesi arabi, Iran, Yemen, Siria e i relativi problemi interni, ci hanno abbandonato qui, isolati nell’angolo a tentare di sopravvivere a questi crimini israeliani brutali, aggressivi e razzisti.

La stampa mondiale ed italiana hanno riportato notizie di presunti crimini di guerra da parte dei vostri miliziani. La notizia sui bambini decapitati è stata poi smentita, ma cosa rispondete alle accuse di aver intenzionalmente ucciso civili?

Allora, lasci che inizi dall’ultimo punto. Spero che questa sensibilità per bambini e donne sia valida per tutti i bambini, e tutte le donne, e per tutti gli anziani Non esclusivamente per quelli d’origine europea, non solo per gli ebrei. Ogni singolo mese noi subiamo massacri contro i nostri bambini e le nostre donne.

Le potrei citare centinaia e centinaia di massacri dal 1948 commessi dall’occupazione israeliana e quelli che li supportano. nel Libano, in Tunisia, a Gaza, in Cisgiordania

Ogni giorno, questa è la realtà quotidiana. Perché c’è indignazione solo ora? Perché sono bianchi? Perché sono ebrei?

Se questo è valido, deve valere per tutti a prescindere da etnia o religione, o colore della pelle non abbiamo storicamente commesso alcuna aggressione contro gli ebrei se l’Europa si sente in colpa, noi non dobbiamo pagarne il prezzo. Quello che è successo agli ebrei durante la seconda guerra mondiale è un crimine ma non è colpa nostra.

Poi voglio confermare al cento per cento che le istruzioni del comandante della brigata Al Qassam erano chiare dall’inizio. E le abbiamo sentite in arabo proprio prima del lancio dell’operazione: non uccidete civili, non uccidete donne, non uccidete bambini. Trattateli in modo appropriato perché noi arabi e noi musulmani sappiamo perfettamente come trattare donne e bambini

Posso mandarle molti video non di dopo l’operazione ma durante l’operazione nel primo giorno che mostrano come i nostri hanno trattato donne e bambini e dove ci sono donne ebree che dicevano ai media israeliani come i giovani miliziani le hanno trattate, se questi video non sono disponibile posso mandarli. Loro spiegavano come se ne prendevano cura e cercavano di calmarle.

Il terzo punto è che hanno parlato della decapitazione di bambini e l’uccisione di civili. Fino ad ora – e stiamo parlando del nono giorno – non abbiamo visto alcun video o foto che mostri bambini decapitati. Ma posso mandarle invece centinaia di video di bambini decapitati a Gaza.

Penso che sia una vergogna per i governi occidentali ed in particolare gli USA dove il presidente Joe Biden ha ripreso di fronte ai media la propaganda israeliana ed ha nulla a che vedere con la realtà.

Abbiamo detto ripetutamente di avere donne, bambini, minorenni, anziani, malati, e pazienti con il cancro nelle prigioni israeliane.

Se i bombardamenti ed il conflitto dovessero fermarsi e ci sarà la possibilità di far uno scambio per questi ostaggi noi siamo al cento per cento pronti

L’ultimo punto infine. Dobbiamo anche chiederci o meglio ridefinire cosa significa “civili” Tutti i complessi attaccati sono militari. Tutti.

Non è colpa nostra se questi complessi militari attorno a Gaza si trovano in mezzo ad insediamenti. La maggior parte dei civili che si sono ritrovati in mezzo agli scontri vivono con questi uomini e donne che 24 ore su 24, 7 giorni su 7 assediano i nostri confini e ci uccidono.

Una settimana prima un uomo o una donna, non so chi fosse, stava al controllo di uno di queste mitragliatrici automatiche e ha ucciso sette dei nostri giovani, questa persona che magari non è in uniforme ma è seduta davanti ad una tastiera controllando la zona ordina alle mitragliatrici comandate a distanza di uccidere palestinesi vicino al confine

Dunque non è colpa nostra se questi civili hanno accettato di avere questi complessi militari in mezzo agli insediamenti.

Cosa risponde a chi dice che bisogna supportare Israele perché è l’unica democrazia del medio oriente Mentre Hamas è una dittatura che tiene in ostaggio il suo popolo

Non mi sembra che siano stati i palestinesi a manifestare, negli ultimi mesi, in centinaia di migliaia contro Netanyahu e il suo governo definendolo una dittatura. Cosa significa miglior democrazia? Human Rights Watch, Amnesty international e persino B’Tselem che è un’organizzazione israeliana per i diritti umani hanno descritto Israele come uno Stato di apartheid, una democrazia per un popolo e altre leggi e regolamenti razzisti per gli altri semplicemente perché sono di altre religioni o altre etnie.

Privare i palestinesi dei loro diritti politici, della loro sovranità. Questa è democrazia?

Per quanto riguarda Hamas, i palestinesi hanno organizzato delle elezioni nel 2006 alle quali tutti i partiti hanno partecipato. queste elezioni sono state supervisionate da molti organismi internazionali tra cui organismi americani ed europei, anche il Presidente USA Jimmy Carter è stato un supervisore.

Hamas è risultato vincitore e qual è stata la risposta dell’Occidente? Rifiuto dei risultati elettorali, assedio di Gaza, isolamento e boicottaggio del governo palestinese affinché non ottenesse aiuti internazionali.

Siamo stati eletti e più dell’80% dei palestinesi supportano gli obiettivi politici di Hamas e la maggior parte dei gazawi crede nel diritto alla resistenza diritto che ci viene riconosciuto dal Diritto internazionale. 

Cinquantacinque eletti di Hamas sono stati arrestati subito dopo le elezioni. Tutti i ministri di Hamas in Cisgiordania sono stati arrestati.

Se ai palestinesi non ottengono i loro diritti fondamentali a una vita dignitosa, i loro diritti politici per uno Stato sovrano indipendente il diritto a tornare nelle loro case, nessuno dentro e fuori la regione godrà di sicurezza, calma o prosperità quindi tutti i tentativi di normalizzare le relazioni con il Marocco, gli UAE, il Bahrein e forse l’Arabia Saudita falliranno.

Stanno iniziando una guerra contro di noi a Gaza ma non sapranno come fermarla e potrebbe espandersi ben oltre i confini di Gaza, in pochi giorni potremo ritrovarci con una guerra regionale e la responsabilità sarà di Israele e dei Paesi del blocco occidentale.

Realisticamente adesso come pensa sia possibile uscire da questa crisi nel breve termine? Chi può guidare le negoziazioni e su quali basi?

Nel breve termine fermare immediatamente l’aggressione, permettere alle persone di soddisfare i bisogni primari (acqua, elettricità…)

Bisogna aprire i confini per consentire alle centinaia di feriti di poter essere curati perché gli ospedali attualmente non sono in condizione di farlo, in secondo luogo, interrompere l’assedio di Gaza, fermare i piani sulla moschea al-Aqsa, rilasciare i nostri prigionieri e iniziare un processo politico che porti al riconoscimento del diritto dei palestinesi di avere un loro Stato indipendente e sovrano e il diritto al ritorno

Ha citato uno Stato indipendente per i palestinesi. Siete aperti alla soluzione dei due Stati?

Non sto parlando adesso di uno, due o tre Stati. Sto parlando dei diritti sanciti dal Diritto internazionale, fermare l’aggressione innanzitutto: si tratta di un genocidio.

Questo nel breve termine ma qual è la vostra prospettiva? 

Stiamo parlando di iniziare un processo politico serio, equilibrato. Non possiamo lasciare tutte le carte agli Stati Uniti che stanno completamente dalla parte di Israele, il Segretario di Stato Blinken si è recato in Israele e ha detto “non vengo come americano, ma come ebreo”. Come puoi fare il mediatore così?

Abbiamo bisogno un processo politico equilibrato, Hamas è aperta a discutere l’alternativa di uno Stato con i confini del ‘67 come espresso nei nostri documenti politici, uno Stato indipendente, sovrano, con Gerusalemme capitale.

Garantire il diritto al ritorno dei palestinesi e poi lasciare il resto alle future generazioni. Questo è il nostro punto: discutere politicamente di uno Stato con i confini del ‘67.

Un Paese come l’Italia che ha una tradizione di vicinanza con i palestinesi e ha avuto ruolo di mediatore in passato è oggi totalmente allineato al governo israeliano, è un grosso cambiamento. Come mai?

Questo cambiamento non è avvenuto solo in Italia ma anche gli altri paesi, non voglio giudicare politicamente nessun Paese ma il mio consiglio è questo: dovete scegliere di stare dalla parte giusta della Storia, dovete stare dalla parte della giustizia. Se non accettate politicamente la posizione di Hamas o di un altro partito ok, ma serve un riferimento per iniziare un processo politico e penso che la legge internazionale sia una piattaforma accettabile per tutte le parti e Hamas l’ha detto ripetutamente.

Stiamo lottando da più di cent’anni, non è un problema di Hamas, Fatah, FPLP o altri dal 1929 lottiamo per la libertà, la dignità e l’autodeterminazione.

Se distruggi Hamas non risolvi il problema, forse il giorno dopo avrai una generazione forse ancora più radicale che combatterà ancora e ancora.

Alcuni funzionari israeliani hanno definito quello che i coloni fanno in continuazione come terrorismo ebraico, supportare questo tipo di terrorismo e razzismo significa trasformare questo conflitto da conflitto politico con i palestinesi limitato a quest’area geografica in un conflitto religioso fra ebrei e musulmani a proposito di luoghi sacri contesi e con una retorica che si fonda su fatti di tremila anni fa. 

Tutto ciò significa dare al conflitto una portata molto ampia, tale da coinvolgere nello stesso conflitto due miliardi di musulmani, significa quindi che milioni di musulmani in Italia, Francia, Germania si sentiranno gradualmente sempre più parte di questo conflitto,  vorranno agire e fare qualcosa e questo significa che i governi filo israeliani stanno destabilizzando i loro stessi Paesi.

Oggi milioni di persone sono scese in strada in Bangladesh, a Lahore, Karachi, Teheran, Baghdad, in Egitto, ad Amman, ovunque, ieri a Londra ieri, a Roma, a Parigi a Milano.

Tutte queste persone sentono di avere un obbligo morale di fare qualcosa: la questione non sarà limitata ai confini della Striscia di Gaza o in Palestina, si estenderà e – ripeto – sarà un fattore di destabilizzazione della regione e del mondo intero.