Breve guida alla storia del conflitto Palestinese-Israeliano dal I al XXI secolo

Il conflitto palestinese-israeliano è uno degli argomenti più dibattuti e complessi del XX e XXI secolo. Una recente esposizione di Marco Travaglio ha portato ulteriore luce su questa contesto, mettendo in risalto alcuni aspetti fondamentali. Tuttavia, come spesso accade quando si affrontano tematiche così intricate, alcune sfaccettature possono essere state tralasciate o presentate in modo impreciso rispetto alla vasta documentazione storica esistente. In questo contesto, ispirato dall’iniziativa di Travaglio, ho deciso di presentare un vademecum storico che possa fungere da guida chiara, accessibile, e concisa per coloro che desiderano approfondire la comprensione di questo conflitto.

Alla luce del recente assedio di Gaza, delle gravi violazioni e dei crimini di guerra  e contro l’umanità commessi da Israele, è chiaro che il dibattito sul conflitto palestinese-israeliano ha raggiunto un punto critico a livello globale, sia politicamente che mediaticamente. Oggi più che mai, non possiamo permetterci di rimanere neutrali o indifferenti di fronte a questi eventi. La storia ha dimostrato, ripetutamente, che la neutralità in situazioni di ingiustizia equivale a complicità. Viviamo in un’epoca in cui l’informazione è alla portata di tutti, e dove la pigrizia non può essere una giustificazione per la mancanza di consapevolezza o azione. È essenziale studiare a fondo la storia, comprendere le dinamiche e le cause profonde del conflitto e prendere una posizione chiara e decisa dalla parte della legalità, dell’umanità e della giustizia. Ogni individuo ha la responsabilità di informarsi e agire, poiché la neutralità o l’indifferenza, oggi, potrebbero tradursi in una tacita accettazione delle sofferenze e dell’oppressione che il popolo palestinese ha subito per quasi un secolo.

Ecco una sintesi cronologica degli eventi salienti che hanno caratterizzato la lunga storia del conflitto:

  • Gerusalemme viene distrutta nel 70 dopo Cristo sotto l’imperatore Tito e gli ebrei vivono principalmente in diaspora.
  • I territori palestinesi rimangono sotto il controllo di bizantini fino all’arrivo dell’Islam nel VII secolo d.C. I territori vengono contestati per secoli nel periodo delle crociate ma rimane principalmente sotto il controllo islamico nel contesto di vari califfati e sultanati. Durante l’impero ottomano la Palestina è uno distretti principali della provincia di Damasco e suddivisa in aree amministrative chiamate sanjak. Gerusalemme ottenne poi la status speciale di mutasarrifat sotto il diretto controllo amministrativo di Costantinopoli.
  • Nel 1917 la dichiarazione di Balfour del governo britannico e voluta dalla lobby sionista dichiara l’intenzione di una creazione di uno Stato di Israele in Palestina. La dichiarazione rappresentò il culmine degli sforzi del movimento sionista di stampo Herzliano da parte di Theodor Herzl, padre del sionismo e primo presidente del Congresso sionista istituito Basilea nel 1897. Uno dei maggiori pensatori del movimenti sionista, Leo Motzkin, descriveva così il progetto sionista già nel 1917: “il nostro pensiero è che la colonizzazione della Palestina deve andare in due direzioni: la creazione di insediamenti di ebrei in Eretz Israel e il reinsediamento degli arabi di Eretz Israel in aree fuori dal Paese. Il trasferimento di così tanti arabi potrà sembrare inizialmente inaccettabile economicamente, ma ciò è nondimeno pratico. Non ci vogliono troppi soldi per reinsediare un villaggio palestinese in un’altra terra”.
  • Con la caduta dell’impero ottomano nel 1922, e la sospensione dell’istituzione millenaria del califfato islamico, i territori palestinesi vanno sotto il controllo degli inglesi dopo la prima guerra mondiale.
  • Durante l’ondata di antisemitismo in Europa che precede la seconda guerra mondiale alcuni ebrei fuggono dall’Europa ed pochi si spostano in Palestina. Gli ebrei sono più pesantemente perseguitati da Hitler a partire dal 1933.
  • Nel 1939, il Regno Uniti produce il White Paper (o Libro Bianco) sulla Palestina. Il Libro Bianco del 1939 fu un documento politico emesso dal governo britannico in risposta alla rivolta araba in Palestina tra il 1936 e il 1939. Questo documento definì la politica per la Palestina sotto il mandato britannico fino al ritiro britannico nel 1948. In esso si proponeva la creazione di uno stato palestinese indipendente con una patria ebraica entro 10 anni, respingendo la divisione della Palestina. Limitava anche l’immigrazione ebraica a 75.000 persone per cinque anni e impediva ai cittadini ebrei di acquistare terre arabe, tranne che in una piccola parte del territorio. Il Paper non fu recepito positivamente dalla parte sionista e questo portò a tensioni che risultarono nel terrorismo di stampo sionista in Palestina con gruppi terroristici come Hagana (che sarebbero diventato poi le Forze di Difesa Israeliana e cioé l’esercito di Israele, Irgun e Levi. Queste operazioni terroristiche bersagliarono civili palestinesi e inglesi. L’obiettivo degli attacchi contro gli inglesi era di far cambiare posizione e favorire l’immigrazione in Palestina.
  • Nel 1942,  il leader sionista Ben Gurion – che sarebbe diventato primo presidente di Israele – afferma pubblicamente le intenzioni di ottenere l’intera Palestina sotto il controllo sionista.
  • L’attentato al King David Hotel, avvenuto il 22 luglio 1946, vide il gruppo paramilitare sionista Irgun far esplodere una bomba nell’ala sud dell’hotel di Gerusalemme, che ospitava il quartier generale amministrativo delle autorità britanniche nel mandato di Palestina. L’esplosione causò la morte di 91 civili di varia nazionalità e il ferimento di altre 46. Altri attacchi terroristici israeliani videro Hagana bombardare le navi piene di rifugiati ebrei che venivano mandate indietro dagli inglesi in linea con le politiche del White Paper del ’39. Tale fu il caso, ad esempio, con l’attacco terroristico contro la nave SS Patria nel 25 Novembre 1940 bersagliata da Irgun e Hagana e che risultò in centinaia di morti. Il fatto fu tenuto nascosto fino al ’57, quando uno dei responsabili ammise il fatto.
  • Nel 1947, due anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, gli inglesi lasciano la Palestina a Febbraio (la fine ufficiale del mandato avvenne la mezzanotte del 14 Maggio 1948) e l’ONU propone con la Risoluzione 181 (adottata a Novembre) la divisione del territorio in due: un territorio controllato dagli ebrei pari al 55% dei territori inclusi 400 villaggi palestinesi in cui avrebbero vissuto circa 499.000 ebrei e 438.000 palestinesi, ed un territorio palestinese pari al 45% dei territori con 818.000 palestinesi e 10.000 ebrei. Gerusalemme sarebbe rimasta una zona neutrale sotto il controllo dell’ONU con circa 100.000 palestinesi e 100.000 ebrei. I palestinesi assieme agli Stati Arabi non riconoscono la risoluzione dell’ONU che avrebbe visto i palestinesi ricevere i territori più aridi ed infertili. Il celebre storico Ilan Pappe definisce le condizioni offerte ai palestinesi nella prima risoluzione ONU sulla spartizione della Palestina come “ingiuste ed illegali”. Pappe ricorda che ebrei, che al tempo abitavano in meno del 6% della Palestina ed erano meno di un terzo della totale popolazione, ricevettero più di metà dell’intera Palestina. Oltre a dare i territori più fertili agli ebrei – ricorda Pappe – la Risoluzione prevedeva che il 40% di tutti i villaggi palestinesi sarebbero stati dati agli ebrei. Uno degli aspetti più importanti è che la Risoluzione non teneva conto delle mire colonialistiche dei sionisti e non prevedeva di conseguenza alcun meccanismo per impedire possibili pulizie etniche, che sarebbero avvenute da lì a poco (Pappe, 2006:35). Già nell’Ottobre del 1947, prima dell’adozione della Risoluzione 181, Ben Gurion disse alla leadership sionista ed associati che se il piano di partizione non sarebbe stato soddisfacente, gli ebrei non sarebbero stati costretti ad accettarlo. Il boicottaggio arabo della Risoluzione creò un vuoto politico che facilitò alla lobby sionista di spostare la bilancia in loro favore ed il rifiuto della Risoluzione dagli arabi portò Ben Gurion a dire che alla luce di ciò lo Stato ebraico non avrebbe avuto confini stabiliti. La Risoluzione 181 prevedeva il divieto di confiscare le terre ma gli inglesi impedirono che l’ONU operasse fino alla fine del mandato britannico a Maggio del 1948 e di conseguenza della prima grande pulizia etnica palestinese e la nascita dello Stato di Israele.
  • Nel Dicembre del 1947 inizia la pulizia etnica contro i palestinesi e vari villaggi vengono presi di assalto in seguito alle proteste e rivolte anche violente dei palestinesi in seguito all’adozione della Risoluzione 181 a Novembre. Questa prima ondata di pulizia etnica risulta nell’esodo di 75.000 palestinesi.
  • A Gennaio del 1948 iniziano gli scontri fra volontari arabi e forze ebraiche. Queste ultime iniziano ufficialmente le operazioni di pulizia etnica su larga scala.
  • Il 10 Marzo 1948 viene ufficialmente adottato il Piano Dalet che consistette nell’ordine di catturare, distruggere e ripulire i villaggi palestinesi. Decine di migliaia di membri del braccio armato sionista delle armate paramilitari Hagana furono impiegati. Dopo l’inizio del piano Dalet, ci vollero sei mesi per portare a termine l’operazione risultando in oltre la metà della popolazione nativa della Palestina di 800.000 persone espulsa, 531 villaggi rasi al suolo e undici quartieri urbani svuotati dei loro abitanti. Il Piano rappresenta per gli storici, la società civile, e le organizzazioni internazionali come l’ONU un esempio inequivocabile di un’operazione di pulizia etnica, considerata dal diritto internazionale come un crimine contro l’umanità. Migliaia di civili furono uccisi e molti sono i casi documentati di torture e stupri che avvennero.
  • 14 Maggio 1948 Ben Gurion proclama la nascita dello Stato ebraico.
  • 15 Maggio 1948 avviene la prima guerra arabo-Israeliana con una coalizione di Libano, Egitto, Siria, Transgiordania, Iraq, Arabia Saudita che attacca Israele. Le forti proteste popolari arabe costrinsero i governi arabi a mandare dei contingenti militari ma come ricordano gli storici – incluso Pappe – il numero totale di truppe non ha mai superato le 50.000 unità, e gli eserciti erano spesso sprovvisti di armi o disponevano di armi difettose a causa dell’embargo britannico e francese, loro principali fornitori di armamenti. Le truppe israeliane contavano circa 80.000 unità addestrate dalle truppe britanniche durante il mandato. Le truppe arabe in Palestina si trovarono presto senza rifornimenti adeguati, con armi spesso vecchie e malfunzionanti. Non c’era coordinamento tra gli eserciti arabi, e le risorse d’armi erano esaurite. In contrasto, le forze ebraiche ricevettero il supporto dall’Unione Sovietica e da alcuni paesi del blocco dell’Est Europa. Inoltre vi furono disordini e problemi di coordinamento tra le truppe arabe derivanti dalla scelta della Lega Araba di nominare il Re Abdullah della Giordania come comandante e scegliendo come generale delle armate arabe un iracheno portando a tensioni e mancanza di unità nelle operazioni. La Giordania tentò di minare attivamente lo sforzo arabo generale ed i rivoluzionari iracheni che salirono al potere nel 1958 arrivarono a processare i loro generali per il loro fallimento. Israele respinge la coalizione araba ed ottiene territori in più (Gaza, deserto del Negev, Galilea Occidentale).
  • Israele lascia i territori occupati durante la guerra del 1948 ma l’Egitto occupa Gaza e la Transgiordania occupa la Cisgiordania divenendo il regno della Giordania con Gerusalemme Est sotto il suo controllo.
  • Nel 1956 il presidente Nasser in Egitto nazionalizza il canale di Suez per limitare commercialmente Israele che con gli alleati occidentali sconfigge a sua volta l’esercito di Nasser riottenendo il controllo del Canale.
  • Nel 1967 avviene la guerra dei sei giorni, o seconda guerra arabo-israeliana. Una coalizione di Egitto, Siria, e Giordania attacca Israele che compie un’azione preventiva mettendo fuori uso l’aviazione araba e respingendo la coalizione. Israele ottiene Cisgiordania, Gerusalemme Est, Gaza, Sinai, e le alture del Golan. Per evitare di divenire uno Stato a maggioranza araba Israele però non annette questi territori e li usa per tentare di negoziare il riconoscimento da parte dei Paesi arabi.
  • La risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza, adottata all’unanimità il 22 novembre 1967, intimò ad Israele di ritirare le sue forze armate dai territori occupati nel conflitto.
  • Nel 1970 si scatenò un conflitto, noto come “Settembre Nero”, tra l’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) e le Forze Armate giordane. Migliaia di rifugiati palestinesi furono espulsi dalla Giordania, e la leadership dell’OLP si spostò dal paese in Libano. La Giordania, guidata dal Re Hussein vedeva la crescita di influenza dell’OLP come una minaccia, mentre l’OLP, guidata da Yasser Arafat, stava ottenendo sempre più influenza in Cisgiordania. I combattimenti principali ebbero luogo tra il 16 e il 27 settembre 1970, ma alcune tensioni del conflitto persistettero fino al 17 luglio 1971.
  • Nell’Ottobre del 1973 avviene la guerra del Yom Kippur, o terza guerra arabo-israeliana. Una coalizione composta da Egitto e Siria attacca Israele che dopo delle perdite iniziali riesce a ribaltare la situazione con le truppe del generale Ariel Sharon che arrivano in Sinai fino a circa 100 chilometri dal Cairo prima di essere fermate da un armistizio.
  • La risoluzione 338 del Consiglio di sicurezza, adottata il 22 ottobre 1973, confermò la validità della risoluzione 242 e chiedeva alle parti di avviare negoziati per una pace giusta e duratura.
  • Nel 1976 la Siria invade il Libano per supportare i suoi alleati Cristiani Maroniti.
  • Nel 1978, col presidente Sadat che succede a Nasser in Egitto, avviene la pace di Camp David durante il mandato del primo ministro israeliano Menachem Begin, fondatore del partito Likud. La pace fu supervisionata dal presidente americano Jimmy Carter. Israele restituisce i territori occupati dopo la guerra del Yom Kippur (esclusa Gaza, che l’Egitto non rivuole indietro per la situazione complicata sul terreno).
  • La risoluzione 446 del Consiglio di sicurezza, adottata il 22 marzo 1979, dichiarava che le attività di insediamento israeliane nei territori occupati non avevano alcuna validità legale e costituivano una grave violazione del diritto internazionale.
  • La risoluzione 478 del Consiglio di sicurezza, adottata il 20 agosto 1980, negava la decisione di Israele di proclamare Gerusalemme come sua capitale indivisa e invitava gli Stati membri a ritirare le loro missioni diplomatiche dalla città.
  • Nel 1982 i palestinesi dell’OLP con sede nel Libano si invischiano nella guerra civile in Libano. Nel giugno 1982, Israele invase il Libano, Paese in piena guerra civile dal 1975 al 1990, con l’obiettivo dichiarato di distruggere l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), con base a Beirut e responsabile di attacchi verso Israele dal sud del Libano. L’OLP si ritirò dal Libano entro il 1° settembre 1982, con garanzie da parte degli Stati Uniti e di una forza multinazionale che avrebbe protetto i rifugiati e i civili palestinesi rimasti. Tuttavia, due settimane dopo, l’esercito israeliano assediò i campi profughi di Sabra e Shatila, dando copertura ai loro alleati, una milizia libanese di cristiani-maroniti chiamata Falange, per eseguire massacri. Queste uccisioni durarono 43 ore, dal 16 al 18 settembre. Anche se le cifre esatte sono difficili da determinare, si stima che tra 2.000 e 3.500 civili furono uccisi. Le testimonianze e le immagini dei massacri, stupri e mutilazioni mostravano scene orrende, trasmesse in tutto il mondo, suscitando indignazione globale. Ariel Sharon, che comanda le operazioni in Libano e che sarebbe diventato primo ministro israeliano nel 2001, viene processato in Israele per il suo coinvolgimento nella strage di Sabra e Shatila.
  • Nel 1987 scoppia la prima intifada, sollevazione palestinese contro Israele, che dura 5 anni e risulti in 2000 morti palestinesi e 560 israeliani.
  • Hamas nasce come organizzazione a Gaza nel 1987 ed i fondatori sono imam Sheikh Ahmed Yasin ed il suo assistente Abdul Aziz al-Rantissi, poco dopo l’inizio della prima Intifada. Hamas nasce come ramificazione dei Fratelli Musulmani egiziani e crea un’ala militare, le Brigate Izz al-Din al-Qassam, per portare avanti una lotta armata contro Israele con l’obiettivo di liberare la Palestina storica. Hamas ha anche fornito programmi di assistenza sociale alle vittime palestinesi dell’occupazione israeliana.
  • La risoluzione 43/176 dell’Assemblea generale dell’ONU del 1988 dichiarò che “qualsiasi atto o misura preso da Israele, la potenza occupante, per alterare lo status giuridico, fisico o demografico dei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme, o per espropriare terre o acqua lì, è nullo e non ha alcun valore giuridico” . Questa risoluzione ha anche affermato il diritto dei palestinesi all’“esercizio della sovranità sui loro territori occupati”.
  • Nel settembre 1993, dopo segreti negoziati a Oslo, il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader dell’Olp Yasser Arafat firmano gli Accordi di Oslo, che prevedono il riconoscimento reciproco tra Israele e Olp e la creazione di un’autorità palestinese provvisoria in Cisgiordania e Gaza.
  • Nel novembre 1995, Rabin viene assassinato da un estremista ebraico contrario agli accordi di pace. Gli succede Shimon Peres, che continua il dialogo con Arafat.
  • Nel gennaio 1996 si tengono le prime elezioni per l’Autorità nazionale palestinese (Anp), che vede la vittoria di Arafat come presidente e del suo partito Fatah come maggioranza parlamentare. Nel Maggio dello stesso anno, a seguito di una serie di attentati suicidi da parte di Hamas, il leader del Likud Benjamin Netanyahu vince le elezioni in Israele e frena il processo di pace.
  • Nel gennaio 1997, dopo intensi negoziati, Israele e Anp firmano l’Accordo di Hebron, che prevede il ritiro parziale delle truppe israeliane dalla città e la divisione in due zone: H1 sotto controllo palestinese e H2 sotto controllo israeliano.
  • Nel ottobre 1998, a seguito della pressione degli Stati Uniti, Israele e Anp firmano l’Accordo di Wye River, che prevede ulteriori ritiri israeliani dalla Cisgiordania in cambio di misure di sicurezza da parte palestinese.
  • Nel maggio 1999, Ehud Barak del Partito laburista vince le elezioni in Israele e promette di riprendere il dialogo con i palestinesi.
  • Nel luglio 2000, il presidente statunitense Bill Clinton organizza un vertice a Camp David tra Ehud Barak e Arafat per raggiungere un accordo definitivo sullo status finale dei territori occupati. Il vertice fallisce per le divergenze sulle questioni chiave di Gerusalemme, dei rifugiati e dei confini. A settembre, il leader dell’opposizione Ariel Sharon visita la Spianata delle Moschee a Gerusalemme. La sua visita provocatoria scatena una violenta reazione palestinese che dà il via alla seconda Intifada che durerà 5 anni risultando in 3.000 morti palestinesi e 1.000 israeliani. 

Israele ha sempre respinto o ignorato le varie risoluzioni dell’ONU, sostenendo di avere diritti storici e religiosi sui territori occupati e di agire per la sua sicurezza. Inoltre, Israele ha potuto contare sul sostegno degli Stati Uniti, che hanno spesso usato il loro potere di veto in seno al Consiglio di sicurezza per bloccare o indebolire le risoluzioni critiche nei confronti di Israele. Pertanto, l’occupazione israeliana è considerata illegale dal diritto internazionale da molti anni, ma non è stata mai sanzionata efficacemente dalle Nazioni Unite. Sia l’ONU che enti per i diritti umani come Amnesty International hanno documentato e denunciato in vari rapporti il regime in Israele nei confronti dei palestinesi come apartheid.

La Convenzione sull’apartheid dichiara che l’apartheid è un crimine contro l’umanità.