La vita dei bambini di Gaza non conta?

Fuori la notte è illuminata dalla luna, il vento impetuoso non smette di soffiare, gli alberi gridano e le finestre aperte sbattono. È il 27 ottobre e sono a casa mia, sotto un tetto, al caldo, con elettricità e acqua pulita, con  una connessione che funziona. E grazie a questo mio privilegio, mentre preparo la cena, riesco a sapere cosa  succede dall’altra parte del mondo.  

A Gaza, per esempio, da qualche ora sono state interrotte tutte le comunicazioni, la connessione non  funziona più e non vi è elettricità. Pochi giornalisti riescono in qualche modo a documentare ciò che accade dentro la Striscia e lo mostrano ai loro follower: il buio della notte viene interrotto da incessanti  bombardamenti israeliani, il cielo si colora di un arancione vivace.  

Ho i brividi, voglio piangere ma cerco di essere forte, per non soccombere, per condividere il più possibile  video e post che documentano ciò che sta accadendo in Palestina, per lo meno quel poco che gira  in rete perché i giornalisti sul campo sono imbavagliati da chi controlla gli accessi, le telecomunicazioni,  l’acqua e la corrente elettrica. 

Gaza viene bombardata nel silenzio della comunità internazionale.

Ho paura di risvegliarmi domani e scoprire  quali atrocità, di cui ancora non sappiamo molto, sono state commesse in questi territori durante la notte. 

L’Assemblea delle Nazioni Unite ha appena adottato una risoluzione per una immediata e duratura tregua  umanitaria, con 120 voti in favore, 14 contrari e 45 astenuti. L’Italia è tra gli astenuti.  

Una “tregua umanitaria”, non un “cessate il fuoco” in un territorio devastato dalle bombe, in cui dal 7 ottobre  sono state uccise più di 7 mila persone, di questi più di 2.300 bambini, secondo l’Unicef.  

Il colmo di tutta questa faccenda è che pure l’Ucraina si è astenuta dal voto per una tregua umanitaria che  faccia entrare nella Striscia viveri di prima necessità e permetta dei corridoi umanitari. Se non fosse per la  drammaticità della vicenda mi metterei a ridere per l’incoerenza. Ma non riesco a ridere pensando ai visi  deturpati dei bambini palestinesi. 

Allora mi chiedo, davvero i bambini palestinesi valgono meno dei bambini israeliani, o dei bambini ucraini? 

Forse perché sono arabi? O perché sono in maggioranza musulmani? Diciamo le cose come stanno: nel  mondo ci sono persone di serie A e persone di serie B; nella prima categoria fluiscono i cosiddetti  “occidentali”, nella seconda, invece, tutti quelli che non rientrano in questa definizione.  

Tutti i bambini sono degni di protezione, qualsiasi sia l’etnia, la religione, lo status sociale della famiglia. Nessuno escluso, nemmeno i bambini rinchiusi nella prigione di Gaza, che muoiono a centinaia sotto le  bombe israeliane, nel silenzio assoluto delle potenze occidentali. 

Non sono terroristi, sono solo dei bambini innocenti. Non possono e non devono essere considerati un danno  collaterale! 

Come ci ha chiesto Vittorio Arrigoni: “Restiamo umani”