Solo in 400 a difendere Israele con Salvini, il flop del capitano che ammicca alla guerra di religione


Dopo l’attacco condotto da Hamas contro Israele e nel pieno del massacro in corso a Gaza, la Lega ha organizzato una “grande manifestazione” in difesa dell’entità sionista, dell’Occidente e contro il terrorismo. 

La “grande manifestazione” tanto grande però non è stata, anzi. Uno sguardo rapido alla piazza e appare evidente che i partecipanti, chiusi in un angolo transennato intorno al palco, pur con la presenza di giornalisti e poliziotti, sono pochi; con tutta la buona volontà, non arrivano al migliaio, sono solo qualche centinaia. Insomma ad esser chiari, un fragoroso flop.

Il segretario della Lega e ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, poi ci torneremo, a conclusione della manifestazione, nella sua orazione dà la colpa alla paura che, almeno secondo il suo parere, avrebbe trattenuto a casa folle di potenziali partecipanti. 

I ruggiti che avevano annunciato l’adunata in nome di Oriana Fallaci, la difesa dell’occidente, la lotta al terrorismo, la difesa incondizionata, senza se e senza ma, di Israele, probabilmente a causa dei malumori tra le stesse forze della coalizione governativa preoccupata di suscitare con iniziative incendiarie tensioni non necessarie e potenzialmente pericolose per l’ordine pubblico, giungono affievoliti, e anche se restano irritanti e aggressivi, si stemperano. 

Sul palco, a far da sfondo ci sono altri pezzi importanti del mondo leghista, il ministro dell’economia Giorgetti, il presidente della regione veneta Zaia, e l’ex ministro Calderoli che però non interverranno. Calderoli è quella mente luminosa, che nel 2006, quando era ministro di un governo Berlusconi, si produsse in televisione nell’esposizione di una maglietta, che mostrò scoprendosi la camicia, sulla quale era disegnata una caricatura blasfema del Profeta, su di Lui la preghiera e la pace, che provocò l’assalto al consolato italiano nel quale persero la vita 11 persone. Lo ricordiamo perché sia sempre chiaro quale è il livello umano e mentale di gran parte dei quadri dirigenti della Lega.

Lo spettacolo inizia con un doveroso messaggio di ringraziamento dell’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, alla Lega e ai coraggiosi che hanno sfidato non si sa bene cosa, forse la pioggia, per recarsi alla manifestazione. 

Il tono generale, come abbiamo detto, è tutto sommato contenuto. Dopo l’intervento senza grandi squilli retorici del ministro dell’istruzione Valditara, quello che vorrebbe mandare ispettori nelle scuole dove ci si è schierati con la resistenza palestinese, è il turno di Ghilardi, sindaco leghista di Cinisello Balsamo, il quale se la prende con il sindaco di Milano Sala, su temi che con la manifestazione c’entrano poco; il malgoverno della sinistra, le ZTL a Milano e poi naturalmente timbra il suo bravo cartellino con qualche richiamo alla Fallaci e all’integralismo islamico. 

Anna Maria Cisint, sindaca di Monfalcone, quella che quest’estate montò una dura polemica contro le “islamiche” che pretendevano fare il bagno senza mettersi almeno in bikini, ci va giù più dura. Attacca l’islamizzazione, le donne velate, anzi le bambine di otto anni velate, che chissà dove le ha viste, la civiltà in pericolo, insomma dà fondo a stereotipi molto cari al pubblico che la sta ascoltando, il quale infatti apprezza e applaude. 

Dopo di lei è il turno di un esponente importante, il presidente della regione Friuli Massimiliano Fedriga, che attacca l’indifferenza che avrebbe accolto, a suo parere, i massacri di civili perpetrati da Hamas; ricorda che quelli che manifestano a favore della Palestina non potrebbero manifestare liberamente nei paesi musulmani, paesi dove, secondo lui, in questo non si sa se per ignoranza o per malafede, si impedirebbe il culto di religioni diverse dall’Islam e che quindi, questo non lo dice esplicitamente, ma evidentemente lo pensa, Israele fa bene a spianare Gaza e via avanti con banalità e luoghi comuni. 

Segue la presidente dell’Unione delle associazioni Italia-Israele (pare siano più d’una) Celeste Vichi la quale, ovviamente, equipara antisionismo e antisemitismo, dice che Israele fa parte del nostro sangue e della nostra cultura e che ha il sacrosanto diritto di esistere. Ci mancherebbe.

Dopo il messaggio della Brigata Ebraica, quella che si dice avrebbe partecipato alla resistenza anti-nazista e che viene regolarmente contestata a Milano durante il corteo del 25 aprile, col consueto seguito di polemiche, sale sul palco il musulmano Ayoub Ouassif, oratore scelto con l’evidente scopo di corroborare quello che il leader della Lega Salvini dirà poi, e cioè che loro non ce l’hanno con l’Islam, ma ce l’hanno col “terrorismo islamico”. 

Ouassif dice che le vittime palestinesi le ha sulla coscienza Hamas, che Hamas sono terroristi che catturano uccidono e stuprano donne e bambini e che nulla hanno a che vedere con la fede islamica. Sorvola planando sul genocidio in atto a Gaza e alla fine dichiara di voler l’integrazione e ringrazia Salvini. 

Fascista chi è contro Israele

Tutti questi interventi hanno preparato l’arrivo sul palco del Capitano. Il Capitano un po’ qualche ruggito lo emette. Fascista è chi è contro Israele, quelli che sfilano a favore della Palestina sono fascisti. Cosa voglia poi dire essere fascista in fondo non lo sa nessuno, è la solita etichetta che vuol dire tutto e niente con cui si definiscono i nemici per delegittimarli e per esorcizzarli. Se però si definisce fascista chi opprime con la violenza e la prepotenza il prossimo, beh, allora i fascisti stanno tutti dalla parte a lui cara, quella di Israele. 

Salvini afferma, riprendendo quello che ha detto il giovane musulmano che l’ha preceduto sul palco, che non ce l’ha con l’Islam. Di questo francamente noi musulmani, a cui col non trascurabile apporto della Lega, da sempre in Italia viene impedito di pregare in modo dignitoso in luoghi di culto appropriati, non ce ne eravamo accorti. 

Se la prende con la sinistra che a suo dire difende ad un tempo i diritti delle persone omosessuali e al tempo stesso difende l’Islam, ed è noto che nei paesi islamici gli omosessuali sono perseguitati ecc.. e poi, guardando l’assembramento decisamente non oceanico che lo ascolta, si lancia in un accorato appello al coraggio. 

Sì, insomma il sottotesto del suo discorso è che se oggi ad ascoltarlo non c’è tantissima gente, anzi ce n’è davvero pochina, è perché le persone che non sono venute, non sono venute perché spaventate e intimorite dal fantasma del terrorismo. 

Giulio Cesare

Cita allora il giudice Borsellino ucciso in un attentato di mafia. “Borsellino ha detto, chi ha paura muore molte volte, chi non ha paura muore una volta sola..” no, onorevole Salvini, quelle non sono parole di Paolo Borsellino, ma sono parole che  William Shakespeare, nella tragedia Giulio Cesare, mette in bocca a Cesare; parole che probabilmente il giudice ucciso dalla mafia aveva solo citato e che sono esattamente queste: “I codardi muoiono molte volte prima della loro morte. I valorosi assaggiano la morte una volta sola..” (Cowards die many times before their death; The valiant never taste of death but once) [Giulio Cesare, atto 2, scena 2]. 

Sono parole che i combattenti della resistenza palestinese, che, ribadiamo, non sono terroristi ma combattenti, anche se probabilmente Shakespeare non l’hanno mai letto, hanno scolpite nel cuore. Meglio morire una sola volta, con le armi in pugno guardando il nemico negli occhi, piuttosto che subire le mille morti che il sionismo  ogni giorno per quasi ottant’anni ha imposto al loro martoriato ed eroico popolo.