Esame della censura sionista nei confronti di Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite

In queste ore stanno facendo discutere le critiche rivolte a Francesca Albanese, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite. Per meglio comprendere il caso è importante contestualizzare le accuse avanzate da Hillel Neuer. Neuer è noto per essere stato incluso tra i 100 ebrei più influenti al mondo dal media israeliano Ma’ariv, ed è nota la sua affiliazione al Canadian Institute for Jewish Research, un think tank pro-Israele. Neuer ha anche lavorato per la Corte suprema israeliana ed è stato ricercatore presso il think tank sionista Shalem Center. Neuer è direttore esecutivo di UN Watch, ONG con sede a Ginevra fondata dal sionista Abram Cohen.

Cohen ebbe un ruolo chiave nell’introdurre rappresentanti del movimento sionista e, successivamente, dello Stato di Israele, ai funzionari sia della Repubblica di Cina che del suo successore, il regime comunista. Nel 1947, munito di una lettera del 1920 di Sun Yat-sen in cui esprimeva un forte sostegno alla causa sionista,  Cohen contribuì a persuadere la Cina a supportare indirettamente la creazione di uno Stato Israeliano astenendosi, anziché opporsi, al voto sulla spartizione della Palestina del ’47. Questa è l’ONG che Cohen fondò e che che oggi vede Neuer come uno dei suoi massimi dirigenti.

Questi collegamenti sollevano dunque interrogativi sulla sua neutralità e sul possibile conflitto d’interessi in merito alle critiche mosse contro Albanese, che in queste settimane ha ottenuto una forte visibilità a livello globale in relazione alla sua analisi tecnica del conflitto israelo-palestinese che non ha risparmiato di identificare i molti crimini israeliani documentati dall’ONU nei decenni.

Albanese ha attirato l’attenzione di attori sionisti a causa della sua denuncia dell’apartheid israeliano e dei crimini commessi da Israele. È cruciale tuttavia distinguere tra una posizione critica verso le politiche israeliane e un presunto antisemitismo, di cui la Relatrice è stata accusata. La presunta solidarietà di Albanese con la causa palestinese non dovrebbe essere automaticamente interpretata come un pregiudizio anti-israeliano. Albanese ha più volte ricordato di non essere pro-palestinese ma di presentare fatti documentati dall’ONU e dal diritto internazionale in merito al conflitto.

Inoltre, è fondamentale considerare il contesto delle affermazioni di Albanese. Le sue parole sul non-diritto di Israele a difendersi – che Neuer include nella sua denuncia – si sono riferite nello specifico al caso del popolo palestinese, piuttosto che ad un rifiuto totale del diritto di autodifesa dello Stato. Israele, infatti, come Stato che occupa illegalmente i territori palestinesi da decenni è escludo dal diritto internazionale (basti menzionare la convenzione dell’Aja) dal poter citare in causa il diritto alla difesa contro il popolo che occupa nelle istanze in cui questo popolo eserciti delle istanze di resistenza anche armata. 

Essendo la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, Albanese svolge un ruolo delicato che richiede una valutazione obiettiva e indipendente. Pur rispettando il Codice di condotta delle Nazioni Unite, è essenziale evitare che critiche motivate da interessi particolari influenzino il giudizio sulla sua condotta soprattutto in queste settimane delicate in cui l’ideologizzazione del dibattito pubblico può risultare più che mai in un aumento delle vittime civili.

Nel caso della denuncia di Neuer è dunque importante concentrarsi sulla necessità di esaminare attentamente le motivazioni di coloro che avanzano accuse di questo tipo, considerare il contesto delle dichiarazioni e analizzare se la valutazione sia basata su  imparzialità e obiettività o su interessi ulteriori. Alla luce dei fatti e del profilo di Neuer, la denuncia di quest’ultimo appare infondata e basata su pregiudizi personali.