Scandalo BlueLeaks: l’infiltrazione israeliana nelle forze dell’ordine americane a discapito di musulmani e palestinesi

Alcuni documenti controversi emersi da BlueLeaks hanno evidenziato una pratica di lunga data delle forze dell’ordine degli Stati Uniti: l’acquisizione diretta di intelligence provenienti dalle forze israeliane (IDF) e dai think tank israeliani. Questa pratica, svolta senza alcun filtro e con evidenti pregiudizi, ha influenzato fortemente le politiche statunitensi a discapito di palestinesi e musulmani. L’analisi condotta dal Guardian indica inoltre che la polizia americana ha seguito corsi di formazione sugli “estremisti musulmani” offerti da organizzazioni no-profit filo-israeliane, mostrando che Israele ha influito attivamente fornendo materiale di intelligence atto a spostare in proprio favore le azioni delle forze dell’ordine statunitensi.

I documenti trapelati, ottenuti da hacker attivisti nel giugno 2020, comprendono materiale proveniente da oltre 200 agenzie di forze dell’ordine, incluso materiale diffuso da organismi finanziati dal governo federale. Un aspetto rilevante è l’assenza di informazioni provenienti da fonti nel Medio Oriente o da gruppi della comunità musulmana statunitense nelle informazioni raccolte dalla polizia. L’analisi del Guardian mostra che gli attivisti filo-israeliani non sono stati sottoposti a controlli specifici, mostrando un forte sbilanciamento e minando la neutralità delle informazioni raccolte.

I documenti rivelano che LA Clear, un’organizzazione focalizzata sulle indagini legate ai narcotici nel sud della California, ha ricevuto materiale di formazione etichettato “solo per uso ufficiale”, contenente analisi dei conflitti a Gaza e in Cisgiordania provenienti direttamente dall’IDF e dai think tank israeliani. Queste analisi, tuttavia, hanno fornito una visione distorta del contesto storico dei conflitti, alterando la prospettiva presentata alle forze dell’ordine.

I critici, tra cui Mike German, membro del Brennan Center for Justice ed ex agente sotto copertura dell’FBI, sostengono che l’utilizzo di tali documenti e materiali di formazione possa compromettere l’integrità delle forze dell’ordine, contribuendo alla diffusione di disinformazione.

In aggiunta, i documenti trapelati indicano una stretta connessione tra le forze dell’ordine statunitensi e organizzazioni filo-israeliane, in particolare l’Anti-Defamation League (ADL). Le email conservate nei documenti trapelati mostrano come le forze dell’ordine abbiano promosso sessioni di formazione dell’ADL per gli agenti, focalizzate su temi come l’estremismo, i crimini d’odio e l’antiterrorismo.

Nonostante le rivelazioni, nel BlueLeaks non emergono prove di consultazioni con gruppi della comunità islamica, su questioni che coinvolgono i musulmani. Questa disparità ha sollevato interrogativi sull’inclusività e l’equità delle pratiche di condivisione delle informazioni.

Le scoperte provenienti da BlueLeaks aggiungono ulteriori preoccupazioni sulla portata dell’influenza israeliana, sulle pratiche di applicazione della legge in altri Stati ed in particolare negli Stati Uniti in un contesto di crescente sensibilità pubblica sulla questione palestinese-israeliana.