Il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite mette in guardia dal pericolo di carestie a causa dell’aggressione contro Gaza e dell’assedio israeliano

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus dichiara: 9 abitanti su 10 a Gaza vivono una crisi alimentare.

Gli abitanti di Gaza mangiano foglie e animali morti per saziare la loro fame

In una scena che, ad un primo sguardo, potrebbe sembrare di aver visto in uno degli antichi libri di guerra, nei quali le città vengono assediate talmente tanto da cadere nelle mani dei nemici, e per la gravità dell’assedio e della fame gli abitanti cominciano a cibarsi con le foglie degli alberi. Questa stessa scena si ripete, ma nel nostro tempo presente, dove il mondo rivendica la conquistata civiltà e se ne vanta. Si difendono i diritti umani, tranne che nella Gaza assediata e devastata, la cui popolazione è privata di “un sorso d’acqua, un medicinale e un boccone di cibo”, costringendola a “mangiare foglie di alberi e pollame morto”.

È questa la miserabile situazione che minaccia una vera e propria carestia nella Striscia di Gaza, secondo gli avvertimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Nazioni Unite, che però si accontentano di descrivere la scena senza far nulla per spezzare l’ingiusto assedio e portare aiuti alla popolazione di Gaza con la forza della legge, legge che è stata collocata su scaffali pieni di polvere solo perché la questione riguarda la Palestina, stato con cui il mondo si confronta con palesi doppi standard.

Nella zona di Al-Jalaa, l’occupazione israeliana assedia i residenti: in questi giorni ha posizionato delle barriere, avvertendo chi era in strada di non avvicinarsi per la presenza di un cecchino.

“Alcune persone si avvicinano alle porte delle abitazioni, ma non possono muoversi nelle strade laterali dopo un assedio durato 12 giorni”, racconta Ahmed Rizq, 27 anni, che ha deciso di utilizzare Internet per poter comunicare con la sua famiglia sfollata nella città di Khan Yunis.

Nella sua intervista con Al-Arabi Al-Jadeed, Rizk spiega che recentemente hanno mangiato foglie di alberi con il pane, scegliendo foglie che non contenessero gomma bianca. Spiega che il piccolo hakoura vicino a casa sua coltivava erbe verdi che crede fossero ceci (una pianta invernale commestibile perenne), quindi le ha messe nel pane e le ha mangiate con altre 5 persone a casa sua. Alcuni all’inizio si sono rifiutati di mangiarle, ma dopo due giorni sono stati incoraggiati ad assaggiarle a causa della fame.

Rizk continua il suo discorso raccontando che “Quando ero bambino, ricordo di aver mangiato le foglie degli alberi, perché l’avevo visto in una scena di un film. Non ne avevo bisogno. Quando mia madre lo scoprì, mi colpì sulla mano perché non lo facessi mai più. Ma alla fine l’ho rifatto di nuovo e l’ho raccontato a mia madre, sfollata in una scuola nella città di Khan Yunis, che questa volta ha pianto veramente a dirotto”.

Per quanto riguarda il nord della Striscia di Gaza, il dolore non è meno grave e la situazione non è meno miserabile, poiché Nawal Abu Saif, 34 anni, ha fatto bollire le ossa di pollame dopo averle essiccate con l’aiuto della luce solare, e vi ha poi aggiunto del brodo di pollo che ha trovato sulle rovine di una delle case distrutte nel mezzo del campo di Jabalia.

Ci ha aggiunto del pane secco, pur non sapendo se fosse commestibile, non sembrava ammuffito, perché faceva molto freddo.

Abu Seif ha preparato il brodo di pollo con il pane, e anche la fattah senza riso né carne, spiegando che “è un piatto famoso nella Striscia di Gaza”.

Nonostante la tragedia, è riuscita a preparare un piatto difficile da fare in queste condizioni del nord della Striscia di Gaza. Se non altro, tutti i suoi familiari e gli altri sfollati hanno ricevuto un po’ di cibo.

La brutale occupazione continua ad assediare tutte le città di Gaza anche negli ultimi giorni, compresa la città di Rafah la cui popolazione non riesce a raggiungere Khan Yunis. L’occupazione sta penetrando a nord e ad est di Khan Yunis, e la barriera orientale e i macchinari dell’occupazione separano Gaza City e il nord della Striscia di Gaza da tutte i bisogni primari e le necessità vitali.

La gente di Gaza cerca cibo tra le macerie nel nord della Striscia di Gaza e persino nella città di Gaza, sperando di trovare alimenti in scatola o altri prodotti commestibili.

Avvisi di carestia imminente

Da parte sua, il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ha rinnovato il suo avviso sul pericolo di carestia e fame a Gaza, affermando che le persone nella Striscia vivono con un pasto al giorno “se sono fortunate”. In un post apparso sulla piattaforma X, le Nazioni Unite hanno sottolineato la necessità di estendere l’accesso sicuro e senza ostacoli agli aiuti, al fine di prevenire la carestia a Gaza, rimarcando la necessità di pace più di ogni altra cosa. La fame sta devastando la popolazione della Striscia di Gaza, mentre le zone assediate cominciano a soffrire la carestia.

Ma ciò che è ancor più doloroso per il popolo assediato di Gaza è vedere i pochi aiuti che arrivano loro sequestrati dalle forze di occupazione e poi inceneriti dai suoi soldati criminali davanti agli occhi del mondo intero, mentre i convogli di soccorso si accalcano dall’altra parte del valico di Rafah senza che il mondo abbia la capacità di farlo aprire per portare gli aiuti, prima che la catastrofe della carestia, da cui tutte le istituzioni internazionali mettono in guardia, sia totale.

A Gaza 9 persone su 10 non mangiano

È interessante notare che il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha affermato nei giorni scorsi che il settore sanitario di Gaza sta affrontando ripercussioni “catastrofiche” a causa della guerra israeliana, mentre un funzionario delle Nazioni Unite ha confermato che metà della popolazione di Gaza muore di fame e 9 gazawi su 10 non mangiano tutti i giorni.

Da parte sua, Karl Skau, vicedirettore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha dichiarato che “Metà della popolazione muore di fame e 9 cittadini su 10 non mangiano tutti i giorni. È quindi chiaro che i bisogni sono enormi”.