La Francia censura Ilan Pappe: l’editore francese sospende la stampa di “La Pulizia Etnica della Palestina” nonostante il forte aumento delle vendite

Il noto editore francese Fayard ha interrotto la pubblicazione della versione tradotta del libro dello storico israeliano Ilan Pappe, intitolato “Il Pulizia Etica della Palestina” (Le nettoyage ethnique de la Palestine), secondo quanto riportato dal sito Actualitté.

Il libro, originariamente pubblicato in inglese da OneWorld Publications a Londra, affronta l’espulsione di massa dei palestinesi durante la creazione di Israele, descrivendola come un atto deliberato e sistematico mirato alla pulizia etnica della Palestina.

Nel 2008, al momento del suo rilascio, Fayard aveva elogiato il libro come “un promemoria che la risoluzione del problema dei rifugiati deve essere la pietra angolare di ogni tentativo di pace nella regione”.

Un libraio nel V arrondissement di Parigi, Patrick Bobulesco, ha dichiarato al sito Actualitté che dopo che il libro è andato esaurito nel suo negozio, non è stato in grado di ordinare nuove copie a causa della “cessazione permanente” delle vendite da parte dell’editore.

Middle East Eye ha contattato Fayard e OneWorld per un commento, ma al momento non ci sono risposte.

Maxime Lledo, direttore delle comunicazioni di Fayard, contattato da Actualitté, ha dichiarato che il contratto per il titolo “è scaduto il 27 febbraio 2022” e che non stampava il titolo dal 3 novembre.

Actualitté ha sottolineato che, secondo Edistat, che monitora gli acquisti nei negozi al dettaglio, delle 307 copie vendute quest’anno, 158 sono state vendute tra il 9-15 ottobre e il 6-12 novembre, subito dopo l’attacco di Hamas a Israele il 7 ottobre.

Il sito Révolution permanente, definendosi un’organizzazione politica “rivoluzionaria”, ha affermato che la decisione di interrompere il titolo di Pappe fa parte di un clima di “caccia alle streghe” attualmente presente in Francia contro “qualsiasi espressione critica nei confronti del governo israeliano” dall’attacco.

Il sito ha anche citato il fermo di Jean-Paul Delescaut, segretario generale del sindacato dipartimentale CGT-Nord 59, e dell’associazione per una dichiarazione di solidarietà con la Palestina. Allo stesso modo, l’attivista palestinese Mariam Abu Daqqa è stata posta agli arresti domiciliari dopo una serie di conferenze in Francia, venendo successivamente deportata al Cairo.

Il 15 novembre, il sito Mediapart ha pubblicato una lettera firmata da oltre 1.300 ricercatori e accademici, protestando contro “intimidazioni, diffamazioni e restrizioni alla libertà di espressione scientifica nelle università dagli eventi tragici del 7 ottobre”.

La lettera ha denunciato il “clima di minaccia che genera paura e auto-censura a discapito della libera espressione”.

“In ambito accademico francese si è insediata una sorta di polizia del pensiero da diversi anni, in linea con l’invenzione dell ‘islamo-sinistrismo’ per screditare certi discorsi scientifici”, ha aggiunto la lettera.

In un’indagine recente, il quotidiano L’Humanité ha denunciato “il clima di pressioni e intimidazioni che i ricercatori francesi affrontano quando lavorano sulla Palestina e sul mondo arabo”.

La ritirata del libro di Ilan Pappe dalle vendite coincide anche, nota Révolution permanente, con l’effettivo controllo del gruppo editoriale Hachette, a cui appartiene Fayard, da parte del miliardario di estrema destra Vincent Bolloré.

Ilan Pappe, collaboratore di Middle East Eye, fa parte della “nuova scuola di storici”, riconosciuta per la sua critica alle politiche israeliane verso i palestinesi. Dal 1980, ha cercato di rivedere criticamente la storia della creazione di Israele e del conflitto israelo-arabo.

Nel 2017, in un’intervista a MEE in occasione dell’uscita del suo libro “La più grande prigione della Terra: Una storia dei territori occupati”, ha presentato il libro come un’estensione del suo lavoro precedente, “Il Pulizia Etica della Palestina”.

“Vedo l’intero progetto del sionismo come una struttura, non come un singolo evento. Una struttura colonialista attraverso la quale un movimento di coloni colonizza una terra natia”, ha affermato.

“Fino a quando la colonizzazione non è finita e la popolazione indigena si oppone attraverso un movimento di liberazione nazionale, ogni periodo di questo tipo che osservo è solo una fase all’interno della stessa struttura”.