Il piano francese di de-radicalizzazione è uno strumento di repressione del dissenso

di Jan Bouharoun*

Il Governo francese ha reso noto il suo piano di lotta contro la ‘’ radicalizzazione ‘’ ma il suo contenuto ed il contesto nel quale sara’ realizzato, lo faranno diventare una minaccia per la libertà’ d espressione con il rischio di intensificare la discriminazione contro i musulmani

Il primo Ministro francese Edouard Philippe ha presentato, lo scorso 23 febbraio, un piano composto da 60 misure con il fine di ‘’ prevenire la radicalizzazione per meglio combattere il terrorismo’’

Un piano d’ eccellenza per costruire una vera e propria tela di ragno di sorveglianza nelle prigioni, nella scuole, nelle università fino ad Internet e alle reti sociali .

Il fine e’ in breve ‘’di identificare, di segnalare e di prendere in carico chi mostra i segni indicativi di una rottura con i principi repubblicani ’’. Ogni persona che venga giudicata ‘’in via di radicalizzazione’’ dovrà essere seguita da un team di psicologi, di ricercatori, di psichiatri e di imam repubblicani perché’ gli sia mostrata la via della virtù.

Il piano francese si ispira apertamente a Prevent, il piano britannico di prevenzione della radicalizzazione, malgrado le derive di quest ultimo. Attuato sotto diverse forme da più di un decennio Prevent e’ non soltanto controproducente , accusato com’è noto dall’Onu di alimentare il radicalismo, ma offre una copertura in piu alla violazione dei diritti umani istituzionalizzando un’atmosfera di sospetto isfamofobo generalizzato.

Alcuni episodi come l’interrogatorio di un bambino di 4 anni da parte della polizia, possono far sorridere o piangere, ma l’ex presidente del sindacato degli studenti britannici MUS Malia Bouattia, ricorda che Prevent e’ accompagnato da atteggiamenti securitari nello spazio pubblico, dalla creazione di schedature di tipo razzista contro i musulmani e dalla criminalizzazione della contestazione ‘’.

La strategia britannica contro l’estremismo attuata con Prevent è stata accusata dalla Commissione dei Diritti Umani del Consiglio d’Europa di favorire misure di esclusione nei confronti dei musulmani. Non c e’ alcuna ragione per credere che la versione francese di Prevent abbia delle ricadute di tipo differente rispetto modello britannico a cui si ispira.

La definizione di radicalizzazione adottata dal piano si basa su quanto raccomandato dal Consiglio Costituzionale con riferimento alla legge che vieta il velo integrale, cioè definisce radicalizzato chiunque deroghi alle ‘’ esigenze minime della vita sociale’’.

Data questa definizione vaga e generica persino il quotidiano Le Monde, che nessuno può’ sospettare di islamomarxismo, e’ costretto a riconoscere che ‘’ si e’ molto lontani da qualsiasi velleità’ di radicalismo ‘’.

Questo approccio si iscrive nella stessa logica della risposta globale al fenomeno della ‘’radicalizzazione‘’. Aron Kundnami autore del libro ‘’The Muslims are coming Islamophobie extremism and the domestic wars on terror’’ afferma infatti che ‘’dopo l’11 settembre ci si concentra esclusivamente sull individuo come se tutto si risolvesse nell’indottrinamento ideologico individuale, senza riflettere sul contesto sociale e politico esterno come ad esempio la guerre senza fine contro i paesi a maggioranza musulmana o l islamofobia che tocca i paesi occidentali. ‘’Qualsiasi reazione contro questa realtà’ viene stigmatizzata ed i suoi autori sono definiti come ‘’radicali ‘’o ‘’in via di radicalizzazione’’. «Questa e’ l’essenza delle strategie antiterrorismo come il Prevent del Governo britannico‘’ha detto l avvocato ed attivista Brian Richardson.

Verso un nuovo maccartismo

Il test che mette a fuoco la radicalizzazione, concentrandosi sulle deviazioni ideologiche di individui, indica che il piano francese fara sarà una delle strategie dello Stato francese e i suoi sgherri mediatici contro un segmento molto ben definito della popolazione.

In effetti a partire dall ex primo ministro Manuel Valls passando per i giornalisti più servili come Eric Zemmour, attraverso filosofi come Elisabeth Badinter e Alain Finkielkraut, si realizza una consorteria di intellettuali che avvelena il panorama politico e dei media francesi, con la sola finalità’ di spargere il suo veleno sui musulmani e soprattutto sulle donne musulmane.

Questa nauseante islamofobia che ha avuto anni per svilupparsi e fare il suo nido nei ministeri e nelle case editrici, serve ora come trampolino di lancio per una caccia alle streghe della quale potrebbe essere vittima qualsiasi persona associazione o gruppo politico che abbia il coraggio di esprimere un pensiero critico.

Ma il laicismo non e’ un valore eterno che fluttua sulla società’ e oltre la storia, e quando in nome di questa laicità’ si cerca di escludere violentemente una parte della popolazione dalla sfera pubblica e’ pienamente normale e giustificato veder emergere una resistenza culturale e politica.

Manuel Valls ha trascorso cosi tanto tempo come Primo Ministro, vendendo armi alla dittatura egiziana che ha finito per adottarne la retorica ed ora accusa i suoi oppositori di collusione con la Fratellanza Musulmana. La deputata francese degli Insoumises Clementine Autain e il moderato Benoit Hamoun, candidato socialista non eletto, ne hanno recentemente fatto le spese.

Anche le fondatrici del collettivo afrofemminista MWAIF si sono trovate in prima linea loro malgrado per aver osato organizzare un seminario per sole donne .

In una commovente apoteosi di unione repubblicana abbiamo visto convergere siti di estrema destra con la Lega internazionale contro il razzismo e l antisemitismo (LICRA) ed il sindaco di Parigi, unanimi si sono nel condannare ‘’ questa deriva inaccettabile ‘’.

Stessa cosa è avvenuta a Lallab un associazione femminista che mira a ‘’ combattere i pregiudizi contro le donne musulmane ‘’ anch’essa accusata di vicinanza ai Fratelli Musulmani. Altro caso eclatante è quello dell’ attuale Ministro dell Istruzione Eric Blanquerche che senza mezzi termini cita in tribunale l associazione ‘’South Union Instruction 93’’ rea non solo di organizzare un workshop non misto, ma anche per aver menzionato il termine blasfemo di ‘’Razzismo di Stato ‘’. A tutto ciò si aggiungono i casi di Ruquayya Diallo, Mennel Ibtissem ,Houria Bouteldja, tutte oggetto di linciaggio mediatico ad opera dei repubblicani.

In un editoriale pubblicato sull Huffington Post i leaders del comitato ebraico americano Simone Rodan Benzaquen e Anne Sophie Sebban affermano di voler usare questo piano per vietare lo spazio pubblico agli ‘’ utili idioti delle ideologie radicali vale a dire il Partito degli indigeni della Repubblica (PIR), il Collettivo contro l islamofobia il Francia (CCIF)e l UIOF, rispettivamente: un partito politico anti-coloniale, un’associazione di vittime dell’islamofobia e l’Unione delle comunità islamiche in Francia.

Gli autori dicono di essere preoccupati della difesa dei valori repubblicani ma la loro organizzazione non e’ nuova ad attacchi alla libertà’ di espressione. Questa lobby filo israeliana e’ arrivata ad accusare gli ebrei americani di antisemtismo per aver criticato il sionismo.

Scuola, campo di battaglia

In questo contesto va notato che il piano di prevenzione include il monitoraggio degli studenti. È probabile che questa furia mediatica si diffonda,e si materializzi in un’ atmosfera opprimente di sospetti all’interno delle scuole, dove il governo intende combattere contro le ‘’ teorie del complotto’’ che «circolano tra i giovani musulmani.» Dare carta bianca allo stato per determinare il ‘’ vero ‘’ ed il ‘’falso ‘’nelle questioni politiche e’ una deriva orwelliana che dev’essere denunciata da qualsiasi persona od organizzazione che intenda veramente preservare i principi democratici di base.

Per resistere a questo attacco contro la libertà’ di parola e di pensiero, bisogna prima identificare il male che si afferma di voler combattere. E’ vero che in particolare dopo gli attentati del 2015 una piccola minoranza di giovani musulmani, ma non solo, ha espresso dubbi sulla versione ufficiale degli attentati, aderendo a diverse teorie del complotto.

Il piano di prevenzione del Governo francese invita a segnalare la presenza di segni di radicalizzazione all’interno degli istituti di istruzione.

Tuttavia a differenza del complottismo sistematico della galassia dell’estrema destra , che emana fantasie di odio ed addirittura di genocidio contro tutte le minoranze (ebrei, omosessuali ,neri ecc ), questo ‘’ complottismo ‘ rappresenta una reazione ingenua, incoerente e mediaticamente scorretta, che si giustifica col fatto che i media mainstream non dicono tutta la verità’ ma usano gli attentati per stigmatizzare i musulmani. L’attacco in piena regola promesso dal piano francese contro la radicalizzazione rafforzerà solo queste ultime frange come una profezia che si autorealizza rinfocolando la contrapposizione ‘’ noi ‘’ contro ‘’loro’’ di cui si nutre l ideologia jihadista

Insegnanti e funzionari pubblici, che il piano vorrebbe trasformare in agenti di polizia, devono invece lavorare per preservare la libertà d espressione e di dibattito nelle scuole e nei luoghi pubblici con l obbiettivo di dimostrare che i musulmani, in non sono soli di fronte allo Stato e ai media e che il razzismo puo’ essere combattuto mediante la solidarietà’ tra musulmani e non musulmani. Bisogna evitare di ripetere il 2004 quando le giovani donne musulmane si ritrovarono quasi da sole davanti agli attacchi dello Stato contro il diritto di scegliere liberamente il modo di vestirsi La sinistra ed i sindacati, molto presenti nelle scuole e nelle Università’ dovrebbero prendere esempio dai loro colleghi britannici che cercano di lavorare fianco a fianco ( malgrado le differenze ideologiche riconosciute ) con diverse associazioni musulmane per combattere le ricadute negative di Prevent.

E’ solo su una base di rispetto e dell’auto-organizzazione degli oppressi, senza per forza diluire le differenze politiche ed ideologiche , che e’ possibile combattere il razzismo e l’autoritarismo e di conseguenza le derive radicali offrendo un’ alternativa alla politica di pompiere piromane adottata dallo Stato francese.

L’articolo è stato pubblicato su Middle East Eye

Titolo originale Le plan français de « prévention de la radicalisation » : une arme de délation massive

https://www.middleeasteye.net/fr/opinion-fr/le-plan-francais-de-prevention-de-la-radicalisation-une-arme-de-delation-massive

*Jan Bouharoun è un militante socialista e scrittore libanese.

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