Voto storico a Milano: quattro moschee riconosciute dal nuovo piano per il culto

Con l’approvazione del nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) il Comune di Milano, tra le altre cose, ha favorito l’emersione di 23 luoghi di culto così ripartiti per macro confessioni:  2 ai  buddisti, 7 ai cristiani evangelici e battisti, 3 ai cristiani ortodossi, 4 ai musulmani e 7 ai cattolici. Questo non vuol dire che saranno costruiti minareti a Milano perché questi spazi per pregare esistono già, e quasi tutti sono da tempo luoghi di ritrovo per i fedeli di diversi culti. Le quattro moschee che verranno riconosciute ufficialmente con il nuovo Piano delle Attrezzature Religiose (PAR) sono: La Moschea di Maria di Cascina Gobba che fa capo all’Associazione Islamica di Milano, il Centro Islamico della comunità turca Milli Gorus situatao in via Maderna, la  storica moschea di via Quaranta della Comunità Islamica Al Fajr e il centro islamico di via Gonin dell’associazione Der El Hadith. 

Nel capoluogo meneghino si contano circa 25 luoghi di culto islamici, tendenzialmente di media grandezza, e circa 100 luoghi di culto evangelici, per lo più di piccola dimensione. Alcuni di questi spazi con l’approvazione del nuovo PGT hanno finalmente ottenuto la destinazione d’uso urbanistica per il culto, gli altri restano informali e sono meglio noti come “moschee abusive” e “chiese evangeliche abusive”, due chiavi di ricerca che su google danno molti risultati.

Viene da chiedersi cosa ne sarà ora di tutte le altre sale di preghiera informali. La risposta è che possono essere chiuse da un momento all’altro, perché l’utilizzo di un locale per attività difformi dalla destinazione d’uso urbanistica rientra nella fattispecie dell’abuso edilizio, quindi la preghiera può diventare un reato penale. E questo fino a ieri poteva succedere anche ad uno dei 23 luoghi di culto che finalmente avranno la destinazione d’uso appropriata e che fortunatamente hanno raggiunto un porto sicuro.

Nel PGT ci sono anche due aree che andranno a bando per la realizzazione di luoghi di culto ex novo mediante la riqualificazione di immobili esistenti. Una di queste aree, zona Triulzo, è d’interesse per gli Evangelici mentre l’altra, zona via Padova, è collocata in un’area ad alta densità di musulmani. Quest’ultima, in via Esterle, è di interesse dell’Associazione Mussulmana di Milano che ha sede in via Padova 144, il cui presidente è stato insignito dell’Ambrogino d’Oro ma che non aveva i requisiti per emergere nel PGT. La stessa area era andata a bando con la precedente giunta Pisapia e se l’era aggiudicata l’associazione islamica di via Cavalcanti che ora è incappata nel girone infernale delle “moschee abusive” tanto che il suo presidente è stato recentemente condannato sostanzialmente per “preghiera abusiva”.Quel bando è stato poi ritirato dall’amministrazione Sala.

Per mediare con l’opposizione, sul PGT approvato oggi, è stato scelto di eliminare una terza area da mettere a bando perché si trattava di un’area su cui costruire un immobile ex novo e c’era il terrore di un minareto a Milano. Resta quindi la convenienza bipartisan di costringere i musulmani al mimetismo religioso. Da notare che nell’emersione delle 4 moschee manca quella di via Meda della COREIS, perché risultava tra le attrezzature esistenti, come la Moschea di Segrate  nonostante sia sempre stata come una cappella a fruizione privata. Ci riproponiamo di verificare che non sia rimasta un luogo chiuso al pubblico e quindi non utile al culto islamico in città.

A proposito del PAR, cioè la parte del PGT che riguarda i luoghi di culto, la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader si è dichiarata soddisfatta per: “un risultato storico, anche se non pienamente soddisfacente, per il diritto al culto di tutte le minoranze, purtroppo non vengono soddisfatte le esigenze di tutti ma resta un risultato importante”, ha poi aggiunto: “abbiamo lavorato con un’impostazione diversa rispetto alla precedente amministrazione perché non abbiamo privilegiato la competizione mediante bando pubblico ma si è cercato in primis di lavorare con le realtà esistenti che potevano rientrare nei criteri stringenti della legge regionale.”

La consigliera Abdel Qader ha spiegato anche che “la legge edilizia regionale è fortemente penalizzante per grandi comuni densamente abitati come Milano” e che “l’opposizione ha insistito sempre  sulla richiesta discriminatoria di una maggiore e non meglio definita trasparenza per i soli musulmani, senza neppure considerare quindi che la legge regionale in questione individua prettamente criteri urbanistici, uguali per tutti”.

In realtà la prima configurazione della giunta Pisapia aveva avviato un percorso forse troppo virtuoso. Era stato realizzato un Albo delle Associazioni Religiose, per censire tutti, e finalizzato a dare uno spazio a tutti. Poi non se ne fece più nulla e vene realizzata solo la Chiesa di Scientology, nemmeno censita nell’albo.

Che si tratti di Milano o di uno dei qualsiasi ottomila Comuni d’Italia, nessuna amministrazione fa il censimento delle realtà religiose presenti sul proprio territorio e la conseguente pianificazione urbanistica che non ne lasci fuori la maggior parte.

Ci sono sentenze (Cort. Cost. 195/1993, Cons. di S tato 8298/2010, ecc…) che individuano nei Comuni i soggetti che, in assenza di una legge dello stato, devono provvedere a garantire il diritto al culto, ma nel breve-medio periodo la situazione non sembra destinata ad un miglioramento. In aggiunta alcune regioni, tra cui proprio la Lombardia, hanno iniziato ad usare in maniera distorta il potere legislativo, mediante le cosiddette leggi anti-moschee fatte con lo scopo di ostacolare quei comuni che vorrebbero iniziare seppur timidamente ad affrontare il problema. Queste leggi regionali aumentano i vincoli per la concessione delle destinazioni d’uso per il culto con l’obiettivo dichiarato di voler ostacolare il culto islamico ma finendo per affossare il diritto di tante minoranze.

E’ questa la realtà dei culti minoritari senza Intesa in Italia (quelli senza l’8×1000), a causa di un vuoto normativo nel quale la mancanza di volontà, o convenienza, politica delle amministrazioni locali relega alla semi-clandestinità questi culti, producendo di fatto la violazione di un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione, ai singoli individui quanto alle comunità, per la dimensione privata quanto per la sfera pubblica (art.19 della Costituzione).

Se risalta ai più l’assenza del culto islamico sulla scheda dell’8×1000, a molti sfugge che ci sono cristiani evangelici in aggiunta a quelli (Luterani e Battisti) a cui è possibile destinare questa quota del gettito fiscale, cosi come proprio a Milano ci sono ebrei che non rientrano nell’Unione delle Comunità Ebraiche a cui è possibile devolvere l’8×1000. Ma non è che senza l’8×1000 non si possa pregare, anche perché questo meccanismo (che poi sarebbero le Intese ex art.8 della Costituzione) è stato attivato negli anni ’80, e prima mica si poteva pregare solo in chiese cattoliche.

Adesso però la realtà dei culti minoritari in Italia non è la stessa di alcuni decenni fa ed il paese non è stato al passo coi tempi, e non per un approccio laicista dello stato. In compenso infatti sono aumentati gli insegnanti dell’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole (IRC), nonostante cresca costantemente più il numero di famiglie che si avvalgono della facoltà di non far ricevere ai propri figli questo insegnamento, che prima veniva impartito per un’ora a settimana a partire dalla scuola media mentre adesso si comincia con due ore a settimana dalla scuola materna.

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