Su Russia e Cina è scontro aperto nel campo occidentale. Per gli USA Pechino resta la principale minaccia ma Trump non vuole la guerra con Putin

L’impero talassocratico americano sin dalla sua nascita come potenza globale ha imposto e tracciato linee guida politiche ed economiche a livello mondiale. Ridisegnato l’ordine mondiale con gli accordi di Bretton Woods, gli USA si mobilitarono, con l’ausilio dell’ormai decadente impero britannico, ad assoggettare il vecchio continente elargendo fondi, in dollari, per la ricostruzione dei paesi Europei. La benevolenza americana era giustificata dal fatto che contendeva il dominio dell’Europa con l’altro vincitore della Seconda guerra mondiale l’URSS.

Joshua Paul, ricercatore presso la Georgetown University di Washington, dimostrò, attraverso documenti governativi desecretati e rilasciati dal US National Archives, che la comunità di Intelligence degli Stati Uniti ha condotto, finanziato e diretto il movimento federalista Europeo.

Un memorandum del 26 Luglio 1950 firmato dal generale William J. Donovan, capo dell’ufficio di guerra americano (Office Strategic Service), fornisce istruzioni per una campagna atta a promuovere un parlamento Europeo a pieno titolo. Washington per definire l’agenda Europea, si dotò di uno strumento il comitato americano per un Europa unita (ACUE), con lo scopo di creare e finanziare movimenti federalisti europei. Tali movimenti erano capeggiati da personalità di spicco, come l’ex ministro degli esteri francese Robert Schuman, l’ex ministro belga Paul Henri Spook ed altri legati mani e piedi ai loro sponsor americani. Tra i principali finanziatori dell’ACUE troviamo la fondazione Ford e Rockefeller ed altri gruppi d’affari con stretti legami con il governo degli USA.

Lelio Basso, politico socialista e padre costituente, in un discorso alla Camera aveva previsto esattamente cosa sarebbe accaduto con un’eventuale Unione Europea già 70 anni fa, affermò:

“Ogni passo avanti verso questa cosiddetta Unione è un passo in avanti sulla via dell’assoggettamento dell’Europa al dominio del capitale finanziario americano, ed è altresì un passo in avanti verso la formazione di una piattaforma Europea in funzione antisovietica”.

Da li a poco, nel 1957 fu firmato il trattato di Roma primo passo verso l’UE e nel 1962 fu istituito il parlamento Europeo.

Le profezie di Lelio Basso non si rivelarono infondate. Negli anni 70 il progredire della democrazia e il benessere diffuso in occidente, rappresentò una minaccia per le oligarchie che muovevano le fila dietro le quinte. Costoro si riorganizzarono e fondarono il 23 Giugno del 1973 la commissione trilaterale il cui massimo esponente era David Rockefeller, inoltre, ne facevano parte massimi esponenti dell’amministrazione americana come Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski, quest’ultimo autore del libro “La grande scacchiera”.

La Trilaterale nel 1975 commissionò, al politologo americano Samuel Philips e al sociologo francese Michel Crozier, uno studio sulla condizione politica negli States, Europa e Giappone. Il saggio che venne fuori aveva come titolo “The Crisis of Democracy”, affermava che i problemi di governabilità nascevano da un eccesso di democrazia, che rendeva i cittadini partecipi alla vita politica, che influenzavano, attraverso manifestazioni, petizioni e pressioni sull’operato degli eletti.

Per gli studiosi tale modus operandi andava cambiato per il buon funzionamento della democrazia e bisognava puntare sempre di più sulla centralizzazione del potere politico decisionale.

Tutti i successivi studi prendevano come spunto di partenza questa visione elitaria del potere, conclusero che la soluzione era la tecnocrazia come forma di governo per la società.

Negli anni successivi anni tutte quelle organizzazioni mondiali erano apparentemente intergovernative ma di fatto al loro interno vi erano entità tecnocratiche oligarchiche, le cui decisioni erano prettamente di carattere politico. Il che le rende responsabili, molte volte, di disgrazie umanitarie ed economiche.

Ne troviamo un esempio nel caso della gestione della crisi greca, dove il presidente della commissione Europea e il capo economista del fondo monetario internazionale Oliver Blanchard ammisero il loro fallimento nelle scelte di politiche d’austerità, aggravando la situazione del paese ellenico, causando un crollo demografico, dovuto ai crescenti casi di suicidio e alla fuga del paese del capitale umano verso paesi del nord Europa. Inoltre, i funzionari di tutte queste entità sovranazionali godono della piena immunità giurisdizionale, anche dopo la scadenza del mandato, per fatti compiuti durante l’esercizio della loro funzione.

Il crollo del blocco sovietico, salutato da molti come evento positivo, si rivelò funesto per la popolazione occidentale, che fino ad allora aveva vissuto in un capitalismo temperato dove vi erano diritti sociali e civili proprio a causa della presenza di una cortina di ferro, venuta a mancare quest’ultima, il capitalismo rivelo il suo volto feroce e predatorio. In concomitanza con la disgregazione dell’URSS, nel 1989 FRANCIS FUKUYAMA pronostico “fine della storia” riferendosi al fatto che dopo il crollo dei regimi comunisti e la fine della guerra fredda, la democrazia liberale e il capitalismo sarebbero stati destinati a pervadere tutte le nazioni del mondo.

Dal 1992 si diede una forte svolta all’agenda globalista. In Europa dopo l’unificazione tedesca, resa possibile dalla caduta del muro di Berlino, ci fu un’accelerazione verso l’integrazione europea con il trattato sull’unione europea che sanciva l’introduzione della moneta unica, la creazione della banca centrale europea e i famigerati parametri di convergenza: rapporto tra deficit pubblico e PIL non superiore al3%, rapporto debito pubblico e PIL non superiore al 60%.

Questi criteri non avevano e non hanno nessuna valenza economica, ma sono stati posti come vincoli stringenti per assoggettare gli stati e spingerli a cedere maggiori sovranità alle istituzioni europee, per la creazione dei futuri Stati uniti d’Europa (USE).

L’attuale senatore a vita Mario Monti ed ex presidente del consiglio, commissario europeo in due legislature, presidente della sezione Europea della trilaterale, advisor per Goldman Sachs, membro dell’Atlantic Council, confesso ad un incontro pubblico “Non dobbiamo sorprenderci che l’Europa abbia bisogno di crisi e di gravi crisi, per fare passi avanti.

I passi avanti dell’Europa sono per definizione cessioni di parti delle sovranità nazionali a un livello comunitario. È chiaro che il potere politico, ma anche il senso di appartenenza dei cittadini a una collettività nazionale, possono essere pronti a queste cessioni solo quando il costo politico e psicologico del non farle diventa superiore al costo del farle perché c’è una crisi in atto, visibile, conclamata”.

Il 15 aprile del 1994 a Marrakech in Marocco venne istituita l’Organizzazione Mondiale del Commercio, quest’evento segnò l’inizio della globalizzazione, alle grandi multinazionali occidentali si aprirono opportunità di guadagno nei paesi emergenti, dato il bassissimo costo della manodopera, assenza di diritti sindacali e l’inesistenza di norme ambientali. Tutte le multinazionali attuarono la stessa strategia, ossia delocalizzare dove si trae massimo vantaggio, vendere nei paesi ricchi e spostare la sede fiscale nei paradisi fiscali, gli unici posti di lavoro che mantenevano in “patria” erano quelli riservati a ricerca e sviluppo.

L’introduzione della CINA nel WTO, voluta soprattutto dagli Stati Uniti, permise, alle aziende americane di spostare la produzione manifatturiera off-shore. A lungo andare ciò è risultato insostenibile per gli USA, per due motivi, il primo è che la Cina ha approfittato della situazione sottraendo in maniera occulta proprietà intellettuale alle aziende tecnologiche americane, ad oggi l’impero celeste detiene il primato tecnologico sull’intelligenza artificiale, tecnologia 5G, ed inoltre, il 50% dei beni materiali che circolano nel mondo sono prodotti in Cina.

Il secondo, è strettamente connesso al fatto che gli USA oggi sono un paese completamente dipendente dall’estero, hanno un deficit commerciale spaventoso, solo con la Cina è di oltre 300 mld di $. Da un altro lato, non bisogna dimenticare che questo è un privilegio per gli Stati Uniti, che a differenza del resto del mondo, che devono accumulare dollari o euro come moneta di riserva per acquistare merce estere.

La supremazia americana, in quanto impero regge su due aspetti, la forza militare e il controllo dei mari. Il cambio di paradigma degli USA è dovuto ad una motivazione di carattere reale, ossia la perdita di leadership mondiale che la rende vulnerabile da un punto di vista economico reale per l’approvvigionamento delle materie prime e l’incapacità di produrre beni di qualsiasi genere in quanto ha rinunciato alle sue imprese manifatturiere.

Attualmente negli States, l’industria manifatturiera rappresenta solo l’11% del PIL, questo aspetto ha fatto preoccupare gli strateghi americani che hanno indotto sia i democratici che i repubblicani a prendere misure per fermare il declino del paese, ciò giustifica, la guerra dei dazi portata avanti da Trump verso il nemico strategico cinese e l’antipatia americana verso il paese mercantilista per eccellenza la Germania. Quest’ultima, nel 2017 ha registrato il dato più alto in termini nominali di esportazioni superando la Cina, nonostante la grande differenza demografica.

Mai come prima d’ora nella politica americana si è arrivati ad uno scontro politico acceso tra il governo ufficiale e lo stato profondo, rappresentato dalle agenzie di spionaggio, la burocrazia federale e il complesso industriale degli armamenti. Il potere americano che fino a qualche anno fa, a prescindere dal colore politico che guidava il paese, aveva linea comune sulla politica estera, adesso vi sono due visioni del mondo opposte. Da una parte la fazione Bush-Clintoniana, a cui aderiscono buona parte dei Repubblicani, tutti i Democratici ed anche gli pseudo socialisti progressisti, Elizabeth Warren, Bernie Sanders e tutti i candidati alla Casa Bianca per il 2020, che individuano nella Russia e nella Cina il nemico numero uno.

Il loro fine è quello di indebolire e sottomettere la Russia, in modo da tagliare gli approvvigionamenti di gas alla Cina, così d’arrestarne lo sviluppo. Uno dei massimi esponenti di questa dottrina strategica è il 5multimiliardario, americano di origini ungheresi, George Soros. Recentemente, in un’intervista rilasciata al quotidiano New Times afferma di essere un fiero nemico dei regimi autoritari, come quello cinese e russo, in quanto nemici della società aperta.

Inoltre, ha pubblicamente dato il suo endorsement alla Warren, rivoluzionaria di sinistra in salsa cinque stelle, che vuole tassare i ricchi e ridurre le disuguaglianze e stranamente trova il sostegno di uno speculatore come Soros.

L’altra fazione minoritaria è capeggiata da Trump che vuole riappacificarsi con la Russia e tagliare i flussi energetici attraverso il Venezuela e l’Iran alla Cina, per fermarne lo sviluppo senza ricorrere alla guerra, diversamente dai democratici che vorrebbero attuare i piani bellici 2019-2024 esposti dal Pentagono.

Questo delirio politico americano ha spinto molti alleati e gruppi d’interesse europei a smarcarsi dall’alleato atlantico. Lo scorso 23 Agosto al simposio delle Banche Centrali mondiali a Jackson Hole, il governatore della Banca Centrale d’Inghilterra Mark Carney prendendo la parola contesta la posizione del dollaro come valuta di dominio, sostenendo che potrebbe essere sostituita da una valuta digitale come la libra di Facebook supportata da un paniere di valute tra cui il dollaro, l’euro la sterlina e anche lo yuan cinese.

Carney ha continuato il suo discorso sostenendo che l’economia americana rappresentando solo il 15% del PIL mondiale e solo il 10% del commercio globale, oltre al fatto che quando avvengono degli shock finanziari negli Stati Uniti si ripercuotono nel resto del mondo, come il caso della crisi del 2007.

Corrono ai ripari anche l’asse Aquisgrana, di cui fa parte anche l’Italia dopo il crollo del governo giallo-verde. Il 19 Agosto Macron incontrando il suo omologo Russo Vladimir Putin, cambia totalmente atteggiamento e critica le sanzioni imposte alla Russia e la sua espulsione dal G8, affermando

“La Russia è un paese profondamente Europeo. Crediamo in questa Europa che si estende da Lisbona a Vladivostok e dobbiamo elaborare insieme una nuova architettura di sicurezza (esercito) e fiducia tra la Russia e l’unione Europea. La Francia dovrà svolgere il proprio ruolo in questo processo”.

Dall’altra parte la Germania prosegue il suo progetto di costruzione del gasdotto North-Stream2 che collega la Russia alla Germania, nonostante le pressioni americane a bloccare il progetto. L’asse Aquisgrana, rispetto agli USA è ancora potente economicamente e ha l’interesse economico (Germania-Italia) e politico (Francia), a rimanere aperto nei confronti dei cinesi ma sottraendo lo spazio vitale (Russia )alla Cina, che si troverebbe indebolita politicamente ed economicamente.

Lo scenario che si apre in Europa è al quanto paradossale dato che sul continente Europeo sono presenti numerosi basi militari americane e testate nucleari, inoltre, in favore degli americani ci sono molti paesi dell’est Europeo e nei Balcani che rappresentano una spina nel fianco dell’asse Aquisgrana.

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