I musulmani in Russia, dove l’Islam è un elemento fondante dell’identità nazionale

L’Islam è la seconda religione della Federazione Russa ed è parte del patrimonio culturale e della Storia di questa nazione multietnica . Secondo stime, dal 6 al 14% della popolazione si considera musulmana. Oltre ai ‘’nuovi musulmani ‘’ russi altri popoli formano la comunità ,musulmana autoctona circassi, balcari, ceceni, ingusci, kabardin, karachay, e numerosi popoli del Daghestan. Inoltre, al centro del bacino del Volga risiedono popolazioni di tartari e baschiri, la stragrande maggioranza dei quali sono musulmani. Ci sono oltre 5.000 organizzazioni religiose musulmane registrate per un totale di 8mila moschee e 20 milioni di fedeli.

Nella Russia attuale, il governo mette in evidenza il ruolo significativo dell’Islam tradizionale e descrive il paese come multiconfessionale in cui ogni religione è protetta dall’autorità centrale e dalla legge federale. In continuità con la sua tradizione sin dall’epoca zarista, dove comunque la fede ortodossa era predominante.

Dopo la Rivoluzione d’Ottobre Lenin cercò di assimilare al comunismo i musulmani salvaguardandone nel contempo le tradizioni nazionali gli usi ed i costumi “ .Musulmani della Russia” ,disse in un celebre discorso, “tutti voi le cui moschee e case di preghiera sono state distrutte, le cui credenze e costumi sono stati calpestati dagli zar e dagli oppressori della Russia: le vostre credenze e pratiche, le vostre istituzioni nazionali e culturali sono sempre libere e inviolate, sappiate che i vostri diritti, come quelli di tutti i popoli della Russia, sono sotto la potente protezione della rivoluzione.”

Fu solo a partire dall’affermazione dello stalinismo che le moschee furono chiuse e gli imam imprigionati nei campi di concentramento in Siberia Durante la Seconda Guerra Mondiale ci fu la deportazione di circa duecentomila tatari e musulmani dell’Asia Centrale, accusati di collaborare con i nazisti. Dopo il crollo dell’ URSS, le moschee e le scuole islamiche furono gradualmente riaperte da parte di Gorbaciov.

Oggi Mosca potrebbe dare una buona dimostrazione di convivenza tra diverse religioni anche perché il numero di musulmani è in continua crescita, l’amministrazione sta rispondendo ai desideri della comunità musulmana, e non si registrano problemi tra sunniti e sciiti che vivono insieme nel rispetto l’uno dell’altro. come avviene generalmente in tutto il Paese .

.Il presidente russo Vladimir Putin consegna una medaglia al mufti del Tatarstan Ildus Faizov. Faizov è stato ferito ad una gamba da un attentato dinamitardo.

La comunità musulmana nella Federazione Russa non è un fenomeno nuovo o contemporaneo e questo è il motivo che ci permette di parlare di un “Islam tradizionale ufficiale” riconosciuto dallo Stato da moltissimi anni che deriva da un lungo processo storico e culturale. Diversamente da ciò che accade nell’Europa occidentale la storia di questo Paese non ammette fenomeni come l’adesione alle teorie dello scontro di civiltà di impronta anglosassone.

Secondo Albir R. Kirganov (rappresentante dell’ assemblea Nazionale dei Musulmani della Federazione Russa )‘’ L’Islam può essere considerato parte della nostra identità religiosa nazionale: molti musulmani infatti vivevano sotto l’impero zarista e grazie agli accordi presi con l’autorità centrale poterono costruire moschee e centri religiosi.”

La Moschea più importante di Kazan, capitale del Tataristan, per esempio fu costruita nel XVIII secolo dalla grande zarina Caterina.Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, le religioni, un tempo ridotte a culto privato e vittima di persecuzioni nell’ epoca staliniana ritornarono al loro ruolo centrale di forze di pace, convivenza delle diverse identità per tutto il popolo. 

Sostiene ancora Kirganov: “C’è un salafismo,  e uno pseudo-salafismo promosso da alcune organizzazioni terroristiche e da attori stranieri che attraverso la radicalizzazione vogliono raggiungere obiettivi politici. Questo pseudo-salafismo non ha nulla a che fare con l’Islam e può diffondersi tra la popolazione, in particolare tra le giovani generazioni, a causa della mancanza di istruzione’’.

Questa è una distinzione che non viene quasi mai fatta ed invece è molto importante: “consideriamo in effetti importante ed essenziale il campo dell’educazione e per questo abbiamo creato un programma mirato a diffondere i giusti insegnamenti religiosi tra i giovani musulmani.”

Una parte del lavoro degli Ulemaa degli imam, dei mufti, e degli educatori religiosi in Russia è dedicata alla denuncia delle false ideologie salafite jihadiste e all’educazione nell’islam tradizionale prevalentemente sunnita “Quelle persone che promuovono la propaganda jihadista non leggono e conoscono il Corano. Non sanno cosa sia realmente la sharia e le sure coraniche nelle quali si afferma che è importante difendere e preservare la propria patria, la cultura, i valori e la tradizione. Ciò che stanno diffondendo è sbagliato è la conseguenza della loro cattiva conoscenza dell’Islam e del Corano’’.

La Russia cone il resto d’Europa è un territorio di dialogo in cui i musulmani vivono insieme agli altri e portano avanti la Dawa pacificamente. “Coloro che etichettano la Russia come Dar al-Harb dimostrano che non conoscono la nostra storia nazionale, culturale e ignorano il fatto che sul suolo russo c’è una comunità musulmana ben integrata all’interno della società’’ conclude il Kirganov.

Nonostante questo sforzo per il rispetto delle diverse fedi, vengono denunciati da parte del Consiglio degli Ulemaa della Russia e da diverse ONG a macchia di leopardo, delle violazioni dei diritti religiosi dei musulmani come divieto di distribuire libri religiosi o di portare l hijab nelle scuole pubbliche ed anche isolati episodi di islamofobia.

Dal punto di vista geopolitico diverse personalità hanno intravisto una possibilità di accordo strategico tra islam e tradizione ortodossa, tra di loro Gejdar Dzemal (già leader del Partito della Rinascita Islamica e studioso di personalità come René Guénon e Julius Evola, scomparso da qualche anno ) è stato un sostenitore di questa prospettiva. Egli intravedeva nell’alleanza strategica tra Ortodossia ed Islam in quanto religioni tradizionali, un potente fattore di opposizione all’imperialismo economico ed all’egemonia culturale nordamericana e neoliberista. 

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