I musulmani americani ai Democratici: la Palestina priorità della politica estera USA

Militanti e accademici si sono riuniti a Chicago nel weekend per il dodicesimo congresso annuale dei musulmani americani per la Palestina (American Muslims for Palestine, AMP), invitando i musulmani americani e il Partito Democratico a dare alla Palestina la priorità nelle questioni di politica estera. La convention dei musulmani americani per la Palestina è stata grande come mai prima, con i partecipanti alla ricerca della scintilla con i democratici.

I partecipanti al congresso hanno espresso a grande maggioranza l’opinione secondo cui se un democratico sarà eletto alle presidenziali del 2020, lo slancio che ha caratterizzato gli ultimi anni sui temi relativi all’autodeterminazione della Palestina dovrà essere accolto alla Casa Bianca.

Alla conferenza organizzata dalla AMP, un’organizzazione nazionale di base tesa ad un lavoro di orientamento del pubblico su questioni politiche e culturali relative alla Palestina, hanno preso la parola accademici e personalità televisive del calibro di Marc Lamont Hill, la militante Linda Sarsour, l’avvocatessa Zahra Billoo, e la congressista Rashida Tlaib.

Gli organizzatori hanno detto che ai tre giorni della convention hanno partecipato 3.500 persone provenienti da ogni angolo degli Stati Uniti.

Sebbene gli interventi sull’importanza della partecipazione dei musulmani americani alla vita politica prima e dopo le elezioni del 2020 siano stati predominanti, sono state affrontate altre questioni estremamente importanti quali la recente ondata di bombardamenti israeliani su Gaza e la decisione del governo statunitense di non considerare illegali gli insediamenti nella West Bank.

La militante Zahra Billoo ha ricevuto un riconoscimento per la sua solidarietà al popolo palestinese e per il suo coraggio di fronte all’oppressione (American Muslims for Palestine)

La conferenza ha fatto speciale riferimento al cambiamento di sentimenti verso la Palestina, soprattutto nella base dei giovani del partito Democratico, che sempre di più vede la separazione forzata dei bambini dai loro genitori al confine fra USA e Messico e il trattamento subito dagli Afroamericani come equivalenti alla brutalità esercitata sui palestinesi.

Oppressione interconnessa 

La palestinese-americana Rashida Tlaib, membro del congresso americano, così si espressa nel suo discorso di apertura: “Sapete cosa ho visto al confine (US-Messico)? Ho visto Gaza.”

“Quando pensi al confine, capisci quanto siano interconnesse l’oppressione in Palestina con quella che ha luogo al confine degli Stati Uniti.” ha detto la Tlaib fra gli applausi di un’affollata assemblea.

Organizzatori e delegati hanno detto che la presenza della Tlaib alla convention testimonia lo straordinario cambiamento nel modo in cui si discute oggi della Palestina negli Stati Uniti. La venuta della Tlaib e della sua collega al congresso Ilhan Omar, e la loro volontà di parlare apertamente della Palestina, dà la misura di quanto questo tema non sia più marginale come una volta.

Hatem Bazian, docente a Berkley, Università della California, dice che “vedere i candidati democratici Bernie Sanders e Julian Castro parlare a settembre alla conferenza della Islamic Society of North America (ISNA) mostra il cambiamento sul tema Palestina in America.”

L’elezione della Omar e della Tlaib al congresso e il loro porre al centro la Palestina ha contribuito a mobilitare e motivare una nuova generazione di giovani ad entrare in politica ed ha incoraggiato i musulmani americani a candidarsi per cariche politiche. Ma altri hanno notato quanto ancora sia significativo il fatto che nessun candidato democratico alla presidenza abbia manifestato il proprio appoggio alla campagna di boicottaggio, disinvestimento, sanzioni (BDS) e neppure abbia espresso il proprio supporto per il diritto palestinese al ritorno.

“C’è ancora molto spazio per educare e c’è la possibilità di farlo nel partito Democratico,” ha detto Josh Ruebenr, direttore nazionale della Campagna Statunitense per la fine della occupazione israeliana, una coalizione di diverse centinaia di gruppi anti-israeliani in tutti gli Stati Uniti che ha base a Washington DC.

Ha detto Bazian: “L’arrivo della Tlaib qui e il suo appoggio a questa causa nonostante tutti gli attacchi ai quali ha dovuto far fronte, ci dice che la Palestina non è più solo un problema, ma è piuttosto una risorsa.”

La militante Zahra Billoo ha ricevuto un riconoscimento per la sua solidarietà al popolo palestinese e per il suo coraggio di fronte all’oppressione (American Muslims for Palestine)

Gli organizzatori della AMP della conferenza hanno detto che questa dodicesima edizione ha segnato un notevole cambiamento rispetto ai primi tempi quando questa era solo un piccolo e modesto incontro di leader della comunità. L’evento di questo fine settimana è stato grande, con relatori provenienti da tutti gli Stati Uniti e con la partecipazione di molteplici organizzazioni, e ha incluso programmi di formazione per giovani militanti e anche attività per bambini.

Deanna Othman, coordinatrice dei media per AMP, ha dichiarato che gli organizzatori della conferenza hanno intenzionalmente preparato un programma che parla dei differenti bisogni della comunità.

“Le attività qui sono essenziali per la nostra crescita,” ha detto Aya Ali, una studentessa ventunenne alla Benedictine University in Lisle, Illinois, che ha partecipato agli eventi preparati per gli studenti.

Ali ha detto che la convention è stata “una delle più importanti risorse fornite agli studenti militanti per educare e per cambiare la narrativa sulla Palestina nelle nostre università.”

Rifqah Falaneh, uno studente della DePaul University, la più grande università cattolica negli Stati Uniti, ha approvato: “Non è solo questione di apprendimento, ma anche di contatto con altri giovani perché ci sono talmente tante diverse università nel paese. È bello vedere quello che altri studenti e organi dirigenti stanno facendo su questi temi”, ha detto il 21enne.

Come avevano già fatto in precedenza in occasione dell’elezione di Barack Obama nel 2008, i militanti hanno avvertito la comunità di non aspettarsi troppo dalla leadership democratica per quanto riguarda la Palestina. Hanno anche espresso preoccupazione per il fatto che, anche se Trump dovesse perdere le elezioni, sarebbe molto improbabile che la nuova amministrazione annulli la decisione di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme o che cambi posizione sugli insediamenti.

Ma Ruebner, l’attivista e analista di Washington, afferma che l’unica via da seguire è continuare a insistere con tutti i candidati al Partito Democratico sul fatto che la Palestina debba rimanere una questione centrale in politica estera.

Quindi se abbiamo un candidato del Partito Democratico che entra alla Casa Bianca, lui o lei, dovrà supportare la causa della Palestina“, ha detto Ruebner.

 

Articolo di Azad Essa,versione originale pubblicata su Middle East Eye

Traduzione a cura di Carlo Delnevo

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