Altamont 6 dicembre 1969, il lato oscuro della Woodstock Generation

50 anni fa oggi all’Altamont Free Concert la neonata Woodstock Generation iniziò un po’ a morire. Meno di 4 mesi prima a Woodstock c’era stato il più grande raduno della storia della musica e la sua celebrazione in termini di pubblicazioni doveva ancora cominciare. Il film sul festival ed il relativo triplo LP sarebbero stati pubblicati nel 1970, e sempre nel 1970 dall’altra parte dell’oceano ci sarebbe stato il terzo Festival dell’Isola di Wight. Ma qualcosa si era già rotto.

Dopo la riuscita del Festival di Woodstock, al di la di ogni aspettativa, ad Altamont andò in scena un tentativo di replicare la cosa sulla west coast con alcuni degli artisti più importanti del precedente raduno: Santana; i Jefferson Airplane; e Crosby, Stills, Nash & Young. Accorse un numero simile di persone però a differenza di Woodstock l’evento fu da subito molto caotico. I Grateful Dead all’ultimo momento, a causa dei disordini in corso, decisero di non suonare. A chiudere il Festival di Altamont c’erano i Rolling Stones, grandi assenti a Woodstock, ma in giro con quello che è stato definito come “la prima tournée mitica del rock and roll”.

Dal loro tour negli Stati Uniti del 1969 sarebbe stato pubblicato il fortunato Get Yer Ya-Ya’s Out! ed il loro tour manager Chip Monk, che a Woodstock fu tecnico delle luci ed improvvisato presentatore, organizzò come ultima data proprio la partecipazione ad Altamont. Questo festival avrebbe dovuto consacrare gli Stones anche come live band ma finì solo per confermare la reputazione “maligna” che aveva contribuito al loro successo e su cui hanno sempre giocato. Ma a giocare col fuoco a volte ci si scotta.

Quando salirono sul palco di Altamont l’atmosfera era già incandescente. Mentre stavano suonando (manco a farlo apposta) Sympathy for the Devil scoppiarono numerose risse in prossimità del palco e ci fu una prima interruzione dello show. Mentre suonavano Under my thumb invece successe il peggio. Una persona tra il pubblico, Meredith Hunter, tentò più di una volta di raggiungerli sul palco e l’ultimo tentativo gli fu fatale. Aveva estratto una pistola e si beccò alcune coltellate da uno dei membri del servizio d’ordine. Molto si è detto sulle responsabilità di questo servizio d’ordine fornito, a quanto pare in cambio di una grossa quantità di birra, dagli Hells Angels. Gli “angeli” formalmente erano, ed ancora sono, un club di motociclisti ma tristemente noti per le loro vicende giudiziarie. Di quello scontro letale ci sono le riprese video e per esso non c’è stata alcuna condanna. I Rolling Stones, che seppero solo dopo del decesso, portarono poi a termine lo spettacolo, un po’ come la Juve che vinse la Coppa dei Campioni all’Heysel nel 1985.

Quella sera ci furono altre tre morti legate all’evento, due per incidente d’auto ed una per annegamento a seguito dell’assunzione di LSD. Fu un disastro! Ci si chiede ancora oggi come mai a Woodstock non era successo nulla di brutto, con 500 mila persone ammassate per tre giorni, tra pioggia ed afa estiva, e con tutta la droga che circolava. Sarebbe potuta succedere ogni cosa in qualsiasi momento invece successe tutto 4 mesi dopo ad Altamont, e fine dei giochi! Da allora l’immagine pacifica della Woodstock Generation fu sempre accompagnata dallo spettro della sua dark side.

Qualcosa di unico aveva avuto inizio nella Summer of Love proprio sulla west coast al Monterey Pop Festival del ‘67, il fratello maggiore di Woodstock. Per celebrare Woodstock nel 1970 Joni Mitchell pubblicò un’omonima canzone che ripeteva “siamo polvere di stelle, siamo fatti d’oro, siamo fossili di miliardi di anni, e dobbiamo fare ritorno al giardino” e che ebbe nello stesso anno le fortunate cover di Crosby, Stills, Nash & Young e di Iain Matthews. Per Monterey fu realizzata una canzone promozionale, San Francisco, che recitava “se stai andando a San Francisco ricordati di avere qualche fiore nei capelli”, e la scrisse John Philips dei Mamas&Papas, quelli di California Dreamin’ (1965). Un bel sogno purtroppo svanito troppo in fretta, non prima però di lasciarci della musica incredibilmente bella.

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