É morto Beirut Pakbara, eroe musulmano che salvò i ragazzi della grotta in Thailandia

Nei giorni scorsi è morto Beirut Pakbara, a seguito di una rara infezione del sangue contratta durante le operazioni di salvataggio di dodici ragazzini nella grotta di Tham Luang in Thailandia, fu colto da malore subito dopo la fine delle operazioni.

Si chiamava Beirut Pakbara. Che altro sappiamo di lui? Era un sottotenente dei Navy Seals, un sommozzatore della Marina Reale Thailandese. Diciotto mesi fa, nelle diciassette drammatiche giornate tra il 23 giugno e il 10 luglio del 2018, partecipò al salvataggio di dodici ragazzini tra gli undici e i sedici anni, rimasti intrappolati con il loro allenatore venticinquenne nella grotta di Tham Luang, allagata dalle piogge monsoniche.

Si è trattato di una delle operazioni più incredibili mai avvenute nel mondo della speleologia. Non solo per la difficoltà di portare fuori attraverso stretti cunicoli interamente sommersi da acque fangose dei ragazzini che non avevano nessuna nozione di nuoto subacqueo, in certi casi addirittura nemmeno di nuoto, ma anche per la capacità di sopravvivenza della squadra, rimasta senza cibo, senza acqua e al freddo per oltre una settimana, poi fortunosamente rifocillata nelle dieci giornate ulteriori poiché tante ci sono volute per tirarli fuori ad uno ad uno, intubati ed addormentati, nelle braccia dei soccorritori.

Sopravvissero praticando la meditazione, sotto le indicazioni del loro allenatore, che in un monastero buddhista si era formato e lì ha scelto di tornare dopo quella esperienza.

Durante le operazioni un ex sottufficiale dei Navy Seals, Saman Gunan, che aveva raggiunto i soccorritori come volontario, era morto per mancanza di ossigeno mentre stava organizzando il trasporto di ossigeno ai ragazzi e la sua storia aveva commosso il mondo. Gli è stata dedicata una statua e in sua memoria i ragazzi hanno trascorso un periodo di preghiera e penitenza in un monastero buddhista. E il buddhismo, fede o filosofia o cultura secondo i punti di vista, colora fortemente questa drammatica vicenda, in un paese dove si riconosce nel buddhismo il 95% della popolazione.

Nei giorni scorsi è morto Beirut Pakbara, a seguito di una rara infezione del sangue contratta durante le operazioni di salvataggio nella grotta di Tham Luang. Colto da malore subito dopo la fine delle operazioni, il suo calvario è durato più di un anno durante il quale è stato sotto costante controllo medico, entrando e uscendo dall’ospedale riferisce la madre, mentre le sue condizioni peggioravano portandolo infine al decesso.

Le altre notizie sulla sua morte sono scarne quanto quelle che finora hanno avvolto la sua vita. Il portavoce della Marina tailandese ha espresso cordoglio, aggiungendo che Beirut Pakbara riceverà una promozione postuma, una decorazione dal re, e una somma di denaro sarà versata ai suoi. I suoi colleghi dei Navy Seals hanno aperto una sottoscrizione per la famiglia. 

Il resto ci viene da pagine Facebook. Quella di Bara Bureerak, che riporta l’unica foto di cui disponiamo: un bel giovane in divisa, dallo sguardo triste, su un prato verde smeraldo, forse quello della sua caserma. Quella di Nara Preace Santi che ci informa che Beirut è stato seppellito presso la moschea Talosai nel distretto Langu del Satun, la regione nel sud della Thailandia dove vi è una forte concentrazione di musulmani: quel 4 e passa percento della popolazione che non è buddhista.

Perché Beirut Pakbara,u n nome a noi così poco familiare che non siamo in grado di tracciarne le origini etniche o culturali o i richiami religiosi, era un musulmano. E’ rilevante? Il dato nei media è passato perlopiù inosservato: tutt’al più alcuni, non tutti, riferiscono, che il secondo eroe della grotta Tham Luang, “è stato sepolto secondo il rito musulmano”.

E in ciò, in questa irrilevanza della religione di Beirut, non vi è necessariamente alcune intenzione consciamente ostile. Ci sono semplicemente le lenti con le quali oggi guardiamo a questo nostro mondo globalizzato. Quelle che danno rilievo all’appartenenza religiosa di un essere umano soltanto se egli ha compiuto una azione negativa, e soltanto se questa religione è l’islam.

Quelle che ignorano largamente l’islam asiatico dove i musulmani in molti paesi sono minoranze perseguitate: i rohyngia, gli uiguri, oggi le popolazioni islamiche del Kashmir nell’India di Modi.

Per questo, per lui e per gli altri, vale la pena di ricordare Beirut Pakbara: uno sconosciuto eroe musulmano.

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