Il processo Khashoggi è stato una farsa, il mandante ha condannato gli esecutori

Cinque persone sono state condannate a morte, e altre tre imprigionate per l’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto nel consolato saudita di Istanbul nel 2018.

L’annuncio giunge dopo che gli Stati Uniti hanno inserito Mohammed al-Otaibi- che era console generale dell’Arabia Saudita quando Khashoggi fu assassinato, nella lista delle persone a cui è vietato l’ingresso nel paese. Arriva anche dopo che le agenzie di intelligence statunitense hanno avuto un mese per dichiarare formalmente se il principe ereditario Mohammed Bin Salman (MBS) sia responsabile dell’assassinio di Khashoggi.

Il sostituto procuratore saudita ha rilasciato Saud al-Qahtani, ex consigliere di MBS, senza imputazioni, mentre Otaibi e Ahmed al-Assiri, ex vicecapo dell’intelligence sono stati rilasciati per mancanza di prove.

Cura dell’immagine

Poiché l’Arabia Saudita ha assunto la presidenza del G20 questo mese, nel tentativo di rimodellare la sua immagine globale, avrebbe potuto desiderare qualche progresso sul caso Khashoggi. Ciò in sintonia con quanto fatto per altre questioni, come il dialogo ripreso con l’Iran e con gli Houthi, e il suo appoggio al Kuwait nei suoi sforzi di mediazione nella controversia col Qatar.

Tuttavia, mentre il regno potrebbe aver avvertito una certa pressione per fare qualche progresso nel caso Khashoggi, che ha attirato l’attenzione del mondo su altre questioni saudite controverse, inclusa la guerra nello Yemen e l’incarcerazione di attivisti politici nel paese, il processo non può essere considerato equo. Nessuna delle sedute del processo è stata pubblica, e fin dall’inizio Riyadh non è riuscita a dare una versione credibile dell’assassinio.

L’intero processo è stato circondato dal segreto, ed è difficile capire chi potrebbero essere questi cinque condannati a morte, o quelli destinati a pene detentive, ha detto a MEE Imad Harb, direttore della ricerca e analisi al Arab Center di Washington DC. Agenti malvagi avrebbero semplicemente deciso di uccidere Khashoggi senza tanti problemi e non si sarebbero consultati con i loro superiori; un’idea inverosimile e improbabile in un regno costruito attorno alla volontà del sovrano.”

Ingannare il popolo

Il modo in cui il cosiddetto processo alla banda di assassini è stato portato avanti fa pensare che si sia trattato di una sceneggiata per ingannare la gente e per portarla a credere che ci si è fatti carico di una qualche responsabilità. Sembra anche indebolire il legame tra il principe e l’omicidio, che è forse la ragione per la quale alcuni funzionari vicini a MBS, come Qahtani, non sono stati incriminati.

Ma se non erano coinvolti, chi lo era? Con un certo numero di alti esponenti sauditi ancora in carcere, non è credibile che dei funzionari possano aver potuto viaggiare fino al consolato di Istanbul e commettervi un tale assassinio senza che colui che de facto è il regnante- oltre ad essere il principe ereditario, è il vice primo ministro, presidente del Consiglio degli Affari Politici e della Sicurezza, ministro della difesa, e presidente del Consiglio per l’Economia e lo Sviluppo- ne fosse a conoscenza.

Harb ha detto ancora: “Appare chiaro che l’operazione di ripulitura continua: della responsabilità di Mohammad Bin Salman per aver ordinate l’assassinio, così come di quella degli alti funzionari che eseguirono l’ordine … Sono stati risparmiati per non scoperchiare la pentola. Penso che la grazia del re Salman sia pronta, ma ci vorrà un po’ di tempo, fino a che il caso non finisca nel dimenticatoio”.

La CIA è giunta alla conclusione che l’anno scorso MBS abbia ordinato l’assassinio, e il relatore speciale delle Nazioni Unite ha detto in giugno che MBS dovrebbe essere indagato per l’omicidio perché ci sono “prove credibili” che lui e altri alti funzionari ne sono responsabili. Le Nazioni Unite hanno anche chiesto la sospensione del processo, affermando che le condizioni di segretezza non rispondono agli standard internazionali.

É necessaria un’indagine indipendente

Vale la pena notare che nel novembre del 2018, il New York Times ha riportato che dopo l’assassinio di Khashoggi, un membro della squadra incaricata dell’omicidio ha detto al telefono a un superiore “di’ al tuo capo”, che si pensa fosse MBS, che gli agenti hanno portato a termine la missione. A febbraio, il giornale ha anche scritto che MBS disse a un aiutante di alto livello nel 2017 che avrebbe usato “una pallottola” con Khashoggi se questi non fosse tornato nel regno e non avesse smesso con le sue critiche al governo saudita.

Tutto ciò fa sorgere un’importante domanda: come si può credere che il principe ereditario non abbia nulla a che vedere con l’assassinio?

Il caso Khashoggi merita giustizia, e affinché ciò accada ci dovrebbe essere un’indagine indipendente e internazionale sull’omicidio. Se il principe ereditario non ha nulla da temere, dovrebbe permettere l’entrata nel regno, e cooperare effettivamente per far emergere la verità.

 

Articolo di Abdulaziz Kilani pubblicato suMiddle East Eyes 

Traduzione a cura di Carlo Delnevo

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