Gli Imam italiani emanano una fatwa sul Coronavirus: moschee ancora chiuse

L’Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose ha diramato un nota contenente una fatwa (parere giurisprudenziale islamico) con raccomandazioni e istruzioni per la comunità islamica per affrontare la situazione data dal diffondersi del Coronavirus. 

Nel documento dopo un accenno alla situazione sanitaria del Paese a proposito del’epidemia di Covid-19 l’associazione concorda sulla sostanza delle misure “preventive del contagio, che includono la chiusura di luoghi normalmente affollati e la disincentivazione alla partecipazione in eventi ed occasioni che comportino un raggruppamento di persone” ricordando agli imam, alle guide religiose, ai responsabili dei centri islamici e ai cittadini musulmani in generale la necessità di “agire con responsabilità in questa situazione” hanno redatto una serie di raccomandazioni.

I musulmani devono rispettare quelle stesse indicazioni fornite dagli enti governativi e autorità locali italiani a tutti i cittadini, devono fare riferimento all’autorità competente nel proprio territorio; il rispetto di queste misure contenitive è una scelta non solo responsabile ma anche doverosa , per tutelare e salvaguardare la vita delle persone e la loro salute individuale e collettiva

Per quanto riguarda la preghiera comunitaria ed in particolare la preghiera del venerdì il testo ricorda che la giurisprudenza islamica prevede “la sospensione della preghiera del venerdì, qualora si verificassero eventi che sono motivo di paura, oppure in caso di malattia ad esempio, ma non solo: anche la pioggia può essere motivo di sospensione; la possibilità di sospendere la preghiera comunitaria viene data per preservare la comunità e il musulmano da un male, o da un indebolimento del corpo”

Raccomandazioni e istruzioni alla luce degli aggiornamenti riguardo la allerta “Coronavirus”** Nel nome di Allah, il…

Pubblicato da Associazione Islamica Italiana degli Imam e delle Guide Religiose su Giovedì 5 marzo 2020

Il testo ribadisce che “l’islam tiene conto in maniera prioritaria delle esigenze della persona, e lo fa anche nell’ambito della preghiera; ciò avviene perché l’islam assegna alla sacralità della vita e della persona umana (ed alla preservazione della stessa) un valore maggiore di quello del rispetto dei precetti”.

Di conseguenza a questi presupposti gli imam affermano che: “la chiusura temporanea dei Centri islamici è un fattore di rilevanza inferiore rispetto ai benefici ottenuti con questa azione: va considerato, infatti, che l’affollamento è un fattore di grande rischio di diffusione di questo virus (in particolare dive i Centri sono piccoli e affollati). La chiusura è dunque una misura obbligatoria, fino alla cessazione di questo pericolo.

Infatti tenendo conto della “difficoltà riscontrata nel controllare i flussi di persone frequentanti i centri islamici, specialmente nelle grandi città. Si pone spesso, infatti, una problematica legata alle superfici a disposizione ed all’affollamento dei centri stessi. È bene che il musulmano non prenda con negatività la decisione di chiudere temporaneamente i Centri islamici, anzi: dovrebbe accogliere con favore questa misura, poiché è volta al mantenimento della salute pubblica ed individuale dei frequentatori dei Centri.

Il documento conclude ricordando quanto insegnato dal Profeta Muhammad (pbsl) e cioè il dovere di non fuggire dalla zona di contagio viaggiando in altre zone. Il Profeta disse infatti: “se ne avete notizia [faceva riferimento alla peste, e per estensione alle malattie infettive contagiose] in una qualche terra, non avvicinatevi ad essa. E se capitasse nella terra in cui siete, non allontanatevi”. Questo ci insegna un concetto basilare: la paura del contagio può spingere ad allontanarsi da un focolaio di infezione, ma questo comportamento non fa che aumentare il contagio.

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