Fare uscire i giovani e riaprire tutto il 14 aprile: la proposta che inizia a circolare tra i decision maker

Oltre ad inibire la respirazione nei casi più gravi, il Coronavirus con la situazione d’emergenza che ha determinato ha causato una situazione di shock collettivo capace di limitare di molto la capacità di analisi e di proposta della nostra società, una delle prime vittime è stato proprio il dibattito pubblico, incapace fino ad oggi di produrre idee su come liberarsi dal cappio della chiusura totale del Paese. 

Col passare del tempo iniziamo a vedere la famosa luce in fondo al tunnel, un articolo di Giovanni Cagnoli e pubblicato su Linkiesta: che da voce in modo molto serio ed articolato ad alcune idee e posizioni che in queste settimane abbiamo espresso dalle pagine del nostro giornale. Ora anche il sindaco di Milano Beppe Sala ha avanzato una proposta simile. 

L’autore dell’articolo mette prima in fila alcuni importanti elementi di analisi che presentiamo in sintesi:

Il fattore clima

Il migliore studio sull’impatto del clima è uscito il 9 marzo da 2 università cinesi che analizzano r0 in città diverse e PRIMA degli interventi coercitivi del Governo. Ne esce una riduzione intorno al 15% se la temperatura media (media non massima) è di 10 gradi e del 25% se supera 20 gradi…..”Da quello che sappiamo (inferenza non dato) il clima incide un po’ forse non tanto, ma un po’ sì.”

Il fattore età

“Dove si fanno tanti tamponi (Germania e Korea) i dati sono inequivocabili. Contagiati distribuiti abbastanza omogeneamente per classi di età, nessun dubbio in proposito. Ma da qui a dire che i giovani sono a rischio la comunicazione diventa capziosa. I giovani sono contagiati dal virus tanto quanto i vecchi (sarebbe strano il contrario). Probabilmente anche i molto giovani (meno di 19 anni) anche se questa è solo un’inferenza non supportata da dati ma solo da buon senso. Ma resta il fatto che sotto i 50 anni il tasso di mortalità senza patologie pregresse è molto vicino allo zero meno di 0,1%.

Sotto i 50 anni si muore di Coronavirus solo con patologie pregresse e anche piuttosto importanti”

Tra i 50 e i 60 anni la mortalità sale ma non come dichiarato e scritto dall’Istituto di Sanità del 1,2%. Questo è un dato palesemente sbagliato e trae in inganno portando a decisioni sbagliate.

I casi riscontrati (al 21 marzo 50k circa in Italia) sono un sottoinsieme molto basso della realtà, la mortalità vera ha numeratore certo e denominatore incerto (i casi). Per calcolare la mortalità vera bisogna stimare il numero di contagi vero, non quelli dichiarati. Qui si possono fare 2 inferenze.

Solo due persone sono morte direttamente di Coronavirus in Italia

“La prima rapportando i decessi ai casi tra chi li misura davvero perché fa i tamponi (Germania e Korea). In questi casi il rapporto tra decessi e casi è rispettivamente 1:300 e 1:100. Tedeschi e coreani fanno molti più tamponi di noi (800k circa in Germania e 250k in Korea) e non casualmente il rapporto è più alto in Germania che in Korea, di certo non è 1:10 come in Italia. Su campioni meno grandi (Norvegia e Austria) e sempre attività di rilevazione estesissima (50k tamponi simile alla Germania per incidenza su popolazione) il rapporto a oggi è 1:300.”

Al 21 Marzo 2,5 milioni di contagiati 

“In Italia al 21 marzo ci sono circa 2,5 milioni di persone contagiate Coronavirus. E anche questa è un’inferenza, ma secondo me un’inferenza supportata da molteplici dati anche incrociati e quindi molto più di un’inferenza probabile. Quasi una prova. Si potrebbe avere il dato quasi certo facendo test su anticorpi a una popolazione statisticamente significativa.”

Tasso di mortalità ad oggi dello 0,03 percento, la letalità del virus già dopo i 70 anni ma in particolare dopo gli 80 è elevata.

“La speranza di vita a 75 anni nel 2000 era circa 10 anni. Adesso è circa 12 anni. Quindi il peggioramento di questa speranza di vita per effetto del Coronavirus se i morti fossero 50.000 circa in Italia è da 12 anni a 11,93 anni mediamente.

Tangibile e 50.000 morti sono moltissimi, ma se volessimo a tutti i costi allungare la speranza di vita dei nostri anziani 12 a 12,07 anni (l’opposto per capirci), è assolutamente certo che nessuno si sentirebbe legittimato nemmeno a proporre di spendere molto ma molto meno dei 300 miliardi che ci costerà tutto questo.

Nonostante questo paradosso noi lo stiamo facendo in tutto il mondo per motivazioni di altra natura e che riguardano la sfera più psicologico emotiva che razionale.”

Dopo questa premessa ricca di dati essenziali ad inquadrare il fenomeno Cagnoli si concentra su ciò che il Governo dovrebbe dire agli italiani: 

Moriranno probabilmente 50.000 concittadini

“Moriranno probabilmente 50.000 concittadini (questa è la mia migliore stima ad oggi, molto imperfetta di certo, il Governo ne avrà una certamente migliore. La mia stima è abbastanza stabile nel tempo da circa 6 o 7/giorno che è  un buon segno di affidabilità, ma ci sono persone enormemente più brave di me a fare questi calcoli). La stragrande maggioranza (86 % ad oggi) oltre 70 anni di età, qualcuno  tra 60 e 70 anni (molti ahimé circa 5.000) e probabilmente circa 1.500 persone sotto i 60 anni.

Muoiono 3.000 persone l’anno sotto 60 anni e con età media molto più bassa quindi maggiore danno sociale (figli piccoli, giovani e teenager) in incidenti stradali. La grandissima maggioranza (ad oggi oltre il 98% a fine corsa, forse un po’ meno di questi decessi) hanno 1 o 2 o 3 patologie pregresse piuttosto serie.”

Coronavirus: i fumatori muoiono il doppio, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità

Il Virus non si ferma con l’isolamento 

“Irrealistico pensare di “azzerare” il contagio, sconfiggere il virus o altre amenità del genere con l’isolamento. Se in Lombardia ci sono 1,5 milioni di contagiati e io ne sono convinto (più o meno 25% ma conta poco) non ci sarà isolamento di sorta che regge. I servizi minimi essenziali (spesa supermercato, sanità, elettricità, rifiuti, comunicazioni, logistiche e altri ancora che inutile enumerare) non sono comprimibili in nessun caso. La corsetta al parco si può sacrificare benissimo ma non farà la differenza. Siamo oltre il punto di non ritorno.”

Inutile parlare di picco 

“Inutile parlare di picco. Il picco è un concetto statistico di nessun rilievo. Quando inizieremo a tornare a vivere normalmente? Ben oltre il picco purtroppo. 3 mesi così come ora sono insostenibili. Moralmente, economicamente, da tutti i punti di vista. Ma ci diranno “Ma non si può dì fare diversamente”. Non è assolutamente vero. Si può eccome se si vuole e se si ha il coraggio delle proprie decisioni.”

I costi della chiusura totale per il Paese

L’autore stima la perdita economica per il Pese intorno ai 300 miliardi di euro, corrispondenti al 20% del PIL con il debito sul PIL a fine 2021 che schizza al 170% per effetto dei minori introiti fiscali e l’aumento considerevole della spesa pubblica a sostegno di lavoratori ed imprese, oltre ai costi del sistema sanitario.

“Invece ho molti dubbi che sia chiaro agli italiani che questi soldi non ce li regala nessuno. Non il Governo, non l’Europa (da vedere se ci sarà ancora dopo il cataclisma), non i ministri, non i partiti. Questi 300 miliardi sono debiti che i privati che lavorano e le aziende dovranno ripagare nei prossimi 20 anni”

“Quindi siccome pubblico impiego, pensioni  e welfare,  sanità, giustizia, ordine pubblico, istruzione, università e ricerca, arte e  cultura, beni culturali, vengono pagati e sostenuti unicamente dal settore privato (le tasse trattenute a un pubblico impiego sono di fatto una partita di giro ahimé) e poiché non prevedo alcun contributo appunto da parte del pubblico impiego e dagli enti pubblici (molto colpevolmente visto il cataclisma, ma non ne sussistono i presupposti ideologici prima che economici quindi inutile anche solo pensarlo), significa che il settore privato si dovrà accollare una tassa costante del 2 % del pil all’anno per salvare il paese, le sue istituzioni, i suoi diritti, la sua storia”

Ma vediamo le soluzioni proposte da questo importante articolo

Si propone che la chiusura totale delle aziende non essenziali non duri più di 2 settimane e che agli italiani venga comunicata una data certa di apertura e poi la messa in campo di una strategia intelligente che ci porti fuori da questo tunnel:

Distinzione della popolazione in 3 fasce.

Fino a 55 anni. Verde.

Da 55 a 65 anni giallo.

Oltre 65 anni rosso.

Si tratta di una soluzione adottata dal governo israeliano e che oggi trova il consenso del sindaco di Milano Giuseppe Sala che lo propone in un’intervista al Corriere. 

  • “Per i 65enni, per il loro bene e per il nostro bene (medici, ospedali) misure di contenimento drastiche. Si organizza da subito, come servizio essenziale il recapito a casa della spesa. Fatto da 30enni. Volontari o no. Esercito può aiutare. I vecchi stanno a casa, ahimè da soli. Per proteggerli e non per sempre… può durare 3 mesi forse di più, ma ne va della loro vita. Penso sia gestibile e sarebbe anche bello vedere i nostri giovani che in un periodo in cui si lavora poco o si riparte piano e non si va a scuola, trovano la forza di fare qualcosa di bello per salvare qualche vita dei loro nonni.  Quelli che lavorano stanno a casa e saremo felici di pagare lo stipendio per 3 o 4 mesi ai 65enni che ancora lavorano.”
  • Per la fascia 55-65 rientro in azienda o in ufficio dilazionato di almeno 1 mese o 45 giorni. Un intermedio tra giovani e vecchi. Quindi sì alla spesa in questa fascia, ma non in azienda almeno per un po’ di tempo.”

Per coloro che l’autore considera “giovani”, la fascia d’età compresa tra 0 e 55 anni,  la proposta indica il 6 aprile come data di riapertura delle aziende e il 14 aprile come data per la riapertura definitiva. 

Mentre i bar e i ristoranti dovranno attendere il 21 aprile per riaprire rispettando un protocollo di sicurezza anti-contagio.

Il 2 maggio infine si dovrebbero riaprire le scuole.

Questa proposta non tiene conto della grande difficoltà per i “giovani” di rientrare al lavoro quando le scuole sono chiuse e di conseguenza i bambini sono a casa e i nonni in quanto isolati non possono essere d’aiuto, quindi su questo punto si osserva che l’apertura delle scuole dovrebbe avvenire già dopo il ponte di Pasqua. 

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