Gli operatori di Trivulzio contro la Regione Lombardia

“Ancora qualche giorno fa avevamo solo 1 termometro per misurare la temperatura ascellare a decine di pazienti” si lamenta un’operatrice del Pio Albergo Trivulzio sul quale sta piombando l’ispezione ordinata da ministro Speranza dopo le gravissime inadempienze emerse grazie a molti articoli di stampa.

Esploso il caso che puzza di “soluzione finale”per gli anziani ricoverati nelle case di riposo, le voci inascoltate degli operatori che denunciavano già da tempo quello che stava succedendo si fanno numerose.

Infermieri e medici untori

“Le mail inviate dalla direzione a tutto il personale cercavano di minimizzare, negando il contagio che invece avanzava a dismisura e siamo stati noi infermieri e medici a diffonderlo. E questo ancora dopo la metà di marzo quando i contagiati “ufficiali” in Lombardia erano già oltre 20 mila”.

“Quando abbiamo avuto il primo caso– racconta un infermiere- un uomo di 78 anni, ho pensato ora arriva l’ASL e ci fa i tamponi a tutti e invece niente anche se era già noto che anche gli asintomatici potevano trasmettere il contagio”

Nessuno degli operatori sottoposti al tampone

Anche per quanto riguarda la tutela del personale e delle loro famiglie emergono ombre lugubri che la magistratura dovrà illuminare prima poi.

Ci sono colleghi che hanno infettato il coniuge e i figli perché nonostante avessero a che fare con pazienti Covid 19, non erano stati sottoposti al tamponeracconta piangendo B.V.- e a tutt’oggi non è stato fatto il test generalizzato a tutto il personale. E’ vero che non tutti gli operatori hanno a che fare con i pazienti infetti, ma basta incontrarsi in ascensore, al bar, nell’atrio”.

 “Abbiamo fatto presente alla direzione che potevano dare indicazioni per il reperimento rapido di DPI, soprattutto mascherine – racconta un OSS- ma ci hanno risposto che doveva essere fatto un bando e ci risulta che le abbiano poi acquistate in Repubblica Ceca pagandole almeno il 25 % di più del  prezzo di mercato”.

Aberrante l’atteggiamento nei confronti dei pazienti ospiti:

 “Ci hanno fatto capire che non era il caso di ospedalizzare gli ultra novantenni, insomma non c’erano posti per loro fuori  di qui e che comunque l’Istituto era abbastanza attrezzato per assisterli”

Sembra essere una filosofia che viene inculcata al personale già da tempo:

“Partecipammo ad un incontro con colleghi del nord Europa che stigmatizzarono la nostra prassi di assicurare con una fascetta i più anziani costretti sulle sedie a rotelle affinché non cadessero in avanti e di alzare le sbarre dei letti per evitare che rovinassero in terra durante la notte. Ci dissero che era inumano e alle nostre proteste ci fecero capire che se cadevano… insomma non era una gran perdita”.

I decessi nella casa di riposo 70 su 120 ospiti, una strage

 Non stupisce quindi che con questi presupposti sia avvenuto quello che molti temevano: la moria degli anziani per mancanza di prevenzione nelle RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale), un caso emblematico denunciato dalla stampa locale: in 33 giorni nella casa di riposo di Villa d’Adda ci sono stati 59 decessi, e: “i dipendenti hanno famiglia e genitori e nessun tampone in vista” lamenta disperato un lettore.

Secondo altri dati i decessi sarebbero 70 su 120 ospiti, una strage.

I rischi che tutto ciò venga sfruttato per scopi politici

Ora la preoccupazione degli operatori è che anche questa squallida tragedia possa essere usata politicamente e si rischi, come spesso accade… di far di tutto carne di porco, per confondere le acque, insabbiare le gravissime mancanze e farne oggetto di propaganda o scambio tra le parti: io ti copro in Lombardia, tu mi lasci tranquillo in Emilia Romagna.

Medici e infermieri non vanno a casa da tre settimane per paura di infettare la famiglia

In queste settimane i media mainstream e i social grondano di riconoscenza tardiva per il personale medico e infermieristico. Gente che sta lottando per strappare alla morte e alleviare le sofferenze degli affetti dal virus.

Alcuni di loro non vanno a casa da tre settimane per paura di infettare la famiglia, dormono da qualche parte nei reparti, stringono i denti a vanno avanti.

A noi sembra che i nostri più validi soldati in questa guerra siano stati mandati al fronte come lo furono gli alpini in Russia con le scarpe autarchiche di cartone.

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