La legge contro l’omotransfobia è una scusa per imporre il totalitarismo gender fluid

Recentemente si è diffusa la notizia di una proposta di legge tesa a punire con inaudita severità chiunque esprima opinioni o manifesti atteggiamenti identificabili come omofobi. C’è da chiedersi quale sia lo scopo di una nuova legge contro l’omofobia, dal momento che l’ordinamento giuridico italiano già contempla la possibilità di punire atti di bullismo e violenza di tale natura.

E soprattutto: esiste davvero un’emergenza omofobia nel nostro paese? Una recente inchiesta commissionata dall’UE sulla situazione dei diritti LGBTQI afferma che in Italia non esiste alcuna emergenza del genere. Esiste invece – non denunciata – una discriminazione istituzionale crescente verso la famiglia ed una carenza di reale sostegno ai genitori, ai bambini e ad agli anziani: i veri discriminati in questo Paese, insieme ai lavoratori precari, ai migranti ed alle minoranze etniche e religiose.   

La questione è quindi squisitamente ideologica e culturale. Siamo alle ultime battute di quel processo iniziato nel ’68 e denunciato da Pier Paolo Pasolìni. Invece di una sana rivoluzione sociale, egli preconizzava una società di egoisti consumatori, disposti a sacrificare gli affetti familiari, i sogni e la propria identità per un misero salario. E questo è puntualmente avvenuto. L’elite dominante si è fatta scudo di ideologie progressiste nel mentre – aderendo di fatto al neoliberismo – ha perpetrato l’erosione dei diritti degli operai in carne ed ossa ed ha condotto alla disumanizzazione della società.

Nell’alveo di questa nuova umanità chi trae vantaggio non sono certo gli operai ma solo alcune categorie funzionali al modello ipercapitalista. Servivano schiavi per distruggere i diritti del proletariato indigeno, serviva la distruzione della famiglia e della tradizione religiosa e culturale, serviva svuotare le istituzioni religiose di significato e serviva vuotare l’animo umano dai più nobili sentimenti per renderlo schiavo di vizi e passioni. Oggi la lobby pro-gay – parte rilevante dell’elite sovranazionale – intende criminalizzare chi sostiene quello che fino a non troppi anni fa era del tutto ovvio.

Si nasce uomini o donne e biologicamente tali si rimane per tutta la vita; nessun intervento medico o cura ormonale può cambiare questo dato biologico, iscritto anche nel DNA e che perciò determina le nostre reazioni, il nostro modo di gestire le emozioni e le nostre preferenze. Infatti, oltre ai geni X e Y, ci sono altri 25 geni che determinano differenze nel corpo maschile rispetto a quello femminile, geni coinvolti nella produzione di diversi ormoni maschili e femminili e diverse proteine.

Due genetisti, Genshioni e Petrokowskij, in uno studio pubblicato su una rivista scientifica nel 2016, hanno dimostrato che questi cromosomi determinano la predisposizione ad attitudini differenti tra maschi e femmine, che nessuna confusione di ruoli e nessuna educazione alla cosiddetta parità potrà distruggere, maschi e le femmie rimarranno comunque ontologicamente diversi.

Il concetto di genere è una pura costruzione ideologica, messa in atto per suddividere artificialmente l’umanità in infiniti orientamenti sessuali,  strampalati ed innaturali e soprattutto sterili, sulla base di un preciso intento di ridurre il numero degli esseri umani ormai inutili in una società di macchine che producono macchine.

Il genetista Whirehead, nella sua opera sul ruolo dei geni nel comportamento umano, ha dimostrato l’inesistenza di geni che determinano l’omosessualità, riducendola piuttosto ad una reazione a determinati stimoli ambientali. Oggi non si possono separare i cuccioli di cane o di gatto dalla loro mamma prima di 40 giorni per evitare loro traumi ma si può strappare un neonato alla madre surrogata e pagata da qualche ricco capriccioso che vuole un figlio come si desidera un giocattolo.

Oggi, in alcuni Paesi come la Germania, non si può obiettare – pena l’arresto – se a tuo figlio insegnano fin dall’asilo che può scegliere tra 11 generi e che discende non da mamma e papà ma dal genitore 1 e dal genitore 2. Chi tenta di difendere l’istituzione familiare – abominio agli occhi degli intellettuali di regime – è immediatamente colpito dall’anatema dell’omofobia. E tutto ciò per costruire novelli diritti a favore di meno del 2% della popolazione italiana, nel mentre si abbandonano alla miseria milioni di anziani innocenti.

Dietro a queste forzature ideologiche si delinea una volontà di sdoganare lo stupro a pagamento (prostituzione legale di stato), l’utero in affitto per coppie o singoli omosessuali e infine la pedofilia e l’incesto per ricchi annoiati. Basta scorrere la biografia di Mario Mieli, il fondatore dell’omonimo Circolo gay, per testimoniare l’abisso morale di certa ideologia che rende la soddisfazione di ogni pulsione lecita (coprofagia compresa).

Ma chi vive fianco a fianco con i giovani come educatore sa che, se riesce a stimolare in loro una riflessione autentica, trova un grande bisogno di ruoli stabili per diventare domani padri responsabili e madri amorevoli, procreare figli e rifiutare l’assurda ideologia del consumismo idolatrico … ed una grande sete di Dio. Una sete che nessuna ideologia mondana potrà soddisfare. Sono questi giovani a rappresentare la nostra speranza.