Secondo l’Islam vivere in sicurezza è diritto fondamentale

Se il celebre psicologo Maslo ha posto la necessità della sicurezza al secondo posto tra le esigenze umane, dopo le necessità fisiologiche, l’Islam mette invece la necessità della vita in sicurezza al primo posto, allo stesso livello dell’esigenza di cibo e bevande, e a volte anche in preminenza rispetto a quest’ultima. Nel Corano, infatti, troviamo diversi versetti che sottolineano l’importanza della sicurezza come priorità per l’individuo e per la società.

A proposito dei Suoi doni al popolo di Quraysh, Iddio nel sublime Corano, Si descrive come: “Colui Che li ha preservati dalla fame e li ha messi al riparo da [ogni] timore”. E dice: “Non li abbiamo forse resi stabili in un territorio inviolabile verso il quale sono recati ogni genere di frutti”: esplicito riferimento all’importanza della sicurezza per la crescita economica degli Stati.

Anche nell’invocazione del profeta Abramo ritroviamo citata l’importanza del fattore sicurezza: “Fanne una contrada sicura e provvedi di frutti la sua gente”. Qui l’importanza della sicurezza precede addirittura la prosperità materiale. Per comprendere ciò basta immaginare di trovarsi in una foresta nella notte intenti a mangiare e bere, quando all’improvviso si ode un forte suono e preoccupante; certo chiunque lascerebbe cibi e bevande per correre a cercar riparo, e anzi si arriverebbe anche a trattenere il respiro per far minor rumore possibile: l’incolumità viene prima di tutto!  

Anche gli insegnamenti profetici indicano la stessa attenzione al fattore sicurezza, come elemento fondamentale per l’individuo e la comunità. Infatti il Profeta (pbsl), quando scorgeva la luna nuova, era solito invocare il Creatore dicendo: “Dio, rendilo un inizio di sicurezza e fede, salvezza e timore”. E diceva ai suoi Compagni: “Se vi alzate al mattino e siete in sicurezza, sani nel corpo, con il quotidiano sostentamento, sarete i più ricchi sulla terra”.

Anche in questo caso la sicurezza era anteposta a qualsiasi altra cosa. Insegnava ai suoi Compagni come la fede non può radicarsi dove dilaga paura e odio tra le persone, e istruiva su quanto importante sia garantire la sicurezza e la pace, anzi l’amore tra le persone, mentre solo dopo interviene l’appello alla fede e alla spiritualità.

Un celebre detto insegna: “Non entrerete in Paradiso finché non avrete creduto e non crederete finché non vi amerete. Volete che vi indichi qualcosa che, se la metterete in pratica, vi amerete? Salutatevi vicendevolmente”. Il Profeta (pbsl) dopo aver trasmesso ai cuori ed alle menti dei suoi Compagni questi principi non li relegò al rango di teoria con cui riempire i libri ma si impegnò per renderli concreti atteggiamenti, quotidiane forme di comportamento per rendere tutto ciò una realtà che si trasmette generazione dopo generazione.

Ecco alcuni fra questi nobili insegnamenti:

1- Il rispetto per l’individuo e per tutta l’umanità, in quanto composta da creature nobili verso cui non è concesso essere oltraggiosi a prescindere dalla fede, etnia, livello economico o sociale di appartenenza, durante e dopo l’esistenza terrena. Dice l’Altissimo nel sublime Corano: “In verità abbiamo onorato i figli di Adamo, li abbiamo condotti sulla terra e sul mare e abbiamo concesso loro cibo eccellente e li abbiamo fatti primeggiare su molte delle Nostre creature”. Il Messaggero  ha spesso attirato l’attenzione sui diritti dei vicini, anche se non musulmani. Il Profeta (pbsl) raccomandò il rispetto verso le persone: “… tranne chi tradisce il patto con te, o che pretenda da te più del dovuto, o prenda qualcosa di tuo senza permesso”; la giustizia si compirà nel Giorno del Giudizio. Un giorno il Profeta (pbsl) seguì il funerale di un non musulmano e i Compagni si rivolsero a lui stupiti: “O Profeta, sono i funerali di un ebreo!”. Egli replicò: “Non si tratta forse di un’anima?”.

2- L’Islam rispetta la pluralità  nella società in tutte le sue forme: pluralità religiosa, culturale, di razza, ecc. L’esempio più chiaro a tal proposito è quello della società medinese, dove – malgrado le differenze di religione e di razza – le persone vivevano in armonia, vendevano e compravano le merci dagli uni agli altri, si ospitavano e si facevano ospitare, e il Profeta (pbsl) li incoraggiava in tal senso. Le sue parole e i suoi gesti erano sempre in linea con quanto insegnava e sconsigliava i suoi Compagni a preferirlo ai suoi fratelli profeti, in particolare Mosè e Gesù, per evitare attriti e discordie tra i seguaci di una fra le religioni precedentemente rivelate. Visitava le case dei cittadini di altre fedi e li invitava a sua volta, promuoveva benevolenza, rispetto e generosità reciproca. Un altro episodio a conferma del rispetto dell’Islam per la pluralità avvenne quando il Profeta (pbsl) ordinò ad alcuni dei suoi Compagni di emigrare in Abissinia, pur trattandosi di un paese cristiano, ma retto da uno stato di giustizia e di legge. Disse loro: “Andate nella terra dell’Abissinia, troverete un Re presso cui nessuno subisce ingiustizia”.

Un gruppo di musulmani rimase lì per quasi 14 anni, imparando la lingua locale e apprendendo usi e costumi; non trasgredirono alcuna legge né commisero alcuna infrazione, il popolo autoctono mai si lamentò di loro, al punto che apprestandosi a far ritorno a Medina furono dati loro doni da portare al Profeta (pbsl), a significare il forte legame e la grande stima che si erano instaurati in quegli anni di esemplare convivenza.

3- L’Islam esalta l’importanza della legge e del suo rispetto. Il Profeta (pbsl) ribadiva spesso che nessuno è superiore alla legge, incluso egli stesso o qualunque fra i suoi familiari. Addirittura furono rivelati alcuni versetti del Corano per discolpare un ebreo innocente che era stato accusato da un musulmano di furto, musulmano che si rivelò poi essere lui stesso il colpevole. “Chi commette una mancanza o un peccato e poi accusa un innocente, si macchia di calunnia e di un peccato evidente”.

4- Appena stabilitosi a Medina il Profeta (pbsl) ebbe premura di redarre un documento, poi divenuto noto come lo “Statuto medinese”, esempio di prima Costituzione nella storia islamica, che riservava grandissima importanza alla tutela della sicurezza interna e all’applicazione della giustizia nei confronti di tutti i cittadini, sottolineando l’unità del popolo medinese e quindi il dovere da parte di tutti nell’impegno a preservare la società da crimini e trasgressioni. “Chi risiede a Medina è in sicurezza e chi vi esce è in sicurezza, tranne chi commetta torto o ingiustizia”. 

5- L’Islam tiene anche conto della sicurezza estera degli Stati. E’ fondamentale che i cittadini di un singolo Stato siano coesi a difesa da qualsiasi attacco esterno. Nella Costituzione medinese è stabilito che tutti devono cooperare nel caso di attacco nemico. L’Islam è inoltre antesignano di quello che oggi è noto come diritto internazionale in vigore fra gli Stati; non è concesso allo Stato islamico dichiarare guerra ad altro Stato con cui sussistano accordi o con cui non vi sono conflitti, si trattasse pure della tutela della minoranza musulmana presso quel paese. Il Corano conferma questo importante principio: “In verità coloro che hanno creduto e sono emigrati, e hanno lottato con i loro beni e le loro vite per la causa di Allah e quelli che hanno dato loro asilo e soccorso, sono alleati gli uni agli altri”. Questo significa che qualsiasi minoranza musulmana presente in uno Stato è tenuta a rispettare le leggi di quello Stato, a dotarsi di pazienza e intraprendere le vie legali nei confronti di quanto è ritenuto limitante o discriminante, senza far ricorso ad alleanze esterne o metodi illegali, fintanto che permanga un accordo di pace tra gli Stati. Il Corano ammonisce esplicitamente chi viene meno ad un accordo, anche se il rispetto di tale accordo fosse sfavorevole ai musulmani.

6- L’Islam ha introdotto inoltre il concetto di grazia generale, come uno dei più forti principi per evitare la frammentazione degli Stati. Il primo ad aver applicato questo principio fu il Profeta (pbsl). Quando visse alla Mecca, il centro delle maggiori ostilità nei suoi confronti, lui e i suoi Compagni subirono le persecuzioni dei Meccani tanto da essere costretti ad emigrare due volte, una verso l’Abissinia e l’ultima verso Medina. Non è esagerato affermare che non si trovava Meccano che non avesse oltraggiato un musulmano nel suo corpo, nei suoi averi o nella sua dignità. Malgrado ciò, quando il Profeta (pbsl) entrò vincitore a Mecca lo fece annunciando per tutti la grazia: “Non dirò a voi se non quel che disse il profeta Giuseppe ai suoi fratelli: oggi non subirete nessun rimprovero! Che Allah vi perdoni, Egli è il più misericordioso dei misericordiosi”.

E’ così che l’Islam concepisce la tutela della società e degli Stati, sia sul versante interno che estero, da tutto ciò che potrebbe attentare alla sicurezza e alla convivenza armoniosa. Nel corso del suo ultimo pellegrinaggio, a meno di tre mesi dalla sua morte, il Profeta (pbsl) si alzò davanti a circa centomila tra musulmani e musulmane, volendo trasmettere loro l’essenza della fede e i frutti che da questa nascono: “Il fedele è colui a cui posso affidare i miei averi e la mia vita; il musulmano è colui che con la lingua e le azioni lascia al sicuro la gente”.