La guerra di Macron ai musulmani crea tensioni anche coi partner occidentali

Emmanual Macron moltiplica gli attacchi contro i musulmani  e fa pressione sui media francesi e sui giornali esteri, affinché accettino il sio discorso sulla laicità.

Il governo francese vorrebbe far credere a chi lo critica di essere vittima di un grave malinteso o, peggio, di una campagna di denigrazione condotta dalla stampa anglo-americana che “legittima” la violenza in Francia in seguito al brutale assassinio di Samuel Paty.

Emmanual Macron è convinto che la Francia venga stigmatizzata, ingiustamente, come razzista e islamofobica. In fondo, Macron e molti dei suoi compatrioti credono presumibilmente che la nozione francese di “universalismo” che prevede che nello spazio pubblico non ci siano caratteristiche distintive di razza, etnia, religione, sesso, cultura o genere, immunizzi il paese dall’essere definito razzista.

In che modo, si potrebbe pensare, che la Francia sia uno stato razzista o islamofobo se non considera la razza o la religione fose si chiede Macron?

Le persone sono scoraggiate dal mostrare segni esteriori di appartenenza a una comunità etnica o religiosa poiché apparentemente potrebbe creare spaccature nella società e portare a ciò che Macron ha chiamato nelle scorse settimane come “separatismo”.

Tuttavia, coloro che criticano la laicità del modello sociale francese, considerata una versione nuova del rigido secolarismo praticato in Francia, credono che la nozione stessa di universalismo sia diventata un dogma che impedisce al paese di affrontare le ingiustizie sistemiche che si intersecano con la razza e la religione.

Mentre in luoghi come il Regno Unito e gli Stati Uniti,le manifestazioni esteriori della fede sono protetti e visti come parte di un mosaico che rafforza il paese nel suo insieme, la Francia adotta l’approccio opposto. Vieta le espressioni di fede negli edifici pubblici e in determinate circostanze dallo spazio pubblico.

“C’è la teoria della Francia, dell’universalismo, e poi c’è la realtà”

Dice Yasser Louati, un attivista francese per i diritti umani che guida il “Comitato per la giustizia e le libertà per tutti” dell’ONG. “Sì, la Francia predica l’universalismo, ma in realtà se sei un nero o un arabo hai 20 volte più probabilità di avere a che fare con la discriminazione razziale della polizia. Se indossi un velo, influisce sulle possibilità di ottenere un lavoro “, racconta Louati.

Racconti come quelli di Louati sono scomodi in Francia. Il fatto che le sue minoranze valutino la realtà francese attraverso un prisma diverso e parlino ai media internazionali, o peggio alla stampa in lingua inglese, viene considerato come una sorta di tradimento. “L’eccezionalismo francese” dice Louati, parla di una “profonda convinzione nell’immaginario francese che il paese sia in missione per civilizzare il resto del mondo“. “Se critichi la Francia, critichi la grandezza della Francia”, aggiunge. C’è un senso di “diritto” che solo i francesi capiscono e il resto del mondo non capisce, dice Louati aggiungendo che solo “i francesi bianchi possono criticare il resto del mondo”.

Doppi standard?

Il malcontento rispetto alla copertura dei questa crisi da parte dei media internazionali ha spinto l’Eliseo su un sentiero di guerra. Parigi è rimasta sbalordita dal fatto che il suo modello laicista sia sotto i riflettori della stampa angloamericana, perchè è convinta di trovarsi dalla stessa parte nella guerra contro “l’estremismo“.

Il 2 novembre, il Financial Times ha pubblicato un editoriale di uno dei suoi redattori, Mehreen Khan, che tra l’altro è anche musulmana. L’impostazione generale dell’articolo sostiene che la guerra di Macron al “separatismo islamico” non solo divide la Francia, ma ha creato una vera fobia nei confronti dei cittadini musulmani francesi.

Il FT ha ritirato l’articolo dopo le pressioni del gabinetto di Macron. Il presidente francese, tuttavia, si è sentito autorizzato a rispondere all’articolo incriminato in una lettera al giornale. Il paradosso è stato che ha i lettori hanno letto la critica di Macron ad un articolo che non c’era più.

Ma il tentativo di Macron di mettere a tacere una scrittrice musulmana non ha aiutato a far passare il messaggio che la Francia sostiene valori come la libertà di parola.

Alcuni giorni prima che il FT ritirasse l’articolo d’opinione, Politico, un media online che pubblica anche in Europa, ha ritirato il proprio articolo in cui criticava la Francia pochi giorni dopo la sua pubblicazione.

Intitolato “La pericolosa religione francese del secolarismo” e scritto in inglese dal sociologo franco-iraniano, il professor Farhad Khosrokhavar, l’articolo commissionato da Politico non soddisfaceva gli “standard editoriali” secondo il suo capo redattore. Non sono state fornite ulteriori spiegazioni.

L’argomento di Khosrokhavar secondo cui “la forma estrema di laicità della Francia e la sua adesione alla blasfemia” ha alimentato il radicalismo all’interno della sua minoranza musulmana marginalizzata avrebbe potuto dare adito a interpretazioni sbagliate, ma dato che al centro dell’intero dibattito c’era la nozione di “libertà di espressione”, censurare l’articolo potrebbe essere stato controproducente.

In un successivo articolo su un media diverso, Khosrokhavar ha affermato che la laicità francese ha assunto una svolta “religiosa” e coloro che la criticano devono affrontare gravi conseguenze, come dimostrato dalle reazioni al suo articolo.

Politico, come il FT, ha permesso ad un funzionario del governo francese di rispondere all’articolo incriminato di Khosrokhavar senza consentire ai suoi lettori di comprendere appieno il contesto. Il ministro francese dell’Istruzione, Jean-Michel Blanquer, ha stigmatizzato gli accademici come Khosrokhavar come “islamisti di sinistra” accusandoli di diffondere il “radicalismo intellettuale” importando pericolose idee americane come la “teoria della razza critica” che mirano a studiare la società e la cultura, poiché si interseca con le categorizzazioni di razza, legge e potere.

Questo ha sottolineato come il mondo accademico in Francia sia a volte anche un surrogato dello Stato. 

Più di 100 accademici hanno firmato una lettera affermando di “concordare” con l’osservazione del ministro e mettendo in guardia contro l’importanza di pericolose ideologie “anglosassoni” nei campus francesi.

La riluttanza della Francia a discutere la difficile situazione delle sue minoranze ha colpito gli osservatori stranieri.

Troppo spesso, la Francia appare  daltonica, ma non perché vuole attuare l’uguaglianza, ma perché nega il volto mutevole della Francia che è sempre più multicolore. “La teoria critica della razza non è accettata perché la nozione di universalismo francese in realtà chiude tutte queste discussioni. Perché l’universalismo è visto come daltonico e che le razze non esistono “, dice Louati.

Parlando di un paese che gestiva una delle più grandi imprese coloniali che il mondo abbia mai visto, molti potrebbero vedere il daltonismo come un altro modo per nascondere la sua storia razzista sotto il tappeto.

Una battaglia per l’Islam o contro?

In un discorso pronunciato all’inizio di ottobre, Macron ha esposto il suo piano per un “Islam illuminista” e una rivoluzione culturale che, tra le altre cose, vedrebbe Stato  impegnato a “riformare l’Islam”. Questo piano da molti musulmani francesi e osservatori esterni, è stato visto come un velato tentativo di creare un “islam francese  di Stato” e interferire nel funzionamento della comunità musulmana.

Il problema non era il modello di lacità francese, per Macron, ma i musulmani, molti di terza o quarta generazione.

“Dobbiamo … fare in modo che la gente ami la Repubblica“, ha detto Macron. E non appena il discorso del presidente si è concluso, molti hanno chiesto cosa significasse un “Islam francese”.

L’amministrazione Macron sta combattendo da un lato un discorso di estrema destra più forte e dall’altro un’economia in crisi e le crescenti critiche sulla sua gestione della pandemia da Coronavirus.

“Penso che Macron sia disposto a inviare un messaggio agli elettori di estrema destra”, dice Rokhaya Diallo, giornalista francese e importante voce nella lotta per l’uguaglianza razziale, di genere e religiosa. “Il governo ha scelto di prendere di mira apertamente i musulmani perché è più facile fare propaganda con misure spettacolari”, ha aggiunto Diallo.

Quando l’insegnante di liceo Samuel Paty è stato ucciso per aver mostrato le caricature del Profeta Muhammad che i musulmani considerano offensive di Charlie Hebdo, Macron ha visto l’opportunità di reprimere individui e organizzazioni musulmane che considerava estremiste.

Una di queste organizzazioni era BarakaCity, una delle più grandi organizzazioni umanitarie musulmane del paese. La casa del suo fondatore, Idriss Sihamedi, è stata perquisita nel cuore della notte dalle forze di sicurezza. Il governo ha affermato che l’organizzazione aveva “idee islamiste radicali”, dice Sihamedi che ha anche negato le accuse mosse dallo stato francese ritenendole politicamente motivate.

BarakaCity è stata indagata dallo Stato francese per tre anni e nel 2019 era stato dichiarato che non c’erano prove che l’organizzazione stesse commettendo reati, ha detto Sihamedi, leggendo direttamente da quei documenti per dimostrarlo. Ora improvvisamente è stato emesso un ordine esecutivo senza supervisione giudiziaria, chiudendo la ONG. 

Molti musulmani in Francia hanno visto che lo Stato sta cercando di mettere a tacere le voci musulmane critiche. “Ho espresso la mia opinione contro il tentativo del ministero dell’Interno di creare una nuova religione per i musulmani, un nuovo Islam”, dice Sihamedi aggiungendo che “se non siamo d’accordo ad accettare ciò che i governi vogliono che facciamo, potremmo essere considerati estremisti o addirittura terroristi. ”

“Nel tentativo di placare l’estrema destra, Macron, ha scelto di sciogliere le più grandi organizzazioni musulmane in Francia, la più grande delle quali era proprio BarakaCity”, ha aggiunto Sihamedi. Macron avrebbe potuto utilizzare i consecutivi attacchi terroristici in Francia per creare un sentimento di unità che vede i suoi cittadini musulmani come parte della soluzione e parte indivisibile del paese così come nella realtà è già.

La risposta rancorosa, tuttavia, ha provocato ulteriori fratture lasciando la Francia divisa internamente e sulla difensiva a livello internazionale.

“Il discorso pubblico sull’Islam e sui musulmani è stato a lungo problematico [in Francia]”, dice Diallo. “C’è una differenza tra il modo in cui il principio di laicite è redatto nella legge e il modo in cui viene manipolato dai politici al fine di mettere in discussione qualsiasi espressione pubblica dell’Islam”.

“La Francia deve ricordare a se stessa che laicite significa uguaglianza, libertà di credo e protezione di tutte le espressioni religiose. Deve includere i musulmani nella narrativa antiterrorismo invece di indicarli come sospetti “.

Articolo di Elis Gjevori  pubblicato da TRT World