I test di verginità non hanno nessuna legittimità religiosa

Recentemente in Francia ed anche sui social qui in Italia ( grazie ad alcuni articoli islamofobi di Libero e de Il Giornale ) è emersa la questione della verifica della verginità delle ragazze – ritenuta da questi presunti esperti  prerequisito indispensabile al matrimonio musulmano. E’ pur vero che l’attenzione alla verginità della donna e la parallela tolleranza verso un comportamento disinvolto da parte del maschio sembra caratteristica diffusa nelle culture mediterranee, senza però che questo abbia alcuna attinenza religiosa.

Quando a metà degli anni Ottanta in Bosnia avvennero orribili stupri di guerra contro migliaia di donne bosniache ad opera degli aggressori serbi, Imam e sapienti si pronunciarono in difesa di queste donne incoraggiando gli uomini a prenderle in spose e curare le loro ferite fisiche e morali, in quanto innocenti vittime della criminalità e del bestiale attacco alla dignità umana. 

Più recentemente AsiaNews ha diffuso la notizia – subito ripresa da vari mezzi d’informazione anche in Europa – secondo cui (per la prima volta dopo decenni) in Bangladesh, ad una donna che era stata costretta alla prostituzione dalla fame sono stati concessi i funerali islamici, potendo così essere sepolta con il rispetto che merita ogni essere umano.

Nessun mezzo d’informazione ha messo in rilievo come questo atteggiamento non dovrebbe rappresentare una novità, ma il naturale esito dell’applicazione degli insegnamenti islamici. Infatti, l’Islam non vieta affatto il funerale ma neppure il matrimonio per i peccatori e le peccatrici, finché non rinnegano volontariamente la fede.

Nel ceto medio italiano, fino a non troppi anni or sono sarebbe stato impensabile o quantomeno assai raro per una ragazza andare all’estero da sola per studiare e la sua massima ambizione rimaneva un posto da insegnante elementare o da impiegata.

Questo atteggiamento conservatore non era frutto di un’adesione ai precetti cristiani: più che dell’inferno il timore dei genitori era per le chiacchiere di parenti ed amici. Per il mantenimento del buon nome della famiglia non era infrequente il caso di chi spingeva addirittura la figlia ad abortire segretamente. In modo simile, anche le consuetudini nei paesi musulmani troppo spesso si differenziano dagli insegnamenti della religione; ciò avviene – ancora una volta – quando il giudizio della gente soppianta il sincero timore di Dio. 

La maggioranza dei sapienti musulmani è concorde sul fatto che la castità sia importante per entrambi i nubendi, se credenti. D’altro canto la castità non è la sola assenza di rapporti sessuali prematrimoniali, piuttosto rappresenta un modo di vivere le relazioni interpersonali basato sul rispetto e la valorizzazione della persona.

Ciò significa mettere il compiacimento di Dio al di sopra dei propri desideri immediati, anche quando si vive un sentimento d’amore per un’altra creatura ed essere casti nei rapporti con gli altri evitando intenzioni ed atti peccaminosi od equivoci.

Anche in questo ambito l’Islam pone uomo e donna sullo stesso piano in dignità e rispetto. E’ un atteggiamento che tende  alla sacralizzazione dell’esperienza di amore da parte tanto dell’uomo che della donna, attraverso cui il desiderio sessuale è consapevolmente accompagnato, mai del tutto represso ma nemmeno lasciato ad uno sfogo incontrollato. La castità e la modestia sono segni esteriori della fede musulmana la cui caratteristica principale è il pudore. 

Inoltre, l’etica islamica non consente in alcun modo l’intromissione nella vita intima altrui, tranne quando ciò sia espressamente richiesto da ambo i coniugi o quando sia strettamente necessario. Le illazioni sono vietate, cosi come la calunnia è severamente punita in quanto caratteristica prossima all’ipocrisia e lontana dalla retta fede. In tal senso la castità fisica non è  di per sé  simbolo di moralità o attaccamento alla religione né il contrario è necessariamente sinonimo di dissolutezza.

L’atteggiamento fondamentale insegnato dall’Islam e ribadito dai sapienti sunniti tradizionali è quello di non puntare il dito verso nessuno e cercare invece cento scuse per il peccato del proprio fratello (o della sorella) e quindi agire per rendere difficile il superamento dei limiti posti da Dio, attraverso il buon esempio, il saggio consiglio, l’educazione e l’aiuto. Per quanto riguarda il matrimonio non si dovrebbe chiedere conto del passato di una persona, ma guardare alla presenza o meno di una fede sincera. Si sposa una persona non una parte anatomica o una caratteristica fisica, meno ancora il suo denaro.

Sono i suoi principi e la moralità evidente a dover essere ricercati: per questo la tradizione profetica definisce il matrimonio come metà della fede stessa. La mentalità dissacrante di chi si unisce in matrimonio perché attratto dal mero desiderio sessuale o economico è quanto di più lontano si possa immaginare rispetto all’ideale del matrimonio secondo l’Islam. Questo tipo di unione fra donna e uomo lede inevitabilmente la dignità del coniuge, la sua personalità, i suoi sentimenti.

L’auspicio è che le società musulmane e le comunità della diaspora sappiano riflettere e organizzarsi per dare una migliore educazione religiosa e spirituale a ragazzi e ragazze, considerandoli uguali nella loro fede e dignità come l’Islam considera la donna e l’uomo. Nel rispetto reciproco e nella retta adesione agli insegnamenti dell’Islam i giovani credenti potranno ritrovare il senso vero del matrimonio ed ottenere gli enormi benefici che ne derivano.