Mentre paghiamo Pfizer per umiliarci la Russia ha un vaccino pubblico come asset strategico

Il piano vaccinale predisposto dal governo si è inceppato quasi subito, il suo avanzamento è notevolmente rallentato e ad oggi non ci sono certezze rispetto alle tempistiche per il suo completamento. 

La repentina riduzione delle consegne di vaccino da parte della Pfizer ha messo in luce tutta la fragilità dell’operazione e c’è voluto poco per far partire la corsa degli scienziati da talk show alla formulazione delle più disparate ipotesi per tenere in piedi il traballante piano vaccinale: una sola dose basta per l’immunità si sono affrettati a dichiarare!

Ma come? Un vaccino che prevede due somministrazioni magicamente funziona con una sola iniezione? 

Diciamo che per essere un totem della Scienza con la S maiuscola questo vaccino partiva già male, come si può spacciare per sicuro qualcosa che è in via di sperimentazione ad esempio? 

Detto ciò è necessario chiedersi come sia possibile che un’arma che viene ritenuta fondamentale per contrastare la pandemia e quindi, a tutti gli effetti un asset strategico per ogni paese, venga lasciata alla mercè delle multinazionali, dalle quali i capi di Stato e di governo europei debbano andare a mendicare per avere le dosi. 

Già durante la prima fase dell’epidemia ci siamo scoperti fragili e sguarniti perchè l’industria nazionale non era in grado di produrre nemmeno delle semplici mascherine, e oggi firmiamo contratti miliardari pagati con i soldi pubblici  e tenuti segreti che prevedono l’immunità delle case farmaceutiche, la loro possibilità di brevettare i farmaci e che, a dispetto di ciò che possa minacciare Arcuri, non ci danno nessuna possibilità di agire legalmente sui ritardi. 

Che tipo di sovranità è la nostra se accettiamo che la nostra salute, e oggi di conseguenza la nostra vita ed economia, dipendano dagli interessi di poche grandi multinazionali?

Alla fine ci toccherà ricorerre al vaccino russo, ipotesi che si fa sempre più concreta in Europa, ed è invece già realtà in molti paesi del mondo, cornuti e mazziati quindi.

Il vaccino i russi lo hanno fatto giustamente fatto sviluppare ad un’istituto di ricerca pubblico, il Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica N. F. Gamaleja che ha realizzato lo Sputnik V. 

La Russia per la seconda volta nell’ultimo anno ci verrebbe in soccorso, mantenendo nelle mani pubbliche un settore così strategico, non solo non concede generosi ed ingiustificati regali alle multinazionali del farmaco, ma può operare nell’interesse dei suoi cittadini senza dover sottostare al ricatto delle aziende private e del mercato su una questione così vitale. 

Last but not least, Mosca aumenta così la sua influenza geopolitica usando il vaccino come preziosa contropartita e ci insegna che quando si è sovrani si può fare anche con un PIL sensibilmente inferiore al nostro.