La famiglia, un’istituzione vincente ma insidiata

La famiglia può essere considerata l’istituzione di coesione sociale più antica della storia dell’essere umano e persino della storia degli animali in generale. La famiglia garantisce protezione ai suoi aderenti, meno rischi, meno competizione interna e dunque una condivisione delle risorse che aumentano la probabilità di sopravvivere in un mondo pericoloso.

Essa può essere considerata come la forma primaria di contratto sociale, una basata ancora prima che dal consenso delle parti dall’appartenenza dei suoi membri alla stessa discendenza. L’istituzione della famiglia si è poi mostrata come estremamente resiliente, capace di conservare il suo status come istituzione unica ma al contempo assorbendo gli elementi della cultura o della ideologia dominante mantenendo sempre la sua freschezza. In epoca moderna ad esempio la famiglia si è fatta carico della semantica del capitalismo ragionando, come ricorda Gillespie, in termini di consumo, domanda, offerta, e spese riducendosi (all’apparenza) ad un mero business che può convenire o meno in base ai bisogni (Gillespie, 2014). 

L’importanza della famiglia umana assume con i miti, le leggende, la storia, l’arte, e la religione un valore simbolico molto alto e complesso. Essa diviene un valore ed un ideale millenario e che per tutta la storia umana ha fatto la differenza fra l’estinzione e la sopravvivenza a prescindere dagli eventi stocastici, dalle catastrofi naturali, o dai più o meno bruschi cambiamenti geo-politici.

Oggi osserviamo un tentativo più o meno intenzionale di disgregare questa istituzione su un piano principale: quello della ridefinizione di cosa significa famiglia. Si parla di “famiglie” LGBT, “famiglie” aziendali, di “famiglie” costituite da singoli individui, la “famiglia” dello Stato, le “famiglie” di chi ottiene figli tramite la pratica dell’utero in affitto e così via. Ma cosa accomuna tutte queste “famiglie” e perché vi è la tendenza a definirle come tali e non come altre istituzioni?

Una delle motivazione è la lotta per il potere. La famiglia cosiddetta “tradizionale”, quella basata dunque da un legame di sangue e di progenie, costituisce un contratto sociale naturale frutto dei processi evolutivi per i materialisti e del disegno divino per deisti e teisti. In entrambi i casi vi è un fondamento forte per questa istituzione che fa parte di ciò che ci definisce come esseri umani e sociali e da questa giustificazione derivano un’autorità, una forza, ed un potere che attrae chi per promuovere i propri interessi vuole utilizzare questo strumento. Non è  quindi un caso che si parli di interessi economici per le “famiglie” aziendali, di interessi ideologici per le “famiglie LGBT”, o di interessi di legittimità per le “famiglie” degli Stati-Nazione.

George Lakoff parla della concezione diversa della famiglia in America, anche se la sua analisi è applicabile ad altri contesti, distinguendo la concezione che ne hanno di essa conservatori e liberali. Lakoff definisce la famiglia conservatrice come quella del “padre severo” e quella liberale come quella del “genitore premuroso” (Lakoff, 2002:65-140). Una delle distinzioni proposte in questo quadro è che la famiglia liberale è quella in cui l’amore e l’affetto sono incondizionati mentre in quella conservatrice l’amore e l’affetto sono condizionati. In quest’ultima infatti l’affetto è riservato ai cosiddetti “dipendenti morali” (ad esempio i figli che si comportano in modo etico e corretto) mentre gli “inferiori morali” (come chi commette dei crimini o delle immoralità all’interno della famiglia stessa) che vengono puniti dall’autorità (ad es. genitori e nonni). Il ruolo della madre è centrale in quanto nella famiglia conservatrice ella è il ponte fra l’affetto verso i dipendenti morali e la punizione per gli inferiori morali (Erard, 2001).

È interessante notare come il modello della famiglia tradizionale di Lakoff sia quella più simile a quelle su cui il contratto naturale citato sopra si basa mentre quella liberale è più simile alle altre “famiglie”. La componente dell’etica e morale è fondamentale nella famiglia tradizionale che potremmo definire come “famiglia morale” ed è secondaria e contingente in quella liberale che potremmo definire “a-morale”. Questo offre molti spunti di riflessione proprio perché la coesione e l’ordine sociale sono gli effetti che la famiglia del contratto sociale naturale vuole preservare e promuovere a livello più istintivo.  

Se da un lato il rischio di atomizzazione oggi c’è ed è più che reale, dall’altro la dipendenza reciproca fra individui che i nuclei familiari tradizionali offrono (madre, padre e figli) e che è basata sull’affettività e sulla morale oltre che da una spinta istintiva irrefrenabile, si sposta verso altre istituzioni. Con caratteristiche molto simili al dividi et impera la società atomizzata costituita da individui isolati e dipende sempre più da istituzioni altre che sostituiscono i membri della famiglia creandone un’altra, fittizia, e non fondate necessariamente sulla morale. Questo è esacerbato nei casi in cui fame del profitto o del successo della propria ideologia e filosofia è libera da qualsiasi briglia etico-morale, cosa che concede in larga misura la società liberal-secolare odierna.

Le varie “famiglie morali” rappresentano dunque un punto di debolezza per le autorità in quanto il potere e la dipendenza viene strappata dalle altre istituzioni e condivisa democraticamente fra i nuclei familiari che costituiscono, anche se in misura minore, dei mini-Stati con mini-contratti sociali indipendenti dalle contingenze della geopolitica o del successo o meno delle altre ideologie.

In questo senso il desiderio smodato delle altre “famiglie amorali” di voler essere definite come tali può essere compresa come derivante da un altro istinto più basso , non meno importante, ma ancora una volta non legato ad alcuna morale, etica, o bisogno di coesione: la sopravvivenza. La forte contingenza delle “famiglie amorali” dipendono dalle premesse labili dell’ideologia stessa come nel movimento LGBT che a sua volta dipende dalle contingenze politiche dello Stato e delle leggi, o dalla labile stabilità del mercato e della finanza come nelle aziende e le corporazioni. 

Il tentativo di equiparare la “famiglia morale” a quella “amorale” appare a tutti gli effetti come un tentativo destinato a fallire se osserviamo la resilienza che la prima ha mostrato negli eoni. La differenza e l’interesse accademico risiede più nell’osservare come la “famiglia morale” ne uscirà e con quanta fatica e questo dipenderà molto probabilmente dall’impeto con cui  essa difenderà la propria sovranità e il proprio ruolo come “Arca di Noé” sempre pronta a salpare a prescindere dalla forza e dal numero delle onde, che queste ultime siano l’ideologia del momento o la temporanea istituzione geopolitica dominante.

Riferimenti:

Erard M. (2001), Metaphor and Myth Team Sanchez Ponders What It Means To Be Hispanic, https://web.archive.org/web/20020416055642/http://www.texasobserver.org/showArticle.asp?ArticleID=515, accesso 28/02/2021.

Gillespie M. D. (2014), The Family as an Economic Institution: Historical Contingencies and the Great Recession, International Journal of Sociology of the Family Vol. 40, No. 1 (Spring 2014), pp. 1-26 (26 pages) Published By: International Journals.

Lakoff G. (2002), Moral Politics. How Liberals and Conservatives Think, pp. 65-140, University of Chicago Press, Chicago e Londra.