Il sofà della von der Leyen: dietro lo scandalo inesistente c’è solo il protocollo

La gaffe diplomatica tra Erdoğan e Ursula von der Leyen è diventata la notizia del giorno sui media italiani, tradizionali e social: l’ennesima occasione – pretestuosa, come sempre – per esibirsi nella solita demonizzazione anti-turca.

Cosa è successo lo sanno ormai tutti, grazie a video e foto circolati in abbondanza: ce ne sono anche di tagliate ad arte (qui le immagini ufficiali), così da poter far passar meglio il messaggio. In breve: i vertici delle istituzioni europee hanno compiuto un viaggio ad Ankara per incontrare il presidente turco e rilanciare i rapporti bilaterali, Charles Michel (Consiglio europeo) ha avuto una sedia vicino a lui mentre Ursula von der Leyen (Commissione) si è dovuta accontentare di un divano di fronte al ministro degli Esteri Mevlüt Çavuşoğlu.

Le immagini girate all’interno del palazzo presidenziale sono eloquenti: Michel raggiunge spedito la sua collocazione; la von der Leyen, vedendo solo due sedie e non tre, si ferma per un attimo interdetta esclamando “ehm”. Il contenuto dell’incontro è stato ignorato nelle ricostruzioni giornalistiche, l’attenzione si è invece concentrata morbosamente sul “sofagate”: trasformato in caso politico, in sgarbo antieuropeo dei turchi, addirittura in esempio di volgare misoginia.

Per dar conto di queste reazioni scomposte del mondo politico italiano bastano due esempi, entrambi via twitter. Enrico Letta, segretario del PD, ha infatti scritto sul suo account: “La sedia di #vonderLeyen diventa la bandiera dei valori europei e la vergogna di #Erdoğan.” Vergogna? Addirittura?

E poi c’è Mara Carfagna, di nuovo ministro nel governo Draghi: “La mancanza di rispetto di #Erdogan verso @vonderleyen imbarazza e sconcerta. Un’offesa all’Unione, alle sue istituzioni e ai suoi valori. È inammissibile il mancato riconoscimento della presidente della Commissione europea solo perché donna.” Solo “perché donna”? E chi lo ha stabilito?

Ma cos’è successo, allora? Perché questa disparità di trattamento? In effetti, la visita congiunta dei due presidenti delle istituzioni europee, al di là dei vertici del G7 e G20, è caso raro se non unico: non ci sono molti precedenti – o forse non ce ne sono proprio – per dirimere in modo chiaro, secondo consuetudini, eventuali differenze d’interpretazione nel protocollo da seguire.

Fonti diplomatiche turche hanno dato a La Luce alcuni elementi in più. Il primo, è che il presidente del Consiglio viene considerato come rappresentante dell’Ue a livello di rapporti con capi di Stato (“Il presidente del Consiglio europeo assicura inoltre la rappresentanza esterna dell’UE a livello di capi di Stato o di governo”, si può leggere sul sito ufficiale).

Il secondo, è che quella delle due sedie e dei due divanetti è la configurazione standard della sala: Erdoğan e a fianco il suo omologo, poi personalità di rango inferiore l’una di fronte all’altra.

Il terzo, è che se lo staff di Michel lo ha accompagnato ad Ankara, quello della von der Leyen è rimasto a Bruxelles: i primi hanno potuto dialogare coi colleghi turchi e prendere accordi dettagliati (l’ex premier belga è sembrato andare spedito verso una collocazione già conosciuta), i secondi sono rimasti all’oscuro di tutto.

Due altre immagini ci consentono di contestualizzare meglio il fraintendimento, di smascherare la montatura. La prima ritrae Angela Markel, in visita stavolta a Istanbul: a fianco di Erdoğan, seduta su di una sedia. Ed è una donna, no? Quel che conta è allora il rango: esattamente lo stesso.

La seconda è ancora più importante, perché scattata nello stesso luogo – il palazzo presidenziale di Ankara – subito dopo l’incontro di Erdoğan con Michel e la von der Leyen. Ritrae Volkan Bozkır, già ambasciatore, deputato dell’Akp e ministro in uno dei governi Erdoğan. Oggi è il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, quindi subordinato al Segretario generale che invece rappresenta l’organizzazione di New York: gli spetta quindi un posto sul divanetto e non su una sedia a fianco del presidente turco (così da segnare visivamente la differenza di rango), anche se è uomo e non donna.

Vedere in questa gaffe diplomatica un intento misogino è libera e fantasiosa invenzione, quindi: alla pare di chi – nel corso degli anni – ha confezionato le fake news degli stupratori graziati in caso di matrimonio con le proprie vittime, di matrimonio legale a 9 anni per la bambine, di donne per l’appunto considerate da Erdoğan inferiori all’uomo. Una deriva islamofoba, fatta di un mix tossico di pregiudizi e malafede, che sembra inarrestabile e fuori controllo.