Scandalo spionaggio: arrestati 33 collaboratori del Mossad in Turchia che pianificavano attacchi e rapimenti contro attivisti palestinesi


Le autorità turche hanno lanciato un’ampia operazione contro individui sospetti di essere agenti legati al Mossad israeliano, accusati di spionaggio e tentato rapimento di cittadini stranieri in Turchia. In un’azione coordinata in otto regioni del Paese, sono stati emessi mandati di arresto per 46 persone, di cui 33 sono state già detenute.

Secondo le indagini, il Mossad stava pianificando attacchi e tentativi di rapimento contro stranieri residenti in Turchia. In particolare, il focus dell’operazione sembra essere stato rivolto agli attivisti palestinesi presenti sul suolo turco.

Le autorità turche, sotto la guida dell’Intelligence Service (MIT) e della Direzione dell’Intelligence della Polizia, hanno eseguito irruzioni in 57 siti, principalmente concentrati a Istanbul. I media turchi hanno rivelato che individui reclutati dal Mossad stavano monitorando e raccogliendo informazioni su attivisti palestinesi e le loro famiglie.

Il canale TRT Haber ha dichiarato che il Mossad aveva reclutato individui in Turchia attraverso annunci di lavoro senza dettagli specifici su social network e gruppi di chat. Le comunicazioni tra i reclutatori e gli accusati avvenivano tramite le applicazioni WhatsApp e Telegram.

Dopo gli arresti, sono stati sequestrati 143.830 euro, 23.680 dollari e un’arma senza licenza. La Procura di Istanbul ha aperto un’indagine sull’Ufficio investigativo sul terrorismo e sulla criminalità organizzata.

Le tensioni tra Israele e Turchia si sono accentuate ulteriormente dopo le rivelazioni del capo dello Shin Bet, che ha discusso dell’intenzione di compiere omicidi contro leader di Hamas all’estero, soprattutto in Qatar e Turchia. La Turchia ha lanciato forti avvertimenti contro l’occupazione israeliana, minacciando “gravi conseguenze” in risposta a qualsiasi azione contro i leader palestinesi sul suo territorio.