Hamas: origine, pensiero e azione del Movimento di Resistenza Islamico

Hamas è l’acronimo di “Haraka al Muqawwama al Islamiyya”, ossia “Movimento di Resistenza Islamico”,  e vuol dire anche “zelo/fervore” e le sue radici affondano nella storia palestinese. Possiamo affermare che un precursore del movimento islamico fu il leader della lotta anti-colonialista Ezzeddin al Qassam, da cui prende il nome l’ala militare di Hamas, era infatti uno sheykh e imam di moschea che rifacendosi a principi islamici sostenne una lotta contro i colonialisti britannici durante il periodo del mandato inglese sulla Palestina. Hamas venne fondato solo nel 1987, ma in realtà era presente in Palestina dagli anni ’40, in quanto Hamas nasce dai Fratelli Musulmani palestinesi.

Izz al-Din al-Qassam

Infatti Hassan al Banna, fondatore della Fratellanza, aveva invitato sin dal 1943-44 gruppi della sua formazione a combattere in Palestina in chiave anti-inglese e anti-sionista. Ci vorrà comunque un po’ di tempo prima di diventare un attore di primo piano all’interno della resistenza palestinese, infatti gli anni ’50 e ’60 videro un forte influsso dell’ideologia marxista e nazionalista in tutto il mondo arabo e le correnti islamiche vennero messe ai margini fino alla sconfitta degli eserciti arabi del 1967, quando iniziò in tutto il mondo arabo una forte ascesa dei movimenti di ispirazione islamista.

Hamas rappresenta infatti la graduale evoluzione del gruppo palestinese del movimento dei Fratelli Musulmani, fondato ufficialmente nel 1946. Durante gli anni ‘70 e ’80 i Fratelli Musulmani palestinesi di rafforzarono e divennero presenti in tutti i maggiori centri urbani della Palestina.

Negli anni ’80 poi si ebbe una rapida crescita dell’area islamica nella regione e in Palestina, dove la sinistra nazionalista era stata praticamente egemone con Al Fatah e le altre organizzazioni dell’Olp come il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina (FDLP).

Nel 1987 scoppiò l’Intifada contro l’occupazione israeliana e per la Fratellanza fu l’occasione per sottoporre il movimento a drastiche trasformazioni interne, creando Hamas e dandosi così una nuova struttura.

La data ufficiale della fondazione di Hamas è il 14 Dicembre 1987 per mano di alcuni dei principali leader dei Fratelli Musulmani in Palestina come lo sheykh Ahmed Yassin, Abdulaziz al Rantisi, Salah Shehadeh, Mahmud Sham’ah, Isa al Nashar, Abdul Fattah Dukhan, Ibrahim al Yazuri e Khaled Mesh’al.

Shaikh Ahmad Yassine

La decisione di fondare Hamas venne presa proprio alcuni giorni dopo lo scoppio dell’Intifada. La nascita di Hamas fu una conseguenza del dibattito che si era creato all’interno della Fratellanza, infatti l’approccio tradizionale di islamizzazione dal basso e di “preparazione delle generazioni” che caratterizzava i Fratelli Musulmani e che comportava una sorta di passività di fronte all’occupazione, iniziò a essere messo in discussione.

Prese piede l’idea che una mancata partecipazione all’Intifada, portata avanti dalle altre organizzazioni, avrebbe avuto ripercussioni negative sul movimento. Infatti l’approccio tradizionale dei Fratelli prima della fondazione di Hamas, sia in Palestina che nel resto del mondo islamico, era quello di imputare all’allontanamento dall’Islam i fallimenti e le sconfitte del mondo musulmano, e la priorità diventava quindi quella di educare i cittadini all’Islam fino a creare una società davvero islamica.

Khaled Mesh’al e Isma’il Haniyeh

Tutto ciò veniva chiamato la “preparazione delle generazioni”, e si riteneva che combattere Israele con un esercito corrotto sarebbe stato perfettamente inutile, si doveva formare prima un esercito religiosamente preparato e solo dopo iniziare la guerra contro Israele. Nel 1987 quindi la dirigenza che spinse per creare Hamas riteneva di aver svolto sufficientemente questo compito e che a quel punto si poteva iniziare a combattere contro l’occupazione.

Se i primi documenti erano densi di slogan religiosi, tra cui una certa ritrosia al presentarsi alle elezioni da alcuni ritenute illecite, ben presto Hamas iniziò a dimostrare un’attitudine pragmatica che andò crescendo negli anni, fino a vincere ogni resistenza interna e presentarsi alle elezioni del 2006 che aprirono le porte del governo al movimento islamico.

Hamas ha avuto un enorme successo per molti motivi, da una parte la percezione presso l’elettorato di una maggiore onestà dei suoi membri di fronte alla corruzione che distruggeva la reputazione di Al Fatah e dell’Autorità Nazionale Palestinese, da un’altra le sue capillari attività sociali la resero popolare presso la massa di palestinesi diseredati, ed in particolare la Strisca di Gaza dove la popolazione è più povera.

Manifestazione di Hamas a Gaza

I programmi di welfare di Hamas, nei campi dell’istruzione, pubblica assistenza, sanità e aiuti ai poveri portati avanti da una potente e ramificata rete di moschee, istituti di carità, associazioni di ogni sorta, hanno coinvolto fasce enormi della popolazione palestinese.

Negli anni Hamas ha cambiato notevolmente la propria narrazione, nelle elezioni del 2006 nel programma elettorale ad esempio non c’è nemmeno un accenno alla “distruzione di Israele”, espressione spesso usata dai media per descrivere gli obiettivi di Hamas, ma si focalizza sulla necessità di “mettere fine all’occupazione”, che è l’espressione che ricorre in tutto il documento.

Hamas scriveva: “La lista Cambiamento e Riforma cercherà di costruire una società civile palestinese moderna, basata sul pluralismo politico e sul principio di alternanza. Il sistema di questa società e la sua agenda politica e delle riforme saranno orientati verso il riconoscimento dei diritti della nazione palestinese”. Inoltre il programma si soffermava su un ampio raggio di questioni: Primo: resistere all’occupazione e alla conseguente oppressione del popolo palestinese, della sua terra, delle sue risorse e dei suoi luoghi sacri. Secondo: difendere l’incolumità dei palestinesi e mettere fine ai disordini. Terzo: sollevare il popolo palestinese dalle ristrettezze economiche nelle quali si dibatte.

Quarto: intraprendere le riforme e combattere la corruzione amministrativa e finanziaria. Quinto: riorganizzare la politica interna palestinese attraverso un riordinamento istituzionale che garantisca a tutti la partecipazione politica su basi democratiche. Sesto: promuovere la causa palestinese negli ambienti arabi e musulmani. Settimo: sviluppare una rete di contatti a livello regionale e internazionale per poter servire meglio gli interessi del nostro popolo”. 

L’evoluzione di Hamas è proseguita con l’esperienza di governo, con cui la formazione islamica ha dato prova di grande pragmatismo, riuscendo ad amministrare una Striscia di Gaza assediata da un durissimo boicottaggio internazionale e ostracizzata dal mondo intero. Gli uomini di Hamas hanno confermato le proprie capacità amministrative, riuscendo a gestire dignitosamente uno dei territori più poveri del mondo.

A dimostrazione del profondo mutamento avvenuto nella formazione, Hamas ha pubblicato nel 2019 una “Carta fondamentale” in cui accetta i confini del 1967 come frontiere del futuro Stato palestinese, anche se ancora non riconosce Israele, comunque una notevole evoluzione rispetto ai primissimi documenti, come il famoso “Statuto”, ormai ben lontano dalla visione e dalle pratiche di Hamas.

Anche durante questo ultimo conflitto i toni dei discorsi della leadership di Hamas, sia Ismail Haniyeh, capo dell’Ufficio Politico, sia Khaled Mashall, capo dell’Ufficio Politico di Hamas all’estero (Hamas è suddivisa in tre “settori”: Gaza, Cisgiordania, estero) durante le interviste alle Tv satellitari hanno usato un linguaggio molto più politico che religioso, entrambi quando parlano del sostegno alla causa palestinese si rivolgono “ai musulmani, ai cristiani e ai liberi del mondo”, e ricorrono sovente a espressioni tratte dal diritto internazionale per sostenere le ragioni del popolo palestinese. 

Hamas ha dato prova quindi di grande resilienza, è riuscita a superare delle crisi che parevano insuperabili, a partire dall’amministrazione della Striscia di Gaza ormai da oltre 15 anni, nessuno dei suoi leader è mai stato coinvolto in episodi di corruzione, al contrario di quanto accaduto ad Al Fatah, e la sua crescita continua inarrestabile anche in Cisgiordania e a Gerusalemme, tanto che Abu Mazen ha rinviato a data da decidere le elezioni che erano in programma a partire dal 22 Maggio 2021, proprio nella certezza che Hamas avrebbe sbaragliato le altre liste.